tag:blogger.com,1999:blog-13737849223961966242024-03-05T19:07:13.226-08:00Mete D'Inchiostro"Non sei mai stato il capitano Nemo intrappolato nel tuo sottomarino mentre la piovra ti sta attaccando?"
(Dal film 'La Storia infinita')Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.comBlogger182125tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-31301327116981360072020-08-05T10:50:00.000-07:002020-08-05T10:50:00.313-07:00DANIEL PENNAC - Storia di un corpo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<b>DOVE:</b> Francia<br />
<b>QUANDO:</b> tra il 1936 ed il 2010<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEha-oILj7-DYLcu1_uCCqtdXfxZqOa9Mi706Io0wX6UH0ZmhXqxv5kN-81xpg1D1OGOP-pCioUMaT8U6bMc-uqgY1_V1oSjHqT0nKYBPzPWTL5f87j47I82-IQfkSvNX3vnonwfPVCOzVde/s1600/PENNAC_corpo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEha-oILj7-DYLcu1_uCCqtdXfxZqOa9Mi706Io0wX6UH0ZmhXqxv5kN-81xpg1D1OGOP-pCioUMaT8U6bMc-uqgY1_V1oSjHqT0nKYBPzPWTL5f87j47I82-IQfkSvNX3vnonwfPVCOzVde/s400/PENNAC_corpo.jpg" width="300" /></a>Ho incominciato a leggere questo libro, lo confesso, con un certo scetticismo; mi chiedevo dove volesse andare a parare. E, confesso anche, sono andata avanti soprattutto perchè mi fido di Pennac, della sua penna, e sapevo che non mi avrebbe mai e poi mai deluso.<br />
Ed infatti, quello che inizialmente seppur intrappolandomi fin dalle prime righe con uno stile scorrevole, sembrava una storia senza capo ne coda, ha finito per emozionarmi, lasciandomi - come solo chi ama leggere può capire - dolcemente delusa dal fatto che tutto fosse finito. E soprattutto, con uno sconfinato affetto verso la voce narrante, il protagonista del libro, del quale credo tra l'altro che mai venga fatto il nome - o sfugge a me, in tal caso chiedo venia.<br />
Dunque, eccoci qui. Millenovecentotrentasei, ad un passo dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nella vita di uno smilzo dodicenne che combatte con le sue paure e con un corpo nel quale stenta a riconoscerci. Un po' come accade a tutti, certo. Ma qui lui ha un'intuizione geniale. Inizia a scrivere un diario. Ma non - come abbiamo fatto, anche qui, un po' tutti - un classico diario nel quale dare sfogo alle nostre emozioni più intime, no. Decide che, d'ora in avanti, lui terrà un diario del suo corpo. Nessuno spazio alle emozioni, che sono per definizione soggettive e finiscono per falsare l'oggettività di ciò che è accade, lasciandone negli anni un ricordo distorto, Via l'emotività, che spesso finisce per tradirci e camuffare la realtà. Il corpo, nella sua fredda oggettività, sarà il protagonista del racconto. Il corpo con tutte le sue manifestazioni, anche quelle più imbarazzanti, anche quelle patologiche, anche ciò che verrebbe considerato disgustoso da raccontare, ma che inevitabilmente rappresenta - secondo il protagonista, l'unico modo per tenere traccia di sè, nel corso degli anni.<br />
Ecco, qui ammetto di aver storto il naso, e di essere - come ho scritto prima - rimasta perplessa. Riuscirà davvero nelle prossime pagine a catturarmi ed emozionarmi una storia in cui, ci avverte l'autore, le emozioni saranno bandite per lasciare spazio solo e soltanto alle manifestazioni fisiche?<br />
Ed ecco che Pennac, con la magia incontrastata della sua penna, riesce nell'incanto. Perchè se ho iniziato le prime pagine della storia con questa domanda, ho chiuso le ultime con la malinconia di chi ha lasciato un vecchio amico; perchè inevitabilmente, pagina dopo pagina, anno dopo anno, nelle brevi - spesso brevissime - annotazioni del protagonista ricostruiamo la sua vita, intuiamo sullo sfondo i mutamenti sociali e familiari, ma soprattutto ci affezioniamo a lui.<br />
A lui ed al suo corpo, che osserviamo crescere, e poi lentamente mutare fino alla vecchiaia, accompagnandolo fino al momento della morte che arriva senza angoscia, con serenità.<br />
Confesso di averlo seguito con affetto, ma immagino anche che, questa stessa lettura a vent'anni non mi avrebbe rapito come ha fatto ora, a quaranta, quando inizio io stessa ad osservare nello specchio i primi, chiari segni di mutamento in quel corpo che, assieme alla mente, forma il mio "io".<br />
Trasformazioni lievi, impercettibili, che taltolta ci inquietano ma che, ci insegna questo libro, sono inevitabili.<br />
E la cosa migliore che possiamo fare è lasciarle andare, accettare che il tempo ci trasformi ma soprattutto amarci, amare sconfinatamente questo piccolo corpo imperfetto che la natura ci ha dato.<br />
Paradossalmente, un libro così materiale finisce invece per spingerci altrove, più in alto, ad interrogarci su chi siamo e cosa ci rappresenti davvero, e a riflettere su quanto negli anni veramente siamo in grado di guardarci a fondo, con indulgenza, ed amarci.<br />
In genere non mi sbilancio a dare "consigli per la lettura", mi limito a lasciar correre le dita sulla tastiera trascrivendo come riesco le emozioni che la lettura mi trasmette; ma ecco, in questo caso mi sento di dire che è un libro da leggere se state scavalcando gli 'anta', o se siete in un momento particolare della vostra vita - che può essere prima, o dopo, non c'è mica una soglia fissa per queste cose - in cui tirate le somme, e vi osservate per la prima volta scoprendovi cambiati<br />
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Lascio volutamente un assaggino piccolo piccolo, con una delle frasi che più mi sono rimaste dentro e che racchiude secondo me perfettamente lo spirito del libro.<br />
Un piccolo, costante inno al cambiamento, alla vita e ad affrontarla sinceramente, senza paura, amando innanzitutto noi stessi. <br />
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<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
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"55 anni, 4 mesi, 21 giorni Sabato 3 marzo 1979<br />
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Certi cambiamenti del corpo mi fanno pensare a quelle vie che percorri da anni. Un bel giorno un negozio chiude, l'insegna è scomparsa, il locale è vuoto, c'è un cartello affittasi, e ti domandi cosa c'era prima, la settimana scorsa."Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-85343096115436260512020-07-30T10:21:00.000-07:002020-07-30T10:21:04.401-07:00KAHNO NASHIKI - Un' Estate con la Strega dell' Ovest<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiu_OQSuzBUSZSSTvGaq5Wc9j2-g4yHBrZrAtUBcGHLNnzHgt18uwMRSUY_ZO_WGHCxtN8jK5UtEtOyC0ks_JpN5MMXyNM0Ys7I_HOXPrkUBzgGdbknaS2adI8sp2yVVUq7IpwkiYIJPhSm/s1600/NASHIKI_StregaDellOvest.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiu_OQSuzBUSZSSTvGaq5Wc9j2-g4yHBrZrAtUBcGHLNnzHgt18uwMRSUY_ZO_WGHCxtN8jK5UtEtOyC0ks_JpN5MMXyNM0Ys7I_HOXPrkUBzgGdbknaS2adI8sp2yVVUq7IpwkiYIJPhSm/s400/NASHIKI_StregaDellOvest.jpg" width="300" /></a></div>
<b>DOVE:</b> Giappone<br />
<b>QUANDO:</b> Anni '90<br />
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Ho un debole per gli autori giapponesi da quando per la prima volta ho incontrato - librescamente parlando - Banana Yoshimoto ed il suo <b><a href="https://metedinchiostro.blogspot.com/2011/08/banana-yoshimoto-kitchen.html" target="_blank">Kitchen</a></b>. Da allora, ogni volta che ne ho l'occasione, mi avventuro con altri autori, uscendone sempre piacevolmente stordita. Sarà che a me piace leggere storie "distanti" dal mio quotidiano, sarà che faccio parte di quella generazione di ex bambini degli anni '80 nutrita con cartoni animati in cui il Giappone era spesso l'ambientazione, finisco sempre per immergermi nella lettura con un pizzico di ritrovato stupore infantile. Specialmente quando, come in questo caso, fin dalle prime righe si intuisce che, tra le pieghe della storia, si annida un risvolto incantato.<br />
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Difficile delineare in maniera netta una trama in questa storia - che poi, a ben vedere, è l'insieme di quattro storie legate tra loro da un sottile filo magico. Partiamo da lei, la giovane protagonista Mai, tredicenne che combatte con una grave forma d'asma e contro l'ancor più feroce bullismo delle sue compagne di scuola. Non quella forma di bullismo fatta di violenza aperta, ma quella più sottile - e forse ancor più feroce - dell'isolamento sociale. Così, dall'indifferenza rumorosa della città, la mamma decide di spedirla per qualche tempo dalla nonna, in una placida casetta immersa a metà tra la campagna ed il bosco, ad un'ora di macchina.<br />
L'idea è quella di lasciare alla ragazza un po' di tempo per respirare - letteralmente e psicologicamente - ritemprando le energie fisiche e mentali per riprendere poi le redini della propria esistenza; e Mai, che alla nonna di origini inglesi è affezionata, va. Eccoci dunque sole, con lei e l'anziana ma energica nonna, vedova del grande amore della sua vita eppure serenamente immersa nella sua tranquilla vita bucolica, fatta di tanti piccoli impegni quotidiani accompagnati dal ritmo naturale del giorno. Alba, tramonto, uccelli che cinguettano, cime degli alberi mosse morbidamente dal vento. Il bollitore per il tè, presenza costante e rassicurante, benevolo dispensatore di conforto ogni qualvolta ve ne sia bisogno. Le galline che razzolano nel giardino sul retro. La terra morbida nella quale affondano le loro radici umide decine e decine di piante, con le quali Mai prende lentamente confidenza, accompagnata dalla nonna che con affetto e devozione le accudisce e le coltiva. Un quieto angolo di paradiso, nel quale però aleggia un che di inquieto, che Mai percepisce eppure non riesce a definire, in particolare nella figura di Gengi, vicino servizievole che assiste la nonna e che tuttavia continua ad ispirare alla nipote un forte senso di disgusto.<br />
E poi, c'è lei, la nonna. Sorridente, equilibrata, serena. La nonna che comunica a Mai che la insegnerà a gestire i poteri di cui è dotata. Sì, perchè la nonna è una strega, e Mai è lì per completare a sua volta il duro addestramento che farà diventare anche lei una strega a tutti gli effetti.<br />
Ma non aspettatevi azione, incantesimi, bacchette e nemici oscuri alla Harry Potter. Qui di incantesimi non se ne vedono, tutto è velato, sottinteso, poetico. Tanto che, fino alla fine, restiamo col dubbio. Eppure c'è molto di magico, seppur non esplicito come vorrebbero quelli di noi più "affamati d'azione", nel lento e costante addestramento a cui la nonna la sottopone; perchè per dominare il suo potere, Mai deve innanzitutto imparare a controllare la sua mente, dominarla, porle dei limiti e costringerla a superarli quando questi la imbrigliano lontano dalla sua felicità.<br />
Ed è così che, lontana dalla frenesia della vita di città, immersa in un ritmo lento e naturale e presa da tanti picccoli impegni quotidiani, Mai si addestra, e cresce.<br />
Più di così non voglio dire, il grosso di questa storia non sta tanto nella trama, quanto nell'atmosfera che vi si respira. Di terra di bosco umida, di erbe aromatiche, di foglie di tè in infusione.<br />
Diciamo pure questo: che io ho sempre avuto un rapporto stupendo con le mie nonne, ma in particolare con la mia nonna paterna; ed ora che ho scavalcato i quaranta i ricordi d'infanzia più preziosi sono quelli di me e lei, nelle estati da ragazzina, quando restavo a dormire in casa sua - casa che per me era meglio di qualsiasi castello incantato. E di conseguenza, tutte le storie che partono dal racconto di un legame speciale tra nonna e nipote finiscono inevitabilmente per attrarmi. Mi era successo con <b><a href="https://metedinchiostro.blogspot.com/2018/06/susanna-tamaro-va-dove-ti-porta-il-cuore.html" target="_blank">Susanna Tamaro</a></b>, e mi è successo con questo libro. E' inevitabile dunque che, in questi casi, la mia mente aggiunga ulteriore magia alla lettura, e che quindi la mia visione sia poco obiettiva.<br />
Ma in fondo, il bello dei libri è anche quello.<br />
Che ti tirano fuori i ricordi, le emozioni, anche quelli sopiti, in maniera talvolta inaspettata. Silenziosi come specchi, leali come vecchi amici.<br />
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<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
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"Poi, ricevuta una scodella dalla nonna, uscì e si diresse verso il pollaio. Non era la prima volta che andava a prendere le uova. Le era già capitato in precedenza di fermarsi a dormire lì e di raccoglierle al mattino insieme alla mamma. Uova tiepide, appena deposte, con un po' di escrementi e di piume attaccati. Per dirla tutta, a Mai disgustava mangiare uova fresche. E le proteste delle galline ovaiole, che sembravano dire ' che cosa fai?' la facevano sentire in colpa. Però Mai non se la sentiva ancora di dirlo alla nonna in quei termini.<br />
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<br />Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-44168602250868279192020-07-06T03:04:00.002-07:002020-07-06T03:05:32.886-07:00EMOZIONARSI CON L'ILIADE nel 2020E' trascorso un anno dal mio ultimo post; e come ogni volta accade, quando sono costretta ad accantonare questo mio piccolo angolino dedicato ai libri, lo faccio sempre a malincuore.<br />
Ma d'altronde la vita reale esiste ed è pressante, oltre che bellissima; ed io essendo tendenzialmente "antica" sono ancora dell'idea che, se si scrive su un blog, lo si fa per proporre dei contenuti, percui cerco per ora di non cadere in quella "trappola social" in cui vedo cadono molti book-blogger, di postare frettolosamente una foto (foto belle, per carità, foto fatte da Dio alle quali io non potrei mai agognare) acchiappa-like, con due o tre righe si accompagnamento.<br />
Pertanto, scrivo solo se ho tempo di farlo. E come mamma lavoratrice, il tempo è quello che è, specie quando affronti due mesi e oltre di didattica online.<br />
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Oggi, in un attimo di quiete prima della tempesta - il grande al mare col padre, la piccola in fase di rientro dal mare coi nonni - voglio dedicare un post a qualcosa che stamattina mi ha stravolto, in senso positivo.<br />
Non ho tempo per recensire uno dei tanti libri che ho impilati sul comodino da mesi - perchè se c'è una cosa che ho trovato comunque il tempo di fare, è stato leggere, leggere, leggere - ma voglio segnalare un meraviglioso monologo teatrale, piccola perla a disposizione di tutti, su youtube, scoperta a mia volta sul profilo facebook di una mia ex insegnante di liceo.<br />
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/4Q2CUBHfL9M/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/4Q2CUBHfL9M?feature=player_embedded" width="320"></iframe> </div>
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Eccolo, dunque. Omero non Piange Mai. Il primo di due episodi ( il secondo è dedicato all'Odissea) che il Teatro Stabile del Veneto propone su Youtube, ci racconta in maniera moderna e coinvolgente l'Iliade di Omero, condensata in poco più di 45 minuti e raccontata magistralmente da Andrea Pennacchi.<br />
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Ecco, suppongo che qualcuno, alle parole "Iliade", "teatro", "46 minuti" abbia storto il naso, o frettolosamente chiuso il post. Non fatelo. Lasciate un attimo alle spalle i pregiudizi, e trovate il tempo - la sera, al posto di una cazzatella in TV. O come me, la mattina del giorno libero, mentre sistemate casa - per lasciarvi coinvolgere ed emozionare.<br />
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Qui non c'è nulla di noioso, di didascalico, di distante. Qui c'è una storia viva, raccontata a tratti in chiave contemporanea, vibrante di emozioni, che strappa risate e lacrime come solo le grandi storie sanno fare.<br />
C'è la straordinaria ed unica esperienza di riscoprire l'Iliade così com'era, un racconto destinato ad essere raccontato oralmente, stavolta in una prosa semplice, contemporanea, viva e vicina. Ci sono emozioni umane e divine, c'è la guerra, c'è - tra le righe - il racconto di un ragazzino che si accosta per la prima volta, anni fa, a questa storia apparentemente impenetrabile e la meraviglia di scoprirne la bellezza. Ci sono gli eroi, le loro lacrime, le loro passioni, talvolta le loro paure.<br />
C'è la bellezza della narrazione. C'è l'amore, il dolore, il sorriso.<br />
C'è l'estrema vitalità di un classico che non cesserà MAI di appassionarci, ogni volta che viene riproposto.<br />
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Dategliela, un'opportunità. E' youtube, d'altronde. Non dovete pagare nulla. Non temete di inabissarvi in qualcosa di noioso, antico, scolastico. Non vi deluderà. Omero non lo fa mai. <br />
<br />Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-83087983927407579472019-07-19T05:32:00.000-07:002019-07-19T05:40:41.648-07:00ANTONIO TABUCCHI - Requiem<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4JZquCdHV0Il5F2Xzku_aNoVySkshe43r5O98WSbK7LphZAxXZ_bPu-gOL6lI28XfmuUiOI4rpo7XXWr6QKTXGCn50t_kIf1KG-L7JfNluGVpIdpqLppfpajsya7XSOuzyVAoX8lc2T0Q/s1600/20190617_161554.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="900" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4JZquCdHV0Il5F2Xzku_aNoVySkshe43r5O98WSbK7LphZAxXZ_bPu-gOL6lI28XfmuUiOI4rpo7XXWr6QKTXGCn50t_kIf1KG-L7JfNluGVpIdpqLppfpajsya7XSOuzyVAoX8lc2T0Q/s400/20190617_161554.jpg" width="225" /></a></div>
<b>DOVE:</b> Lisbona, Portogallo<br />
<b>QUANDO: </b>anni '90, in un torrido luglio<br />
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Già in <a href="http://metedinchiostro.blogspot.com/2018/06/antonio-tabucchi-sostiene-pereira.html" target="_blank"><b>Sostiene Pereir</b></a><b>a</b> con Tabucchi ci eravamo immersi in una Lisbona inquieta, torrida, umida d'afa e sudore; qui la ritroviamo più intensa, più moderna, immersa in un torpore onirico che la ammanta di un fascino ancora maggiore, lasciandoci percepire tutto l'amore che l'autore nutre per questa città, che l'ha adottato accompagnandolo fino al suo ultimo respiro.<br />
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Qui Lisbona non è un semplice sfondo su cui i personaggi si muovono, ma un qualcosa di vivo, che pare respirare, avvolgere, accompagnare il cammino del protagonista in un luglio torrido e accecante, in cerca di quiete dell'anima, e di risposte. Tutto inizia lontano, su un'amaca ad Azeitao, nella campagna ronzante di insetti. Un'amaca sulla quale, pigramente abbandonato alle sue ferie, un'uomo sta leggendo Borges, finendo per assopirsi cullato dal frinire delle cicale; ed immediatamente, eccolo catapultato a Lisbona, in una città semideserta, bollente, arrostita dal sole di luglio, in un sogno talmente vivido che lo sentiamo sudare ed arrancare a fatica sull'asfalto rovente mentre si muove, in parte incredulo, in parte sicuro di ciò che questo strano sogno vivido sta a significare, diretto ad uno strano appuntamento.<br />
Dipanare la trama sarebbe un peccato; perchè di sogno si tratta, e come tale va vissuto, senza un'idea chiara di ciò che accadrà, ma semplicemente lasciandosi trasportare assieme al protagonista, attraverso le strade semideserte, sciogliendosi di sudore e lentamente fondendosi con la città, quartiere dopo quartiere, tappa dopo tappa. Godersi il viaggio senza pensare alla meta, semplicemente assaporando il racconto che Tabucchi fa della città e dei meravigliosi personaggi - meravigliosi come solo le creature dei sogni sanno essere - dal sapore a tratti malausseniano, bizzarri, straordinariamente vivi, colorati e sfuggenti.<br />
Ma soprattutto, assaporando la bellezza sudata di un luglio a Lisbona, attraversando la città semideserta, rifugiandoci nella confortevole frescura di un ristorante, assaporando lentamente il gusto della cucina semplice della Casimira, o sorseggiando un Sumol di ananas nella quiete del museo di arte antica, nel delizioso giardino interno riparato dall'afa, in attesa di poter contemplare Le Tentazioni di Sant'Antonio con tutta calma, dopo l'orario di chiusura. Ed ancora, a Santos, nell'afa del giardino deserto, con la sola compagnia di un ragazzo drogato in cerca di spiccioli e di un bizzarro venditore di biglietti della lotteria, sfogliando distrattamente "A Bola" per far passare il tempo in attesa del bizzarro appuntamento; e poi in treno fino a Cascais, in una villa disabitata ad un passo dal mare rombante, scrostata dalla salsedine ed accudita saltuariamente da una coppia di anziani. Passo dopo passo, seguendo l'onda di ciò che accade, il sogno si dipana e con esso prendono forma le risposte a domande che la vita aveva lasciato appese, in attesa di qualcosa.<br />
Il protagonista ripercorre i momenti salienti della sua esistenza e noi, silenziosi accompagnatori accaldati, vediamo scorrere davanti ai nostri occhi istantanee di luoghi meravigliosi, perlopiù carichi della malinconia che inevitabilmente il peso dei ricordi si porta appresso. Come soffiando sulla brace, passo dopo passo le emozioni impolverate riprendono vita, fino al sorprendente incontro finale che prelude poi al risveglio, nella quiete della campagna e finalmente anche dell'anima del protragonista.<br />
E noi? Noi che lo abbiamo accompagnato in silenzio, passo passo, innamorandoci di quei luoghi?<br />
Noi non possiamo che chiudere l'ultima pagina con un sospiro. Perchè sì, ecco fatto, ci siamo innamorati di Lisbona.<br />
Per una come me, che legge soprattutto per compensare il fatto di non riuscire - ahimè - a viaggiare quanto vorrebbe, che sceglie i libri in base all'ambientazione, che si immerge nella lettura spesso cercando le sensazioni, la suggestione dell'ambiente piuttosto che gli eventi, questo libro è stato una manna dal cielo; anche se dire "dal cielo" non è corretto, diciamo piuttosto che è stata una scelta consapevole dettata dal fatto che adoro Tabucchi ed il suo stile e che, dalla quarta di copertina, avevo intuito che sarebbe stato nelle mie corde.<br />
Se cercate letture "d'azione", o libri con un principio ed una fine ed eventi nettamente delineati, questo certamente non è il libro adatto; perchè di un sogno si tratta, e come tale procede, con salti di luoghi, con lunghe e silenziose soste riflessive, con tanti sottintesi su ciò che è accaduto,che affiorano a tratti senza mai completamente delineare il quadro complessivo.<br />
Si termina la lettura ritemprati, un po' malinconici, con la sensazione di aver provato sulla nostra pelle emozioni che erano su carta, a patto di saper entrare nell'ottica di lasciar condurre il gioco allo scrittore, senza cercare di ricostruirne la storia ma assaporandola, trasportati dal vento caldo e godendosi il viaggio.<br />
Un sogno, appunto. Prendetelo come tale, e non resterete delusi.<br />
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<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
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"Finalmente ero riuscito ad aprire il finestrino, ma l'aria che entrava era torrida. Chiusi gli occhi e pensai ad altre cose, alla mia infanzia, mi ricordai di quando era estate e andavo in bicicletta a prendere l'acqua fresca alle 'caroline', con la bottiglia nel cestino di paglia. Una frenata brusca mi fece riaprire gli occhi. L'uomo era uscito dal tassì e si guardava attorno con aria desolata. Mi sono sbagliato, disse, siamo a Campo de Ourique, io ho preso a sinistra la strada che lei mi aveva detto, ma non credo che sia la Saraiva de Carvalho, ho preso un'altra strada che è in senso vietato, guardi un po', tutte le macchine sono parcheggiate contromano, mi sono infilato in un senso vietato. Niente di male, replicai, l'importante è che abbia svoltato a sinistra, adesso ci facciamo questo senso vietato e arriviamo a Largo Dos Prazeres."Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-52033293532412386712019-06-02T07:35:00.000-07:002019-06-02T07:52:53.472-07:00WILLIAM SOMERSET MAUGHAM - Storie Ciniche<b>DOVE:</b> Tra Londra e le sue colonie a Sumatra e nel Borneo<br />
<b>QUANDO:</b> inizi del secolo scorso<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFQL-2MIPOvm458r2QRSJxEnI8D2RTIEsxRayo2Vk97ICfN-bENYBpKmJAijQ0tfovwUoHtcwcrk9zVEtp8QJNyU1YQC723FIE2lhpoxXxfSMC6rHnjvRvBN-TkMG40JLQ3mlQzNfnPETh/s1600/MAUGHAM_storieciniche.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFQL-2MIPOvm458r2QRSJxEnI8D2RTIEsxRayo2Vk97ICfN-bENYBpKmJAijQ0tfovwUoHtcwcrk9zVEtp8QJNyU1YQC723FIE2lhpoxXxfSMC6rHnjvRvBN-TkMG40JLQ3mlQzNfnPETh/s400/MAUGHAM_storieciniche.png" width="400" /></a>In più di un'occasione mi è capitato di sottolineare come ( sarà l'età che avanza) in questa fase della mia vita le storie che culminano con un classico lieto fine finiscono per lasciarmi un po' l'amaro in bocca. Ad esempio, è successo con "Gli Occhi dei Coccodrilli sono Gialli" di Katherine Pancol, recensito <a href="http://metedinchiostro.blogspot.com/2017/02/katherine-pancol-gli-occhi-gialli-dei.html" target="_blank"><b>qui</b></a>, deliziosa storia che scorre come una confortevole tazza di tè ma che avrei preferito vedersi sciogliere in un finale diverso, meno banale e più realistico. Idem con patate per "<a href="http://metedinchiostro.blogspot.com/2016/08/kasjia-ingemarsson-piccoli-limoni-gialli.html" target="_blank"><b>Piccoli Limoni Gialli</b></a>" della Ingemarsson: divorato, piaciuto, ma anche lì, avrei preferito una conclusione differente. Ripeto, saranno gli 'anta' che incombono a brevissimo, ma questa raccolta di brevi racconti di Maugham è stata per la parte di Malefica che alberga in me una vera boccata d'ossigeno, in tal senso.<br />
Lui - che poi è il tipo vestito di nero che vediamo in copertina, adoro questo scatto - lo avevo già incontrato parecchi anni fa, quando il blog era agli albori, con il suo straordinario <a href="http://metedinchiostro.blogspot.com/2010/10/william-somerset-maugham-il-mago.html" target="_blank"><b>Mago</b></a>, romanzo al quale all'epoca dedicai un a recensione timida e striminzita, ma con il quale rimasi incantata dallo stile concreto e moderno, e dal taglio cinico - appunto - della sua prosa. Poi, come spesso accade, è finito nell'archivio degli autori di cui mi riprometto di leggere altro, per anni; finchè, in un blog - ahimè, non ricordo più quale fosse, sicuramente uno di quelli elencati qui a sinistra fra i miei "Compagni di Viaggio" - non ho trovato una recensione di questa raccolta, ed eccola qui, infine, tra le mie mani.<br />
Se al contrario della sottoscritta siete in una fase esistenziale in cui agognate principi azzurri e storie a lieto fine, come potete ben intuire dal titolo, quest'opera certamente non fa per voi; perchè qui, con sapienza e sottilissima ironia, troviamo invece uno spaccato della vita quale tende ad essere veramente, con i sogni che si infrangono, le delusioni, le persone che gettano la maschera palesandosi per quelle che sono davvero. Difficile anche raccogliere le idee per definirne in breve il succo; diciamo che quelle che incontriamo sono undici storie brevi, ambientate perlopiù a Londra e nelle sue umide colonie tropicali, nelle quali incontriamo una selva di personaggi straordinari, ciascuno dei quali ben incarna il cinismo che da sempre sembra accompagnare la vita umana.<br />
Se infatti siamo trasportati in un'epoca lontanissima da quella attuale - e per me, profondamente affascinante, quando ancora angoli lontani di mondo erano "diversi" dall'Europa, la quale iniziava il suo lento ed orgoglioso stravolgimento dei paesi con cui veniva in contatto - sorprende certamente, nel corso della lettura, lo straordinario occhio senza tempo col quale Maugham osserva e descrive le piccole vicende umane.<br />
Gli intrecci sentimentali. Le convenzioni sociali. Un certo ridicolo perbenismo (leggete "Prima della Festa" e capirete di cosa parlo). Il violento impatto delle delusioni. La rivalsa sociale. La sottile prepotenza di chi piega gli altri al proprio volere. Sotto i cieli umidi dei tropici o nella sonora confusione luccicante dei teatri londinesi; nel silenzio austero delle case di antiche famiglie "per bene" o nei coloriti e chiassosi ricevimenti nel cuore della city, ovunque ci giriamo, la realtà ci viene mostrata qual é realmente, senza patine, senza abbellimenti. Un cinismo schietto eppure talmente velato d'ironia da strapparci, di tanto in tanto, un'amaro sorriso.<br />
Personaggi dai tratti indimenticabili, che vale la pena di assaporare lentamente, lasciandoci sorprendere dalla loro estrema modernità. La donna - moglie e madre - che, in "Louise", mantiene la sua intera famiglia soggiogata al proprio egoismo, ostentando una presunta malattia di cuore. La zitella bruttina e retrò che, complice un matrimonio mirato con acutezza, ha la sua rivalsa diventando la più splendente e desiderata ospite dei ricevimenti in voga, descritta in "Jane". L'amaro intreccio di amore, ingenuità e morte de "La Virtù". E ancora, storie su storie, all'apparenza incastonate in un tempo andato che tutttavia divengono, pagina dopo pagina, attuali in modo ardente.<br />
Ho adorato l'amara e triste ironia con cui la vita sembra accanirsi sui personaggi di Maugham, spingendoli a reagire a ciò che accade fiaccandoli o indurendoli a seconda dei casi; perchè quel che c'è di straordinariamente moderno in queste pagine è senz'altro la capacità di descrivere la vita, come questa finisca inevitabilmente per trasformarci - talvolta, per farci soccombere - e di come le storie, anche quelle a lieto fine, non possono non avere poi, poco più in là, un epilogo amaro.<br />
Non storcete il naso, dopotutto questa, insegna Maugham, è la vita. Che ha uno strano, stranissimo senso dell'umorismo.<br />
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PS:<b> <a href="http://cartolinedimetedinchiostro.blogspot.com/2019/06/la-vita.html" target="_blank">qui</a></b>, su Le Cartoline di Mete d'Inchiostro, un altro assaggio un po' più corposo del senso della vita, secondo Maugham.<br />
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<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
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"Se ne stava seduto su una poltroncina in stile Luigi XVI, accanto alla moglie (su un'altra poltroncina ), che l'aveva convinto ad accompagnarla alla presentazione delle collezioni primaverili. Prova, questa, dell'indole amabile di Monsieur Le Sueur: era un uomo assai indaffarato e con cose ben più importanti da fare che guardare per un'ora una dozzina di belle figliole che si pavoneggiavano con una sbalorditiva varietà di mises. Certo non pensava che una di quelle mises potesse far apparire sua moglie diversa da quella che era: un donnone spigoloso sulla cinquantina, dai lineamenti forti, ben più del normale. Non l'aveva sicuramente sposata per la sua bellezza, e lei non si era mai figurata che così fosse, nemmeno nei primi, inebrianti giorni della luna di miele. L'aveva sposata per combinare il solido stabilimento siderurgico da lei ereditato con la propria ugualmente florida fabbrica di locomotive."<br />
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<br />Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-23927851995937767252019-05-29T02:13:00.000-07:002019-05-29T02:14:32.451-07:00MARY NORTON - Pomi D'Ottone e Manici di Scopa<b>DOVE:</b> Bedfordshire, Inghilterra.<br />
<b>QUANDO:</b> inizio del secolo scorso.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwvhudQegnc43n3IZuc3RoEtUokqwNsXavntR1a9SEWVMiqgt9DyVSC59y_1bOTZgHgKash-PYsv2QN5dgpAGLfeiX7Pkr5Esj6Sa84DZWh9bq8V7CDdd_UxMX_Q-a1AzrKGNd_G7MgpaS/s1600/NORTON_pomidottone.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwvhudQegnc43n3IZuc3RoEtUokqwNsXavntR1a9SEWVMiqgt9DyVSC59y_1bOTZgHgKash-PYsv2QN5dgpAGLfeiX7Pkr5Esj6Sa84DZWh9bq8V7CDdd_UxMX_Q-a1AzrKGNd_G7MgpaS/s400/NORTON_pomidottone.png" width="400" /></a></div>
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Ammetto di essere rimasta un po' spiazzata, all'inizio, dalla lettura di questo libro. Attendevo con ansia di immergermi tra le sue pagine, essendo io legata tantissimo - per motivi di età, di magia dell'infanzia, di affinità emotiva con la storia narrata - all'indimenticabile<b> <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Pomi_d%27ottone_e_manici_di_scopa" target="_blank">film</a></b> della Disney, con una giovanissima Angela Landsbury nel ruolo della maldestra apprendista strega. E' stato quindi con una certa sorpresa - e forse con iniziale delusione - che qui, nel libro che ha ispirato quella che era stata una delle storie della mia infanzia, di quest'ultima ho trovato poco o nulla.<br />
C'è il letto volante, certo. C'è una deliziosa, giovane strega. Ci sono tre bambini curiosi. Ma per il resto, lo sviluppo della trama è completamente diverso. Passato quindi l'iniziale disorientamento, forte del fatto che QUESTA, dopotutto, è la storia originale, mentre quella della Disney - seppur deliziosa - nè è una libera interpretazione, mi sono avventurata liberandomi dai pregiudizi in questa lettura ariosa, leggera seppure con una lontana ombreggiatura inquieta, che si srotola partendo nel vedre della campagna inglese, dove tre bambini sono stati spediti per trascorrere un'estate di sole e scorribande al'aria aperta presso una zia e la sua domestica, mentre i genitori sono a Londra per lavoro. Ecco dunque che, immersi nel verde del giardino, tra il ronzare delle api e le lucertole che sonnecchiano pigramente, assieme ai tre bambini incontriamo la giovane Miss Price, che proprio in fondo a quel giardino vive una vita apparentemente ordinaria di donna sola, ordinata e appassionata di giardinaggio.<br />
Figurarsi dunque lo stupore dei tre piccoli curiosoni quando, per puro caso, scoprono che la deliziosa e gentile Miss Price è invece una strega con tanto di scopa volante e che sembra nascondere, sotto la scorza dolce, un qualche nocciolo di inquietudine. Nulla di meglio per scuotere la noia di un'estate pigra. Ecco dunque che, complice un patto segreto con la Price, la quale chiede loro di mantenere il segreto sulla sua identità, che tutto ad un tratto i tre bambini si ritrovano tra le mani un pomo d'ottone incantato, grazie al quale hanno la possibilità di viaggiare nel tempo e nello spazio, semplicemente ruotandolo dopo averlo rimesso al suo posto. Da qui, inevitabilmente, scaturiscono una serie di avventure che nel complesso risultano meno "luminose" e spensierate di quelle proposte dalla fantasia di Disney, frutto probabilmente dell'epoca in cui il libro è stato scritto (ricordiamoci che nelle favole tradizionali c'era sempre una maggior facilità nel descrivere scenari inquietanti o paurosi, senza la patina satinata che tendiamo a dare oggi alle storie destinate ai bambini, temendo di turbarli).<br />
E, tra qualche elemento "naive", anch'esso apparentemente un elemento che stona, ma da contestualizzare nell'epoca in cui il libro è stato scritto ( i "cannibali dell'isola deserta", descritti come dei selvaggi che non esitano a far prigionieri gli stranieri per farne il loro pasto ) e che mi hanno ricordato l'atmosfera che avevo trovato in <a href="http://metedinchiostro.blogspot.com/2011/05/edgar-wallace-king-kong.html" target="_blank"><b>King Kong</b></a> di Wallace, la storia prosegue tra i sobbalzi bizzosi del letto, portandoci in mondi e luoghi diversi e riportandoci poi nella quiete del Bedfordshire carichi di emozioni, stanchi, sporchi e sudati.<br />
E' un libro da leggere purchè - ripeto - lo si sappia contestualizzare, considerando quegli elementi che ad un lettore abituato poco ai classici, potrebbero risultare anomali; un libro dallo stile scorrevole, chiaro, semplice come ci si aspetta da una favola, in cui si osserva e ci si stupisce, con gli occhi dei tre bambini.<br />
Forse avrei dovuto premettere che io, da piccola, amavo sempre immaginare che il mio letto prendesse il volo per portarmi lontano, nei luoghi che, di volta in volta, la mia fantasia sapeva creare; va da sè dunque che la storia del pomo d'ottone magico la amo a prescindere, sia nella versione originale che nella reinterpretazione della Disney. Qui forse la spensieratezza è, come ho scritto, leggermente velata da un vago senso di inquietudine, qui c'è la razionalità paradossale di Miss Price che mette in guardia i bambini sul rischio di viaggiare nel tempo, qui si incontrano pericoli che strappano un amaro sorriso, qui si sorride e si prova nostalgia per un tempo di ingenuità perduta, in cui il mondo era ancora sconfinato e per certi versi misterioso, e l'infanzia era ancora lunga e intrisa di ingenua magia.<br />
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<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
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"Allora Carey fece una cosa che Charles giudicò molto coraggiosa. Si alzò e andò a sedersi accanto a Miss Price sul divano.<br />
'Mi ascolti, Miss Price' disse ' Abbiamo cercato di aiutarla quando si è fatta male alla caviglia. Non c'è bisogno di adoperare la magia cattiva con noi. Se vuole impedirci di parlare, può farlo in maniera gentile'<br />
Miss Price la guardò ' E come potrei farlo in maniera gentile?' chiese. Il tono sembrava più ragionevole.<br />
'Beh' disse Carey ' Potrebbe darci qualcosa - qualcosa di magico - e se noi parliamo di lei con qualcuno perdiamo tutto. Sa, come un gioco. Appena parliamo, la cosa smette di essere magica.'<br />
''Che genere di cosa?' chiese Miss Price, come se l'idea fosse fattibile.<br />
Charles si chinò in avanti.<br />
'Sì' intervenne ' un anello, o qualcosa del genere, che quando facciamo ruotare appare uno schiavo. E se parliamo di lei lo schiavo non appare più. Può farlo?'<br />
'Non posso ammettere uno schiavo' disse dopo un'istante.<br />
'Beh, allora qualcos'altro'.<br />
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<br />Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-46100103349306484962019-05-21T05:53:00.000-07:002019-05-21T08:39:20.696-07:00JANE GOODALL - Cambiare il mondo in una notte<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_vGvtMfIWMJYSjrbBCvUI7tqlwaY-s81OkI9DZIRFAIYgB5JQ-u8fzxzp2RrQuinEBnB-w4aFjHS3az9sTR4_C-kYTXoqyF-wCLFmM4H9toYe2LwMgzs7D2QGJ2hge2t9odPJeEU2nkaD/s1600/20190520_201555.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="900" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_vGvtMfIWMJYSjrbBCvUI7tqlwaY-s81OkI9DZIRFAIYgB5JQ-u8fzxzp2RrQuinEBnB-w4aFjHS3az9sTR4_C-kYTXoqyF-wCLFmM4H9toYe2LwMgzs7D2QGJ2hge2t9odPJeEU2nkaD/s400/20190520_201555.jpg" width="225" /></a></div>
<b>DOVE</b>: Gombe (Tanzania). E, poi, in giro per il mondo<br />
<b>QUANDO</b>: Tra gli anni '60 e oggi (con breve digressione negli anni '30)<br />
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So bene che non per tutti gli ex-bambini degli anni '80 è così, e che io rappresento un'anomalia; ma per me Jane Goodall è - assieme a Konrad Lorentz- una delle figure "mitologiche" che accompagnavano la mia infanzia di bambina tendenzialmente secchioncella, piena di fantasia e smisurato amore per la natura.<br />
Lei era per molti versi ció che io sognavo di diventare: una naturalista che si era data corpo, anima e cuore alla sua causa, e che viveva lontano dal caos delle città, immersa nel cuore romanticamente selvaggio della natura, silenziosamente devota ad essa.<br />
La vita poi, si sa, costringe spesso ad aggiustare il tiro, e la mia tanto sognata vita da eremita si è invece concretizzata in un lavoro convenzionale che amo - peraltro a contatto col pubblico, altro che solitudine!, in una famiglia più o meno convenzionale ed in una mai sopita straordinaria passione per la natura.<br />
È un piacere dunque incontrare di nuovo questa donna straordinaria, e farlo adesso, da adulta, ascoltando le sue parole ed osservando la sua vita con occhi nuovi e maturi.<br />
In questo brevissimo, piccolo libro, che lei stessa ad un certo punto definisce con grande semplicità "una chiacchierata", la Goodall si mette a nudo, ci racconta di sè, della sua lontana infanzia in anni di guerra, del contatto con la natura, della sua passione straordinaria, delle occasioni colte al volo, del suo primo, magico incontro con gli scimpanzé.<br />
Incontro per molti versi fortuito, che però segnerà in modo indelebile la sua esistenza. Perchè lei, Jane Goodall, per chi non lo sapesse è stata per anni una studiosa silenziosa e attenta di questi straordinari primati, ai quali si è accostata con immensa pazienza e rispetto, osservandoli senza preconcetti, studiandoli col cuore, scardinando molti dei pilastri che la scienza e l'evoluzionismo avevano costruito fino ad allora, rivoluzionando quel punto di vista fin troppo antropocentrico per riportare l'uomo ad una dimensione più reale, più vicina a quella dei suoi parenti più prossimi.<br />
In questo libro, dunque, Jane ci racconta sé stessa,e sembra quasi di essere sedute con lei, in una veranda ombrosa affacciata sulla foresta, sorseggiando un rooibos sentendole raccontare come una ragazzina inglese sua diventata una delle più grandi attiviste mondiali sui temi della sostenibilità e della salvaguardia del pianeta. Tra queste poche ma intense pagine c'è la sua essenza, gli anni di studio sul campo, l'emozione delle sue prime scoperte; ci sono gli aneddoti dei "suoi" scimpanzè, c'è la sofferenza di scoprirli indifesi e maltrattati nel mondo, il suo impegno verso la ricerca di metodi alternativi per la sperimentazione scientifica e verso una maggior consapevolezza di ciò che i consumatori possono fare. C'è tutto ció che, con il suo progetto Roots and Sprouts, la Goodall cerca di instillare nei giovani, in Africa prima e nel mondo occidentale poi: la passione, l'amore, l'impegno, la consapevolezza di poter cambiare le cose, un passo alla volta.<br />
Ci sono tanti spunti di riflessione su come tutti noi possiamo fare la differenza. E c'è speranza, tanta speranza, nel suo messaggio che profuma d'Africa e di semplicità. Perchè malgrado tutte le ferite che le abbiamo inferto, Madre Natura sa sempre riprendersi; perchè se cambiamo rotta e iniziamo a fare la differenza, nulla é perduto.<br />
Perché in fondo non possiamo dire di amare davvero i nostri simili, se non dimostriamo prima di amare il nostro pianeta.<br />
Una straordinaria testimonianza di vita di una grande donna. Da leggere col cuore, davvero.<br />
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<b>UN ASSAGGIO</b>:<br />
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"Vi è una qualità fondamentale in chi osserva gli animali, o qualunque altro evento, e consiste nel fatto che chi osserva vuole veramente conoscere la risposta, spinto da una bruciante curiositá che lo aiuta a porsi le domande giuste. Occorre molta pazienza, aspettare e stare fermi, osservare per molto tempo e ripetutamente lo stesso comportamento. E c'è un altro aspetto: quando uscite per osservare degli animali, vedrete un comportamento che è stato già visto molte volte da altri. Ma è la prima volta per voi: voi potrete notare un particolare non osservato, o potrete dare una spiegazione lievemente diversa da quella degli altri."Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-52997091809156470632019-05-05T05:27:00.000-07:002019-05-05T05:27:08.532-07:00SIMONETTA AGNELLO HORNBY - La zia Marchesa<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1Utgaw4BGdsqvPwEYHIGI0bVklF4juJn9IcR0rfoCeYx32ux7RRWx4zuAycpPc1WJ7bUbAfoYa6OhZErUEZQKFD3sZlXMDq8ScwPYGmOTKYk0GkebIHme1BWUVpoiL49rl0FUH-jlSubn/s1600/HORNBY_ziamarchesa.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1067" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1Utgaw4BGdsqvPwEYHIGI0bVklF4juJn9IcR0rfoCeYx32ux7RRWx4zuAycpPc1WJ7bUbAfoYa6OhZErUEZQKFD3sZlXMDq8ScwPYGmOTKYk0GkebIHme1BWUVpoiL49rl0FUH-jlSubn/s400/HORNBY_ziamarchesa.png" width="266" /></a></div>
<b>DOVE:</b> in Sicilia, tra Sarentini e Palermo<br />
<b>QUANDO:</b> a cavallo dell'Unità d'Italia<br />
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Viaggio pieno di fascino, quello appena concluso; e se come me avete apprezzato lo splendido scenario in cui si muovono con romantica tristezza le anime de<b><a href="http://metedinchiostro.blogspot.com/2011/08/giuseppe-tomasi-di-lampedusa-il.html" target="_blank"> Il Gattopardo</a></b>, non potete non tornare a gettare un'occhio su quel mondo e quel tempo. <br />
Qui siamo a Sarentini, nella possente e lussosa dimora di un'antica famiglia, saldamente ancorata ai principi storici che ne hanno, nei secoli, scandito i ritmi; famiglia che, come molte altre, si sente scuotere le fondamenta mentre l'Italia intera è attraversata come da un rosso fremito di rivolta. E sì che loro, i Safamita, di rivolte ne hanno viste, senza mai per questo vedersi veder meno la solida fedeltà dei propri dipendenti; ma stavolta corre voce che le cose siano diverse, che questi garibaldini fiammeggianti riescano a smuovere anche gli animi più assopiti, e che il rischio di veder crollare tutto sia più che tangibile.<br />
In quest'atmosfera di ansiosa attesa, nel palazzo austero dei baroni Safamita, la vita quotidiana continua a scorrere con i consueti rituali, così come ci viene narrata dalla voce di Amalia Cuffaro, costretta dalla suocera a separarsi dal figlio per divenire balia in quel palazzo; ed in un formicolare operoso di domestiche, che sotto l'occhio vigile del mastro di casa sciorinano biancheria scintillante per poi riporla, odorosa di sole, o impastano dolcetti profumati nell'umido tepore delle cucine, sussurrando sottovoce vizi e virtù dei propri padroni, tra sbuffi di farina, i giovani Safamita vengono al mondo.<br />
Come la sorprendente Costanza, amatissima secondogenita del barone, dai capelli rossi come il fuoco, piccola anima rifiutata dalla sua stessa madre appena messa al mondo ed accolta dall'infinito e premuroso amore della balia Amalia, che la vede anno dopo anno fiorire e farsi donna splendida eppur fragile. Costanza, affamata d'amore, vittima nel corso degli anni anche dell'ostilità dei due fratelli - Giacomo il minore e l'amatissimo Stefano, il maggiore - cresciuta lontana dalle stanze lussuose dei Safamita e relegata durante la sua infanzia nel mondo sotterraneo della servitù, divenuta poi donna capace di tenere le redini di un piccolo impero eppure priva dello stesso polso quando si tratta di mettere mano alle questioni di cuore. Un ritratto femminile straordinario, delicato, a tratti inconsueto e moderno, tracciato con sapienza dal linguaggio semplice di Amalia, l'unica forse oltre al padre ad aver pienamente compreso ed amato questa straordinaria creatura, in cerca costantemente della propria identità.<br />
Una storia bellissima ed una prosa evocativa, piena di profumi e suoni lontani, di colori sbiaditi dal sole, di appezzamenti di terra contornati di siepi gobbe di fichi d'india, di porcellane finissime ordinate dietro i vetri delle credenze, di lunghi corridoi silenziosi lungo i quali le domestiche si muovono, rapide ed invisibili, pronte a rispondere alla chiamata della propria padrona.<br />
Ma anche una storia in cui, sullo sfondo, c'è tanta, tantissima Storia. Quella di un paese che fatica a trovare una propria identità, di un Sud rimasto ai margini, abbandonato a sè stesso ed al sorgere bellicoso dei primi germi di un'organizzazione mafiosa che - ahimè, ben lo sappiamo - metterà radici solide, qui come nel resto dello stivale. E qui, come nel Gattopardo, di nuovo tutto è soffusamente avvolto in un sentore di tramonto, di cose che stanno lentamente mutando, di inevitabile, scivolosa decadenza alla quale tutti sembrano abbandonarsi con malinconica rassegnazione.<br />
Nella storia di Costanza, nella sua modernità di donna educata dal padre non come "sposa" ma come "padrona delle proprie sostanze", nella sua fame di affetto, nella ricerca di sè stessa, nel suo voler essere accettata ed amata per quella che è, si intravede in fondo un seme di quella società che va trasformandosi, portando ad un lento cambiamento anche e soprattutto nella condizione femminile e nei costumi sociali.<br />
Una piccola storia incastonata nella Grande Storia, destinata a perdersi in essa eppure al contempo a simboleggiarne una certa fase, una storia pervasa da una sottile tristezza e che lascia in bocca un sapore dolcemente amaro; un bellissimo ritratto di un'epoca storica straordinaria, nella quale coesistevano gli entusiastici slanci di chi nel cambiamento vede una nuova vita e la malinconia con la quale, invece, altri vedono in esso il tramonto della loro esistenza così come era stata tramandata solidamente, secolo dopo secolo. <br />
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<b><i>UN ASSAGGIO:</i></b><br />
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"Costanza pranzò per la prima volta con gente del continente e rimase affascinata dagli ospiti. Il prefetto era alto ed elegante. Aveva barba e capelli rossi come i suoi, ricci e folti.. Non aveva mai incontrato faccia a faccia qualcuno con i capelli del suo colore. Aveva intravisto dei giovani con i capelli rossi a Marsala durante una visita ai cugini Limuna; glieli avevano indicati, mentre passavano in calesse per la via principale, ridacchiando: li chiamavano ' i 'Nofri'. Alfonsina le aveva spiegato che tutti i rossi di capelli di Marsala discendevano da un inglese, un certo Onofrio, che aveva disseminato la città di figli bastardi. Costanza era impallidita e si era calcata il cappello sulla testa.<br />
<br />Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-58855716329286803352019-04-19T04:13:00.000-07:002019-04-19T04:13:12.215-07:00GERALD DURRELL - L'Isola degli Animali / Il Giardino degli Dei<b>DOVE</b> e <b>QUANDO</b>: Corfù (Grecia), anni '30.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjztl8ZtM5stWfEpBy7vZgkWkKTMkTupe2G__DFoyEm-A77UgtRVuqXB1D0xx59KhiKa36qijShz73xseWEFvyEjmRBlIzStK1VF44JT76FuknEEa-OWnX7v3Jqsn1Aj_cQ9SwWiOUIHYmM/s1600/DURREL_isola_giardino.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjztl8ZtM5stWfEpBy7vZgkWkKTMkTupe2G__DFoyEm-A77UgtRVuqXB1D0xx59KhiKa36qijShz73xseWEFvyEjmRBlIzStK1VF44JT76FuknEEa-OWnX7v3Jqsn1Aj_cQ9SwWiOUIHYmM/s400/DURREL_isola_giardino.png" width="400" /></a></div>
<br />
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Di nuovo qui, come era inevitabile accadesse; d'altronde, quando al termine della lettura de "<a href="http://metedinchiostro.blogspot.com/2019/02/gerald-durrell-la-mia-famiglia-e-altri.html" target="_blank"><b>La mia famiglia e altri animali</b></a>" ho ritrovato mio figlio commosso fino alle lacrime per il dolore di doversi separare da Gerry e dagli altri meravigliosi personaggi che gli orbitano attorno, non potevo non mettermi immediatamente alla ricerca degli altri due capitoli della trilogia, come da lui esplicitamente richiesto con occhi gocciolanti.<br />
Rieccoci quindi a Corfù, pronti per proseguire lo straordinario viaggio attraverso la luminosa infanzia di quello che sarebbe poi divenuto, negli anni a venire, un noto naturalista e che per noi, pagina dopo pagina, diventa semplicemente Gerry, il ragazzino che, soperto di polvere e sudore, trascinandosi appresso una piccola squadra di cani ed una gran quantità di barattoli, si aggira per le stradine sterrate, talvolta sotto il sole, talvolta scivolando sotto l'ombra acquosa degli ulivi, osservando con stupore tutte le meraviglie che la natura gli srotola davanti, stagione dopo stagione.<br />
Premettiamo subito una cosa; se avete letto il primo libro e lo avete trovato lento, noioso, apparentemente priva di una trama con capo e coda, va da sè che anche in questo caso l'impressione che avreste è esattamente la medesima. Per accostarsi a questi libri - ed amarli - occorre entrare nell'ottica che si tratta di una raccolta (articolata in tre libri) di una serie di ricordi d'infanzia, nei quali, per via dell'indole tutta particolare del protagonista, molto spesso si indugia attraverso dettagliate descrizioni dei paesaggi o dei comportamenti animali, senza che, per molte pagine, nulla di significativo accada. Lo spirito con cui accostarsi a Durrell non è quello di una lettura che colpisca, o che sorprenda, o che smuova cose; è piuttosto l'atteggiamento di un viaggiatore lento, uno che voglia semplicemente essere trasportato, indugiare, osservare, annusare, assaporare.<br />
Per stessa ammissione dell'autore, nelle prime pagine de "L'Isola degli Animali", nella stesura del primo libro erano stati accuratamente selezionati una serie di episodi, ritenuti più significativi; nel secondo e nel terzo trovano dunque spazio tutti quei racconti che - ci dice Durrell - a suo malincuore era stato costretto a lasciar fuori, per meri motivi di "volume"; ecco dunque tante, nuove, piccole storie, deliziosamente incastrate come piccoli monili all'interno della poderosa struttura descrittiva che costituisce l'ossatura del romanzo. Qui le descrizioni sono costanti, intense, multisensoriali, tanto che - credo di averlo scritto già nella recensione al primo libro - ci si rende conto, chiudendo il libro, di aver vissuto una sorta di esperienza "extracorporea", quasi percependo sulla pelle polvere e sudore e nelle narici il profumo della terra indorata dal sole e dell'aria salmastra.<br />
Io, questo va detto, sono sempre stata amante delle descrizioni; mi ci immergo dentro, da amante quale sono dei "viaggi di carta ", e mi lascio andare, trama o non trama.<br />
Ci sono storie che non sembrano avere il vezzo di trasmettere messaggi nè di far vivere avventure, ma semplicemente di portarci fuori dal nostro mondo, in una piccola oasi lontana di pace; e certamente la trilogia di Corfù appartiene a questa preziosa categoria di libri.<br />
Nel secondo e terzo capitolo, dunque, osserviamo con serenità il susseguirsi delle stagioni, che fa da sfondo alla vita quotidiana dei pazienti e placidi isolani. Conosciamo gli aspetti talvolta più crudi della vita di campagna ( senza voler fare "spoiler", rimando al terzo volume, ed all'episodio in cui Gerry va a scegliere uno dei cuccioli appena nati dall'ossuta cagnetta di una vecchia contadina); entriamo in punta di piedi, da ospiti riguardosi, nelle usanze corfiote, assistendo ad un matrimonio ed addirittura ad un parto; sorridiamo con i tanti, piccoli equivoci che l'impaziente "fame di natura" di Gerry finiscono per suscitare, creando spesso attriti specialmente con il pungente Larry, fratello maggiore nonchè letterato, con la bizzarra tendenza ad invitare alla villa gli ospiti più improbabili, davanti allo sguardo paziente seppur esasperato della mamma.<br />
Volendo condensare in poche righe il succo del secondo e terzo libro, diciamo che forse qui abbiamo riso meno - anche se risate non ne sono mancate certamente, specialmente quando, nel terzo volume, la mamma decide di invitare per il tè l'ossequiosa rappresentante di una società per la protezione degli animali proprio quando, con l'aiuto dell'abile cacciatore Leslie, Gerry decide di procacciarsi una bella scorta di passeri per alimentare la sua nidiata di gufetti.<br />
In compenso, abbiamo avuto di nuovo - e forse anche più che nel primo volume - tanti spunti di riflessione, soprattutto attraverso i piccoli "spaccati" di società che Durrell con penna abile ci mostra, parlandoci tra le righe - nemmeno tanto velatamente - di omosessualità e di differenze razziali, e di come , si spera, ciò che un tempo scandalizzava adesso non dovrebbe farlo più, e di come, oggigiorno, si vada progressivamente appiattendo il divario tra le usanze di oriente ed occidente.<br />
Insomma, tre libri dal ritrmo lento e dal sapore certamente didascalico, per certi versi, che però offrono sorrisi e una visione multisfaccettata che ci consente, una volta chiuso e ritornati nel presente, di riflettere su ciò che siamo, e dove stiamo andando.<br />
Per il resto, una possente, meravigliosa trilogia piena zeppa di profumi, sapori, suoni, capace di strappare al presente il lettore che voglia lasciarsi andare, immergendolo in un mondo quieto, sonnolento, fatto di stagioni che si susseguono ciclicamente scandite dai ritmi di fioritura della natura; un mondo di api che ronzano, di pioggia che scroscia rumorosa, di gufi che solcano l'aria imbronciati, trasportati da ali silenziose, di orribili e fameliche creature acquatiche osservate con stupore attraverso un vetro, di acquitrini affollati di vita e silenziosi uliveti addormentati nella calura pomeridiana.<br />
Un mondo nel quale rimbrotta in lontananza l'eco di una guerra che inizia a sobbollire sotto il coperchio.<br />
Un mondo che, forse, da quella guerra non emergerà più uguale a prima.<br />
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<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
<br />
"Sul finire dell'estate c'era la vendemmia. Per tutto l'anno le vigne facevano parte del paesaggio, ma solo quando arrivava la vendemmia tornavano in mente tutti gli avvenimenti che l'avevano preceduta. Ti ricordavi com'erano d'inverno, quando le viti sembravano morte e stavano inerti come tanti pezzi di legno, ficcati in terra uno dopo l'altro, una fila dopo l'altra; e del giorno di primavera in cui per la prima volta avevi notato un piccolo splendore verde su ogni vite, quello delle foglioline delicate e ricce che si andavano aprendo. Poi le foglie diventavano sempre più grandi e pendevano sulle viti, come grandi mani verdi che si scaldavano al calore del sole. Dopodichè ecco apparire i grappoli, minuscoli grumi verdi su un gambo ramificato, che con la luce del sole gradualmente crescevano e si inturgidivano fino ad assomigliare alle uova di giada di qualche strano mostro marino."<br />
<br />Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-84874864584333226642019-04-08T12:00:00.000-07:002019-04-08T12:00:19.179-07:00FOLCO TERZANI - Il Cane, Il Lupo e Dio<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBZXYA2DJZTJAMIShwu6mApwrAlf8-ucXxIFw9dhoQai0ugQTVhGylMOPhxdARIhQCCSnayMgRqT3FO1DXk1V7CdbKc-7D8tucsPbr7nwuo6mbtnJe5_t2xpZrgZdHunSWyr0O4WDNod5M/s1600/TERZANI_canelupodio.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBZXYA2DJZTJAMIShwu6mApwrAlf8-ucXxIFw9dhoQai0ugQTVhGylMOPhxdARIhQCCSnayMgRqT3FO1DXk1V7CdbKc-7D8tucsPbr7nwuo6mbtnJe5_t2xpZrgZdHunSWyr0O4WDNod5M/s400/TERZANI_canelupodio.png" width="400" /></a><br />
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<b>DOVE: </b>non specificato, tra una grande città e le montagne boscose<br />
<b>QUANDO:</b> al giorno d'oggi<br />
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Ci sono libri che fanno, per citare Venditti, "dei giri immensi". Ecco dunque che una carissima amica, che pur avendo visto mio figlio solo due o tre volte pare averne perfettamente "captato" l'essenza, mi consiglia questo libro, che lei ha appena terminato, sostenendo che gli piacerà. Confesso di aver letto la trama, con un certo scetticismo riguardo al fatto che lui potesse capirlo; in ogni caso, fidandomi con tutto il cuore dell'istinto di lei, ecco dunque che gliel'ho proposto. Ed ecco dunque che lui lo divora in un'unica sera, avvolto nella luce calda della sua abat-jour, ed ecco che la mattina dopo, con gli occhi umidi (ahimè, ha ereditato dalla mamma oltre ai capelli indomabili pure la tendenza al luccicone ^_^ ) mi dice che è il libro più bello che lui abbia mai letto.<br />
Ed ecco che, concludendo, questo libro come era inevitabile finisce tra le mie mani, con la raccomandazione "mamma, leggilo, è bellissimo".<br />
Ammetto, prima di cominciare a snocciolare come sempre le mie impressioni con un flusso incontrollato, che non è il tipo di libro che mi avrebbe normalmente attratto. O meglio; è decisamente il tipo di libro che mi avrebbe chiamato a gran voce in un certo periodo della mia vita, quando digerivo ancora Hesse - eppure mi riprometto sempre di riaccostarmici adesso, con occhi maturi - e non disdegnavo tutti quei libri che, in modo più o meno aperto, strizzassero l'occhio ad una certa spiritualità. Ma in questa fase della mia vità, sarà l'età, saranno le mille cose da fare, sarà la continua stanchezza, è un genere letterario che ho temporaneamente accantonato, preferendo titoli che mi consentano semplicemente di viaggiare altrove con la mente, senza necessariamente trasmettermi dei messaggi.<br />
E' con questo spirito duplice, dunque - scetticismo da un lato, "core de mamma" dall'altro - che, valigia alla mano, mi sono avventurata in questo breve viaggio, che in poco più di un'ora mi ha portato dall'asfalto di una città distratta al folto di un bosco umido fin sulla vetta bianchissima di una montagna, in compagnia di un anonimo cane divenuto improvvisamente un randagio arruffato, e dell'affascinante branco di lupi che di lui decide di prendersi cura.<br />
È un libro particolare, un tantino naive e prevedibile in certi punti, che fatico forse a collocare (troppo complesso come testo "spirituale" da bambini, troppo semplice per gli adulti); un libro che, semplicemente, narra la sua storia a chi crede di volerla ascoltare.<br />
E pur non essendo riuscita a commuovermi fino alle lacrime come mio figlio - sarà l'età, che mi ha privato di quel velo di magia con cui lui sa ancora guardare le cose - non posso dire che non mi abbia coinvolto. Complici i meravigliosi acquerelli che illustrano il cammino fisico e mentale del Cane, mi sono sentita avvolta da quel mondo umido e lontano, sforzandomi di distaccarmi dal presente per tornare al passato lontano in cui noi, piccoli e spauriti nella nebbia, affrontavamo i terribili e potenti spettacoli naturali con un timore reverenziale, costruendo attorno ad essi la nostra idea del "Divino".<br />
Ecco, la chiave di lettura per gli adulti che si accostano a questo libro è forse semplicente questa; interrogarsi - da credenti o da atei, poco importa - sul senso della divinità, sul perchè l'Uomo ne abbia sentito il bisogno e su come il progresso ed il conseguente allontanamento dell'Uomo dallo splendore terribile della Natura abbia in parallelo spogliato il divino dalle sue manifestazioni primordiali, spostando il focus sulle relazioni tra gli uomini anzichè sui suoi bisogni elementari.<br />
Una storia odorosa di terra, silenziosa come un bosco solcato dalle quiete falcate dei lupi, gorgogliante di ruscelli ghiacciati e intrisa dell'umido respiro della nebbia, destinato tutto sommato a sollevare interrogativi in coloro che scelgano di accostarvisi con la giusta predisposizione d'animo.<br />
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<b>UN ASSAGGIO</b>:<br />
<br />
"Soffiava un vento nuovo che veniva dal nord. Portava l'odore di boschi d'abete e di neve. Il Cane lo sentiva quando chiudeva gli occhi. La neve non era ancora arrivata ma gli alberi si preparavano a modo loro al freddo, cambiando il colore degli abiti e poi svestendosi completamente. Il bosco era pieno del fruscio delle foglie che cadevano".Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-13240984090145689032019-03-20T06:51:00.000-07:002019-03-20T12:20:20.073-07:00ANTONIO TABUCCHI -L'Angelo Nero<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjARwGL6Fbw9eJTmm5ikjLKtcGyIm0Ou5EO2Z2l6H2qJA2hBS3fnTR_UZpePHK_NYSIumCVxLaQQcmCwNOfxBuNnv8q1rGTgoNFKMM9iGsZHqTNjc8oqa8hiKNYJ1_YNQg5rAwR2IxU5DX9/s1600/20190314_094225.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="900" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjARwGL6Fbw9eJTmm5ikjLKtcGyIm0Ou5EO2Z2l6H2qJA2hBS3fnTR_UZpePHK_NYSIumCVxLaQQcmCwNOfxBuNnv8q1rGTgoNFKMM9iGsZHqTNjc8oqa8hiKNYJ1_YNQg5rAwR2IxU5DX9/s400/20190314_094225.jpg" width="225" /></a></div>
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<b>DOVE:</b> Tra Italia e Portogallo, principalmente</div>
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<b>QUANDO:</b> in diversi tempi, tra gli anni'40 e gli anni '70</div>
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Ecco l'ennesima piccola raccolta di racconti in cui mi imbatto, e che finiscono per farmi dire "Sì, a me il racconto come genere è poco congeniale, ma..." .Spulciando anche qui, tra i post inseriti del blog nel corso degli anni, in più occasioni ho iniziato una recensione con questa premessa; diciamo che, tendenzialmente, il racconto breve riesce poco ad entusiasmarmi a meno che la storia non abbia una decisa tinta - o perlomeno, un certo retrogusto - surreale, inquieto, anomalo.<br />
Nel caso di Tabucchi, diciamo pure che le sei piccole storie qui narrate - con quel suo stile magistralmente concreto, capace di evocare immagini e sensazioni con la potenza di una fotografia - più che anomale e inquiete sono decisamente amare, ombrose, angoscianti. Racconti che si sposano perfettamente con questo grigio assaggio di primavera, coi cieli color cemento e l'umidità che pare infiltrartisi fin dentro le ossa.<br />
Storie che prendono l'avvio da una luminosa passeggiata domenicale, o da una cena tra amici, parlando di vino e poesia, in un appartamento portoghese, o in in una mattinata piovosa, nella sicura e ordinata casa di una ricca famiglia toscana, e che ben presto sfumano in un tono grigiastro, dietro le righe della storia se ne intravedono altre, si accennano, quasi bisbigliando, strani eventi, l'aria si fa rarefatta, ci stringe la gola in un nodo mentre ci rendiamo conto che qualcosa non quadra.<br />
Di queste storie, dico subito, ho faticato ad accettare la conclusione, non sempre immediata, anzi; sembrano quasi restare sospese, senza che mai esplicitamente l'autore ci dicesse apertamente come sono andate le cose, ma lasciando a noi, alla nostra sensibilità, il compito di dipanare la questione, aggiungendo ad uno ad uno i tasselli del puzzle.<br />
Racconti diversi, protagonisti diversi, luoghi e tempi diversi ( nel Portogallo del 1969, ad esempio, o nell'Italia del primo dopoguerra), legati indissolubilmente però da un unico, solido filo conduttore; quell'inquietudine, quel malessere, quel lato oscuro che sembra affiancare come una maledizione la storia dell'uomo, costringendolo, secolo dopo secolo, ad assecondare i suoi impulsi violenti. Lato Oscuro che, come avviene spesso nella vita reale, non è nulla di sovrannaturale, nulla di spirituale, nulla di demoniaco ma piuttosto una delle sfaccettature del nostro essere umani.<br />
In questi racconti, Tabucchi delinea l'impronta di questo angelo nero, che accompagna la storia dell'uomo, con brevi pennellate ombrose, dietro le quali si intravedono nitidi i contorni di alcuni degli aspetti più crudi della nostra storia. Notti inquiete. Sotterranei dalle pareti imbrattate di sangue. Auto scure, guizzanti lungo le strade umide, portando nel ventre tre giovani impauriti. Volti aspri, sorrisi taglienti. Pistole che luccicano attraverso un finestrino.<br />
Storie che lasciano addosso un'ansia appiccicosa, gocciolante, vischiosa come pece. Un vago senso di soffocante inquietudine, per certi versi simile a quello che mi ha lasciato addosso <b><a href="http://metedinchiostro.blogspot.com/2018/05/jose-saramago-cecita.html" target="_blank">Cecità</a> </b>di Saramago (anche se lì il senso di soffocamento era più netto).<br />
Una splendida riflessione su come il male sia insito in noi, nella nostra storia, nel nostro animo. Di come certe storie restino sospese sull'abisso, di come non sempre ci sia un lieto fine, di come sarebbe bello poter imputare ciò che va male a delle entità demoniache, mentre siamo solo e soltanto noi i responsabili delle nostre più sordide pulsioni, del Male, del dolore.<br />
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PS: su Le Cartoline di Mete d'Inchiostro propongo invece una breve riflessione su un personaggio letterario (femminile) da me molto amato.. per chi volesse, questo il link al post.<br />
<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
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"Potrebbe essere un'idea sedersi a un caffè di piazza Dante, c'è una pasticceria con una spianata di tavolini all'aperto, davanti a un botteguccia che si chiama 'La Rapida' e dove si riparano borse e scarpe, a quest'ora ci sono sempre clienti che prendono il gelato e il caffè, oggi con questa bella giornata saranno venuti fuori anche i vecchietti sempre col cappello, sputano spesso, giocano a carte, ogni tanto borbottano frasi quasi incomprensibili e parlano con gli altri come se parlassero fra sè e sè, è il loro modo di comunicare chissà cosa a chissà chi, loro sono l'ideale per continuare una frase come quella che ha appena raccolto, vediamo cosa puoi mettere assieme."<br />
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<br />Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-8329268227118305022019-03-13T03:32:00.000-07:002019-03-13T06:57:20.760-07:00ROBERTO CALASSO - Le Nozze di Cadmo e Armonia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjp2S1Eux7Aro6u23PRi9s58wuWlJc6k0MK6-dCn3DXKyYzj1hZTczP72Eb4iPZsdOUfCtxxE7tHhiIO_cYhHlFJAY67KnkQA1A1_CnKpCcU1GESZhfOEbX-A9EAnmTWqPQFjAhcTOQYgEb/s1600/CALASSO_Cadmo+e+Armonia.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjp2S1Eux7Aro6u23PRi9s58wuWlJc6k0MK6-dCn3DXKyYzj1hZTczP72Eb4iPZsdOUfCtxxE7tHhiIO_cYhHlFJAY67KnkQA1A1_CnKpCcU1GESZhfOEbX-A9EAnmTWqPQFjAhcTOQYgEb/s400/CALASSO_Cadmo+e+Armonia.png" width="400" /></a></div>
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<b>DOVE e QUANDO</b>: Grecia classica, ed anche prima.<br />
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Chi, come me, ha un percorso di studi classico, non può evitare che quegli autori, quei miti, quei versi, quegli eroi , quel mondo gli resti appiccicato addosso. Nel mio caso, un amore che è sbocciato tardivamente, a ridosso della maturità, quando - vuoi per incipiente nostalgia per il Liceo che si avviava alla sua naturale conclusione, vuoi per l'incontro con una prof straordinaria, piena di passione per gli autori latini e greci - quelle che fino ad allora erano state semplicemente delle pagine da studiare, archiviandole dietro le spalle diligentemente con il migliore dei voti possibili, hanno incominciato ad essere qualcosa di più. Hanno iniziato a prendere vita, ed a parlarmi.<br />
Va da sè che negli anni successivi, quando il percorso universitario ha virato in maniera netta verso una formazione tecnica e scientifica, ho iniziato a leggerli, e rileggerli con occhi nuovi. Ed uno dei primi libri che mi procurai, e che sto rileggendo ora in questa fase di recupero di piccole perle dalla mia biblioteca, è stato questo piccolo saggio (400 pagine o poco più) di Roberto Calasso che ci conduce, in una breve ma esaustiva carrellata attraverso quello che è stato il cuore, in un certo senso, della Grecia classica: il suo straordinario, prolifico, multisfaccettato universo mitologico e sacro, strettamente intrecciato passo dopo passo con lo sviluppo storico e politico della civiltà che, per molti versi, ha dato l'innesco allo sviluppo dell'Occidente come oggi lo conosciamo.<br />
Si parla di Mitologia, dunque, ma non solo; qui, in questo viaggio impegnativo ( non è certo una lettura mordi e fuggi da ombrellone) ma estremamente coinvolgente, veniamo guidati in un continuo parallelismo tra il Mito - anzi, in molti casi le molte versioni di uno stesso mito - e la storia, tra il culto e la politica, dai primi albori del mondo greco fino allo sfolgorante dualismo corpo-mente tra Sparta ed Atene ( anche se, scopriremo in questo saggio, dietro l'apparente fisicità estrema di Sparta si nascondeva molto altro, sotto il profilo politico).<br />
Pur non essendo un testo narrativo in senso stretto, poichè alterna alla narrazione dei singoli miti una serie di nozioni storico-filosofiche, è comunque un testo che si fa leggere, se ci lasciamo trasportare indietro nel tempo e nello spazio senza preconcetti e senza timore di accostarci ad un saggio.<br />
Perchè lì, in quel mondo verde e quieto, dove tutto in natura sembra avere un suo riflesso ed una sua storia mitologica, dove dietro alla potenza ruggente del mare color lapislazzulo, dietro la folgore che talvolta incendia improvvisa un tronco, dietro il vento impetuoso, dietro il sole splendente sopra gli ulivi grigiastri, dietro ogni cosa si intravede l'occhio capriccioso delle divinità più umanizzate che probabilmente l'uomo sia mai stato in grado di concepire, li, dicevo, ha avuto inizio tutto.<br />
La Democrazia. Gli interrogativi dell'uomo sul senso della vita, e sul suo ruolo nell'universo. Lo studio della Storia. La Ricerca Scientifica. La Poesia. Tutto ciò che, secolo dopo secolo, ha contribuito a far crescere l'occidente ha avuto origine lì, tra quelle montagne spigolose a picco sul mare, tra le onde e lo stormire degli uccelli sopra i tetti scintillanti dei templi.<br />
Leggere Calasso significa intraprendere un viaggio che richiede una certa attenzione, un pizzico di concentrazione, un minimo di curiosità nell'andarsi occasionalmente a ricercare tutti quei rudimenti storici che abbiamo studiato magari alle elementari ed abbiamo poi obliato nelle nostre menti sovraccariche di informazioni. Un viaggio che lascia respirare la mente, dopo qualche pagina di allenamento, facendola continuamente oscillare tra storia, filosofia e mito, portandoci a visitare antichi luoghi di culto che ci appaiono così come apparivano all'epoca, nel silenzio ombroso della natura, nella gestualità placida e ripetitiva dei sacerdoti, nel fiammeggiare rosso del sangue sacrificale - imprescindibile da qualunque forma di culto dei nostri antenati.<br />
Difficile anche tracciare in poche righe una trama lineare; dirò piuttosto che qui, spezzettato in decine e decine di piccoli frammenti, come ritagli di specchio ciascuno dei quali rimanda una sua parte di immagine, ricostruiamo passo dopo passo il cammino dell'uomo verso la ricerca della propria identità, attraverso i miti che, negli anni, si è costruito per dare un senso alla propria esistenza.<br />
Un testo che non è per tutti, probabilmente, ma che se amate la storia classica e la mitologia troverete senz'altro stimolante. Perchè al di là delle nozioni e degli aneddoti, come inevitabilmente accade quando ci troviamo faccia a faccia con la storia o la mitologia - che a ben guardare finiscono sempre per correre in parallelo - il racconto di quegli aneddoti apre poi la mente a decine e decine di spunti di riflessione.<br />
Come con la nascita di Atena, partorita dalla mente di Zeus, potente e armata proiezione di una razionalità che potrebbe finire per scardinare il mito stesso (non a caso, la sua nascita era attesa con timore profondo ed altrettanta reverenza da tutto l'Olimpo, poichè preceduta da una profezia che la annunciava come colei che avrebbe sconfitto il proprio padre).O come nel dualismo tra Sparta ed Atene - fisicità dirompente e guerriera da un lato, dialogo e riflessività dall'altro, dove possiamo andare a ricercare tanti parallelismi con ciò che siamo noi oggi.<br />
E, soprattutto, in quelle irresistibili divinità che si affollano sull'Olimpo, invidiando ai mortali la loro stessa mortalità, vivendone le emozioni amplificate mille volte, seguendone le vicende piccole apportando il loro aiuto o colpendoli con ostinata cattiveria, talvolta secondo il capriccio, splendida proiezione dell'essenza stessa dell'uomo, profondamente imperfetto seppure capace di cose grandiose.<br />
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PS: su <b><a href="https://cartolinedimetedinchiostro.blogspot.com/2019/03/messaggi-in-bottiglia-cuore.html" target="_blank">Le Cartoline di Mete d'Inchiostro</a></b> proviamo invece a parlare del messaggio per certi versi attuale del classico di tutti i classici.. sono curiosa di sapere se anche altri lettori la pensano come me, in merito ^_^.<br />
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<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
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"Erano una compagine di piccoli stati nemici, o tiepidamente amici. Ma pensarono di avere, tutti insieme, qualcosa da difendere: tò Hellenikon, la "cosa greca". Non si preoccuparono di definirla, perchè la conoscevano benissimo. Non erano palazzi dagli alti soffitti, nè guardie schierate, nè ministri deferenti, nè oro. Ma una certa asciuttezza nel tratto, come fra atleti che usano confrontarsi nella velocità e nella bellezza del corpo, e null'altro. Forse anche per questo, a differenza dei barbari, e anche dei barbari imperiali, i Greci si mostravano nudi. C'era anche qualcos'altro a cui i Greci, e soltanto i Greci, tenevano: uno spazio vuoto, assolato, polveroso, dove scambiare le merci e le parole. Un mercato, una piazza.<br />
<br />Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-5467800881664638132019-02-15T09:12:00.000-08:002019-02-15T09:21:09.575-08:00DI EMOZIONI E DI LIBRI RITROVATIIl post di oggi è un po' diverso dai miei soliti viaggi; stavolta, infatti, vorrei raccontare una storia.<br />
Anzi, due.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGJUQfu-wSofbEcJ1e2gUx7i7Wfc0ZE5By5yosz5lrAF9YfyrynCq83UralmMcN94rPGGpwFmdsQaCaL16tp9Jwmffe_DhZp-LOUhjhy2JTErpuC4KHb55xklTcBa09oT9mDqBCB3f3Bt-/s1600/libriritrovati.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGJUQfu-wSofbEcJ1e2gUx7i7Wfc0ZE5By5yosz5lrAF9YfyrynCq83UralmMcN94rPGGpwFmdsQaCaL16tp9Jwmffe_DhZp-LOUhjhy2JTErpuC4KHb55xklTcBa09oT9mDqBCB3f3Bt-/s320/libriritrovati.png" width="320" /></a></div>
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La prima storia è quella di un bambino che, come la sua mamma, ama leggere. Nella sua cameretta, negli anni, ha preso forma una piccola biblioteca personale, ed oltre a quella usufruisce con la voracità di un lettore appassionato anche della biblioteca scolastica. Spesso scende dallo scuolabus immerso nella lettura dell'ultimo libro preso in prestito, rischiando di ruzzolare giù dagli scalini; libri di narrativa, libri di mitologia, libri sugli animali. Ed ecco che, un giorno, torna a casa con un libro che nel mese successivo si porta appresso ovunque vada, sfogliandolo a colazione, nel pomeriggio mentre guarda i cartoni animati e la sera, nel suo letto, addormentandosi spesso a faccia in giù tra le sue pagine. E' un libro che non tutti i bambini apprezzerebbero, "I Grandi Fotografi di Natura" del National Geographic; ma per lui, che oltre alla lettura adora la natura e gli animali, è stato un colpo di fulmine.<br />
Al punto che, a malincuore,terminato il mese a sua disposizione lo riporta in biblioteca, chiedendo però alla mamma che, come regalo di fine anno scolastico, possa averne una copia. Apparentemente, una richiesta facile da soddisfare; peccato che - scopre ben presto la mamma - il libro in questione sia fuori stampa da qualche anno. Nessuno riesce a reperirne una copia, apparentemente. Eppure, sarebbe così bello poter accontentare quel bambino! La mamma ce la mette tutta, ma sta per gettare la spugna, finchè...<br />
<br />
La seconda storia è quella di una bambina che, negli anni '80, aveva un libro di racconti che amava con tutto il cuore. Un libro di racconti inconsueti, diversi dalle solite favole classiche - che pure lei aveva letto, riletto e adorato - con personaggi sui generis. Un bambino che decide di piantare il nonno per avere un albero di nonni, per dirne una. Oppure, una bambina che scopre uno strano mondo al di là della parete della sua cameretta. O di un piccolo fantasma. Storie così, brevi, imbevute di fantasia. Un libro che le aveva regalato il suo amatissimo nonno, e che lei leggeva e rileggeva; finchè, in occasione di un trasloco, non svanì nel nulla assieme ad altri giocattoli e libri che affollavano la sua cameretta - ne aveva davvero tanti, ad essere onesti, questa bambina - e che anch'essi furono "misteriosamente" inghiottiti dal nulla. Inutile dire che la mamma della bambina non ne sapeva niente; ed inutile dire che la bambina passò gli anni successivi a cercarlo ovunque, invano; finchè...<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw8Ue1A5kRj46Ja1cadE4Iw2PuS2rnHzjB82cnWgNAk7VyYPnY33-oCvwinHkE6WYNl7dT5B8U_tU8GtAQQFH-2lgZgP3L9l1jdo1O20uE7KQc1jeQzBkyQmVyJZ1Nwvo6vYVtc2SWLLuG/s1600/libriritrovati_2.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw8Ue1A5kRj46Ja1cadE4Iw2PuS2rnHzjB82cnWgNAk7VyYPnY33-oCvwinHkE6WYNl7dT5B8U_tU8GtAQQFH-2lgZgP3L9l1jdo1O20uE7KQc1jeQzBkyQmVyJZ1Nwvo6vYVtc2SWLLuG/s400/libriritrovati_2.png" width="400" /></a></div>
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Sì, finchè. Perchè queste due storie, che forse in altri tempi - senza internet - sarebbero terminate qui, hanno avuto un esito felice. Perchè in entrambi i casi (tramite Amazon nel primo, e tramite eBay nel secondo) c'era anche, a chilometri e chilometri di distanza, un libraio che gestisce un negozio di libri usati. Sia il primo che il secondo libraio erano su, al Nord Italia; e senza internet nè la mamma del bambino nè la bambina degli anni '80 diventata adulta avrebbero mai avuto modo di sapere che invece, una copia del libro che cercavano era disponibile. A voler essere romantici, lettori e libri in questione non avrebbero mai potuto incontrarsi. E invece..... e invece una e-mail, una prepagata, un poco romantico corriere sudato e frettoloso, un pacco anonimo col suo involucro di cartone ed ecco che la storia prende forma, si avvia al suo lieto fine in cui il bambino - e la bambina divenuta adulta - scartano, sfogliano si emozionano.<br />
E il senso? Il senso di questo sproloquio, vi chiederete, qual è? Onestamente voglio sperare che coloro che amano davvero leggere, ed amano i libri come tali, lo abbiano capito senza doverlo spiegare. Che riescano a percepire l'emozione di avere fra le mani, dopo oltre trent'anni, un libro creduto ormai perduto. O di regalare ad un bambino la copia di un libro che gli avevate detto essere irreperibile.<br />
Il senso è semplicemente quello di condividere una piccola emozione, anzi, DUE piccole emozioni da lettore.<br />
Oltre, naturalmente, ringraziare le due librerie che l'hanno reso possibile; <b><a href="https://librigialetti.weebly.com/" target="_blank">Dedalo Bosio Libri (Torino)</a> </b>e <b><a href="https://www.bergogliolibri.it/libri-antichi/informazioni-libreria-0057128.html" target="_blank">Bergoglio Libri (Rivalba, TO)</a></b>.<br />
È grazie a loro, alla loro passione per il libro come oggetto, alla loro intuizione di portare una piccola attività in rete, che noi, nel nostro piccolo, abbiamo avuto un lieto fine. ^_^Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-78940570118093014772019-02-02T08:10:00.000-08:002019-02-02T10:07:51.798-08:00GERALD DURRELL - La mia Famiglia e Altri Animali <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1nS9AEbQsKuyfhKyO6w-H9FxXXoDhIW7St_Fo2yps6visDe4ZyOL4U1mUfYpZoeTkqYYaNhofd7sJn0HODRJBKjtCfj7Rhkft4y_OdTG6BoOLKcb_WwtdbAEAPgiZlrSppdLaWPlbo2hJ/s1600/DURRELL_famiglia.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1nS9AEbQsKuyfhKyO6w-H9FxXXoDhIW7St_Fo2yps6visDe4ZyOL4U1mUfYpZoeTkqYYaNhofd7sJn0HODRJBKjtCfj7Rhkft4y_OdTG6BoOLKcb_WwtdbAEAPgiZlrSppdLaWPlbo2hJ/s400/DURRELL_famiglia.png" width="400" /></a></div>
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<b>DOVE:</b> Corfù, Grecia<br />
<b>QUANDO:</b> anni '30<br />
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Anche ora che mio figlio maggiore è grande (quest'anno compirà dieci anni, il tempo vola), abbiamo mantenuto l'abitudine di leggere alcuni libri insieme. Non so bene in base a quale criterio lui scelga di affrontare alcune storie da solo, avvolto nella luce giallastra della sua abat-jour e quali invece ritenga siano più idonee ad essere lette ad alta voce; fatto sta che di tanto in tanto ci sforziamo di ritagliarci questi piccoli momenti, che lui a quanto pare continua a gradire, nonostante ormai da parecchi anni sia perfettamente in grado di leggere da solo ( per chi volesse, <a href="https://cartolinedimetedinchiostro.blogspot.com/2019/02/come-nasce-un-lettore-leggere-ai-bambini.html?m=1" target="_blank"><b>qui</b></a> ho dedicato un post proprio all'importanza di leggere anche ai bambini grandi; sarei curiosa di avere altre opinioni.. ^_^ )<br />
C'è stato Willy Wonka, in primis; poi, tre libri e mezzo della saga di Harry Potter. Poi, Sepulveda, con la sua serie di libri dedicati all'amicizia (dalla Gabbianella e il Gatto in poi).<br />
E adesso, appunto, Durrell.<br />
Gli ho regalato questo libro ricordandomi di quanto mi fosse piaciuto, da bambina, ed immaginando che si sarebbe facilmente immedesimato in questo suo coetaneo del secolo scorso, appassionato come lui di natura e con una spiccata, travolgente voglia di scoprire il mondo; ed ammetto di essermi quasi commossa quando lui, con fermezza, ha deciso che lo avremmo letto insieme.<br />
Talvolta soli, io e lui, talvolta con la compagnia della sorella, mentre allattavo, abbiamo dunque intrapreso il viaggio che tutti, una volta nella vita, dovrebbero fare: quello nell'infanzia di un grande naturalista, e più nello specifico nei cinque luminosi, entusiasmanti anni da lui trascorsi nello splendore di una Corfù selvaggia e lontana anni luce dalla grigia e umida Inghilterra che i Durrell si lasciano alle spalle.<br />
Una storia d'altri tempi, certo. Una madre sola che può permettersi di partire armi e bagagli con i suoi quattro figli (tre maschi ed una ragazza) approdando dopo un lunghissimo viaggio in un mondo romanticamente caotico, dai ritmi talvolta sonnolenti, odoroso di sole e salsedine, cordiale e accogliente come solo le terre bagnate dal Mediterraneo, nelle sue varie sfaccettature, sanno essere.<br />
Una famiglia atipica, bizzarra, dai tratti talvolta caricaturali, con una mamma affettuosa, dolcemente paziente, un tantino svampita e quattro figli ciascuno con il proprio carattere e le proprie ossessioni. Margot, adolescente bellissima e ossessionata dalla cura di sè; Larry, fratello maggiore ed in quanto tale col peso sulle spalle dell'essere per certi versi l'uomo di casa, letterato assennato fino a rendersi pedante e noioso; Leslie, rude ed appassionato di caccia, ed il piccolo Gerry, appunto, carico di tutto l'entusiasmo dei suoi dieci anni verso quel mondo nuovo e splendente.<br />
<br />
Lui, che un giorno sarà quel <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Gerald_Durrell" target="_blank"><b>Gerald Durrell</b></a> che fonderà la Durrell Wildlife Conservation Trust, dedicando la sua vita allo studio ed alla conservazione della biodiversità, ci accompagna nelle sue lunghe, oziose eppur pienissime giornate di scorribande attraverso l'isola e le sue meraviglie, con la compagnia del fedele cane Roger e dei tanti, straordinari personaggi che lo affiancheranno in questa esperienza, dal bizzarro Spiro, che li prende sotto la sua ala protettrice assistendoli nei loro primi passi in terra greca, fino ai tanti precettori che si occuperanno di imbrigliare l'entusiasmo di Gerry affiancando alle sue scorribande sul campo un'educazione più tradizionale e teorica.<br />
Il mondo in cui ci accompagna è un mondo meravigliosamente ricco di profumi intensi, di colori, di ronzare di insetti nei sonnolenti pomeriggi estivi e di inverni piovosi che tingono il mare di un blu plumbeo. Di piccole pozze d'acqua trasparente, che come scrigni di vetro custodiscono meravigliosi mondi in miniatura. Di mare azzurro venato di spruzzi color panna là dove si infrange sugli scogli. Di muretti di pietra scottati dal sole, uliveti che chiazzano d'ombra la terra brulla, fichi succosi addentati direttamente sotto la pianta. Di sentieri polverosi che si perdono nel frinire assordante delle cicale.<br />
Di tante straordinarie creature che, ben presto, malgrado le proteste di Larry, finiranno per entrare a far parte della famiglia, occupando man mano gli spazi comuni delle tre case che li vedranno, nel corso degli anni, come residenti. Tartarughe, gufi, mantidi, perfino un enorme e ostile albatros: il mondo di Gerry è quello di un naturalista d'altri tempi, che anzichè osservare sul campo cattura, ingabbia, addomestica; ma siamo pur sempre negli anni '30, e bisogna essere indulgenti verso una visione dell' "essere naturalisti" che negli anni si è evoluta lentamente.<br />
Una storia forse più descrittiva che d'azione, in cui poco accade dal punto di vista della trama ma molto, moltissimo se anzichè attendere eventi clamorosi e colpi di scena ci lasciamo coinvolgere dalle atmosfere, dalle emozioni, dalle descrizioni talmente minuziose che pare di sentire nelle narici l'odore dell'erba secca scaldata dal sole.<br />
Matteo l'ha adorata al punto tale da commuoversi fino alle lacrime quando abbiamo finito, come accade ai lettori veri, quando incontrano un libro capace di coinvolgerli a tal punto che, nel chiuderli, si ha la sensazione di salutare dei cari amici. Con loro ha spesso sorriso, si è emozionato, ed insieme abbiamo spesso finito per cercare su google le immagini degli insetti che Gerry catturava e che credevamo di non conoscere, dalle <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Tipulidae" target="_blank"><b>tipule</b></a> alle <b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Cetonia_aurata" target="_blank">cetonie</a></b>.<br />
Per lui, Gerry, Larry e gli altri sono diventati questo: amici carissimi coi quali si è condiviso un viaggio straordinario, che ti verrebbe voglia di intraprendere di nuovo, ancora e ancora.<br />
<br />
Ed ammetto anche io che, sera dopo sera, capitolo dopo capitolo, l'effetto era quello di riemergere da una sorta di tunnel spazio temporale, ritrovandomi smarrita in una cameretta buia, con la piccola abat-jour di ikea accesa, laddove fino ad un'istante prima mi sembrava di camminare su un sentiero pietroso perso tra gli uliveti.<br />
<br />
<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
<br />
"La primavera si immerse lentamente nei lunghi, caldi, assolati giorni d'estate tutti canori di cicale, stridule ed eccitate, che facevano vibrare l'isola coi loro gridi. Nei campi il granturco cominciava a gonfiarsi, mentre le seriche barbe, da castane si facevano di un biondo color burro; quando strappavi via l'involucro di foglie e piantavi i denti nei chicchi perlacei, il succo ti sprizzava in bocca come fosse latte. Sulle viti l'uva pendeva in piccoli grappoli macchiettati e caldi. gli ulivi sembravano piegarsi sotto il peso dei loro frutti, gocce levigate di giada verde tra le quali friniva il coro delle cicale. Negli aranceti, tra le foglie scure e lucenti, i frutti cominciavano a colorirsi, come se una vampata di rossore si spandesse sulle loro verdi pelli butterate."<br />
<br />
<br />Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-91620997447392441762018-12-06T02:28:00.000-08:002019-01-29T03:20:39.500-08:00DINO BUZZATI - La boutique del mistero<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4tg00orLSIZXVG69dHFh6VbNJpHwRvPMQ0cpxx1v-0PnLTNP6I80dzGn4A5-qJ3NaJQ_LJIQ0z3NMiaxzv49ah_NkzoKP5bu3zg0A7jo5BSNXVvocGAZ_xEQd4sNTgYczQKlVZzE1H2hM/s1600/BUZZATI_boutique.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4tg00orLSIZXVG69dHFh6VbNJpHwRvPMQ0cpxx1v-0PnLTNP6I80dzGn4A5-qJ3NaJQ_LJIQ0z3NMiaxzv49ah_NkzoKP5bu3zg0A7jo5BSNXVvocGAZ_xEQd4sNTgYczQKlVZzE1H2hM/s400/BUZZATI_boutique.jpg" width="400" /></a></div>
<b>DOVE: </b>Italia<br />
<b>QUANDO: </b>in diversi tempi, tra gli inizi del secolo scorso e gli anni '50.<br />
<br />
Ancora a casa in maternità, continuo a sfruttare le lunghe sedute di allattamento per leggere ^_^ ; ed ho approfittato, tra le altre cose, per recuperare un autore dallo stile straordinario, scoperto ahimè troppo tardi.<br />
Dino Buzzati è stato per anni solamente un nome allineato tra gli altri nomi su un piccolo scaffale a casa dei miei nonni - la libreria adiacente a quello che era stato il letto di mio padre da bambino, la stessa libreria a cui io mi affacciavo con curiosità infantile, innamorata com'ero dei libri e degli straordinari viaggi che essi contenevano, silenziosamente nascosti fra le pagine.<br />
Dicevamo, dunque, <b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Dino_Buzzati" target="_blank">Dino Buzzati</a></b>. Poliedrico personaggio letterario, definito "il kafka italiano", autore straordinario rimasto ahimè accantonato, sebbene il suo stile e le atmosfere delle sue opere lo rendano tuttora godibile ed affascinante. Rimando come sempre a Wikipedia per approfondirne la vita e gli aspetti professionali; per quanto mi riguarda mi limito qui, come di consueto, a proporre una piccola proposta di viaggio ^_^, per coloro i quali volessero conoscerlo.<br />
Tanti i titoli possibili; personalmente consiglio di iniziare da qui, da questa piccola raccolta di racconti brevi dal sapore surreale, talvolta amaramente ironico,spesso inquieto. Ben trentuno storie brevi, trentuno piccoli viaggi che in un certo senso mi hanno richiamato alla mente<b><a href="https://metedinchiostro.blogspot.com/2017/10/ray-bradbury-paese-dottobre.html" target="_blank"> Paese d'Ottobre</a></b> di Bradbury, con le loro atmosfere continuamente sospese a metà tra concreto e fantastico. Qui, con il suo stile dal sapore vintage ma dalla prosa diretta, semplice, dal grande impatto descrittivo, veniamo condotti per mano attraverso piccoli spicchi di un'Italia scomparsa: talvolta, in un mondo contadino ancora pregno di superstizioni (leggete per esempio Il cane che ha visto Dio; deliziosa e incredibilmente moderna descrizione di come talvolta la fede religiosa possa sfociare in risvolti amaramente ridicoli ), altre volte, nelle grandi metropoli ancora in fieri, in una fiera e decadente borghesia ancorata saldamente alle sue sciocche convenzioni, come in " Eppure battono alla porta".<br />
Insomma, viaggiamo attraverso i tanti aspetti di un' Italia antica, sempre su quel filo sottile che separa la realtà dall'irrealtà, in una sorta di bruma nebbiosa che confonde i contorni delle cose finendo per smarrirci. In "Sette piani", ad esempio, veniamo rinchiusi in quella che appare una luminosa ed affidabile clinica, per ritrovarci poi invischiati in una storia claustrofobica ed angosciosa. In "Lo scarafaggio" veniamo invece trasportati in un appartamento cittadino come tanti, nel quale però in una notte silenziosa qualcosa di inquietante comincia ad aleggiare. Con "I Santi" veniamo poi trasportati al di fuori del tempo e dello spazio, in un piacevole paradiso in cui i santi che veneriamo vivono placide esistenze da impiegati - anche qui, una storia deliziosamente ironica sulle nostre esistenze piccole di uomini miseramente attaccati alle superstizioni. E ancora, in "Qualcosa era successo", di nuovo veniamo trasportati in una storia in cui l'angoscia va crescendo, rinchiusi in un treno che sferraglia correndo verso l'Italia meridionale.<br />
Insomma, piccoli mondi racchiusi in poche pagine, ciascuno con la sua atmosfera, ciascuno con il suo sapore preziosamente "vintage" ciascuno con un messaggio senza tempo. Perchè lì, in quelle pagine, in quelle storie apparentemente scollate da ciò che è reale, Buzzati racconta noi, gli uomini di oggi come quelli di ieri, con le nostre convenzioni sociali, le nostre paure, soprattutto con la nostra fede religiosa che finiamo spesso per sfumare nella cieca superstizione. Ci sono le nostre paure, le inquietudini che celiamo nei meandri del nostro animo e che la mente gioca a tirar fuori quando, nel sonno, diventiamo più vulnerabili. Ci sono le nostre domande sul senso del nostro affannarci attorno alle piccolezze della vita, ci sono i nostri rancori covati per anni e la nostra struggente materialità.<br />
Un autore che ha assolutamente ancora tanto, tanto da raccontarci.<br />
<br />
PS: Per chi volesse, invece, <b><a href="https://cartolinedimetedinchiostro.blogspot.com/2018/12/piccole-riflessioni-sul-mondo-dei-book.html" target="_blank">qui</a> </b>ci interroghiamo sul senso dei lit-blog, sull'onda di un <b><a href="http://alberidalibro.blogspot.com/2018/10/nuovi-bookblog-da-seguire-cercasi.html" target="_blank">vecchio post</a> </b>degli Alberi da Libri... <br />
<br />
Aggiornamento post 29/1/2019: ci tengo a segnalare su La Repubblica di ieri, un bellissimo <a href="https://www.repubblica.it/le-storie/2019/01/27/news/dino_buzzati-217621377/" target="_blank"><b>articolo</b></a> su questo autore, per tutti coloro che volessero approfondirne la conoscenza...<br />
<br />
<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
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"Era sera e la campagna già mezza addormentata, dalle vallette levandosi lanugini di nebbia e il richiamo della rana solitaria che però subito taceva (l'ora che sconfigge anche i cuori di ghiaccio, col cielo limpido, l'inspiegabile serenità del mondo, l'odor di fummo, i pipistrelli e nelle antiche case i passi felpati degli spiriti), quand'ecco il disco volante si posò sul tetto della casa parrocchiale, la quale sorge al sommo del paese.<br />
All'insaputa degli uomini che erano già rientrati nelle case, l'ordigno si calò verticalmente giù dagli spazi, esitò qualche istante, mandando una specie di ronzio, poi toccò il tetto senza strepito, come colomba. Era grande, lucido, compatto, simile ad una lenticchia mastodontica; e da certi sfiatatoi continuò ad uscire zufolando un soffio. Poi tacque e restò fermo, come morto.<br />
<br />Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-22064639428199708322018-11-15T06:16:00.000-08:002018-11-15T06:23:40.580-08:00GABRIEL GARCIA MARQUEZ - Cent'anni di Solitudine<br />
<b>DOVE:</b> A Macondo, minuscolo e afoso villaggio sudamericano<br />
<b>QUANDO:</b> a cavallo di un secolo, in un tempo non specificato tra la fine dell'800 e il '900<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjbivCOJBEDlM3SofJTytwwvpNrOICEg6msl0iYl1yHP4d96ZH7HJQddXcVrgKzzhU1iIXoG1iHJ-9-txFNfeXXrm3rbp6ZDfrQ5Sjk266j7PFKN30BwcJEFmrsS0I5OpRBOtIn2bMcNM1/s1600/MARQUEZ_centannisolitudine.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjbivCOJBEDlM3SofJTytwwvpNrOICEg6msl0iYl1yHP4d96ZH7HJQddXcVrgKzzhU1iIXoG1iHJ-9-txFNfeXXrm3rbp6ZDfrQ5Sjk266j7PFKN30BwcJEFmrsS0I5OpRBOtIn2bMcNM1/s400/MARQUEZ_centannisolitudine.jpg" width="300" /></a></div>
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<br />
Parlando dell biografia di Frida Kahlo, <a href="http://metedinchiostro.blogspot.com/2018/04/hayden-herrera-frida-kahlo.html" target="_blank"><b>più o meno un anno fa</b></a>, ho scritto di come ci siano libri, per me, legati indissolubilmente ad eventi della mia vita, e di come quello sarebbe rimasto impresso della mia memoria come il libro che stavo leggendo quando ho scoperto di essere incinta prima, e che avrei avuto una bimba poi.<br />
Ecco, allo stesso modo Cent'Anni di Solitudine di Gabriel Garcia Marquez - che avevo a dire la verità già letto anni fa, durante l'università - resterà il libro che mi ha accompagnato durante il travaglio.<br />
Questa foto l'ho scattata a qualche ora dall'inizio dell'induzione, quando ero sola in ospedale con i primi doloretti e ingannavo il tempo cercando di concentrarmi sulla lettura. Era una sera di luglio calda e appiccicosa, perfetta per entrare nello spirito e nel clima di Macondo.<br />
La trama è complessa, i personaggi sono tanti e intrecciati da parentele intricate, ma il viaggio è davvero impagabile (non a caso quest'opera valse al suo autore il Premio Nobel nel lontano 1982).<br />
Dunque, Macondo e i Buendia. Il primo, uno sperduto villaggio nato per caso, per l'ostinata impenetrabilità delle foreste e delle paludi sudamericane che impedirono ai sognanti viaggiatori di giungere, come speravano, sulla costa. I secondi, una articolata famiglia che con la storia di Macondo è strettamente intrecciata fin dalla sua fondazione, una famiglia in cui le figure di spicco sono perlopiù le donne, dominate dalla tenacia e dalla passione, ciascuna con le proprie sfaccettature, mentre gli uomini, rimasti negli anni ancorati ad una bizzarra tradizione di battezzarli con i nomi di Josè Arcadio o Aureliano - o piccole variazioni sul tema - sembrano restare appesi non solo ad essi, ma anche ad alcuni stereotipati destini che ciclicamente sembrano condannarli all'isolamento mentale o fisico, alla rassegnazione, alla sconfitta.<br />
Per comodità, a chi volesse partire per questo straordinario e lungo viaggio, consiglio di tenere a portata di mano una piccola guida genealogica alla famiglia Buendia, sul tipo di questa:<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://images.ecosia.org/jpIebom98CWJLhwuBqu2crrnLyU=/0x390/smart/http%3A%2F%2F31.media.tumblr.com%2Ftumblr_m7ewy8b2t81qlersqo1_1280.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="390" data-original-width="568" height="273" src="https://images.ecosia.org/jpIebom98CWJLhwuBqu2crrnLyU=/0x390/smart/http%3A%2F%2F31.media.tumblr.com%2Ftumblr_m7ewy8b2t81qlersqo1_1280.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">fonte: http://anna-lotus.tumblr.com/post/27555084597/albero-genealogico-famiglia-buendia-centanni-di</td></tr>
</tbody></table>
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perchè facilmente si smarrisce la via, tra i contorti intrecci di passioni che sbocciano sotto il sole gocciolante di Macondo, e gli altrettanto contorti tentativi di nascondere - talora - le reali parentele per salvaguardare le convenzioni sociali. </div>
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Albero genealogico alla mano, immergiamoci dunque in questo mondo afoso, umido, di case dalle porte spalancate per far circolare il vento sottile durante la siesta, di notti stellate e piene di passioni, di febbri divoranti, di piogge torrenziali che oscurano il villaggio per settimane, un piccolo microcosmo isolato dalla civiltà che, neanche tanto lontano, in quei lontani anni silenziosamente progredisce, e che a Macondo non arriva se non di striscio, portando con sè probabilmente tutto ciò che di peggio ha da offrire, a cominciare dai gringos che impiantano una fiorente industria bananiera retta sulle spalle degli operai locali, per passare alla sanguinosa repressione delle rivolte sociali, ed alla guerra.</div>
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Malgrado tutto, malgrado dunque il mondo insinui di tanto in tanto i suoi tentacoli di modernità fin nelle polverose strade di Macondo, richiedendo per esempio ai suoi allibiti abitanti di dipingere di azzurro le facciate delle abitazioni in ossequio ad una festa nazionale della quale questi ignorano perfino l'esistenza, o portando assieme ad una pianola - la prima che si fosse mai vista a Macondo, orgoglio di casa Buendia , un azzimato ed impeccabile professore di musica dai pantaloni attillati, presto divenuto scintilla di passioni ed ostilità mai sopite negli anni a venire, malgrado tutto ciò, dunque, nulla sembra mutare.</div>
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A tutte le bizzarrie del progresso, all'autorità del governo centrale, perfino alla guerra, Macondo resiste con sonnolenta pacatezza, con rassegnata noncuranza, lasciando correre ciò che deve correre e restando un piccolo universo a sè, orbitante intorno alle vicende straordinarie e sempre in bilico tra reale e irreale, della folta famiglia Buendia. </div>
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A cominciare da Ursula, perno della casa e della famiglia, una donna tosta, fondatrice della città ed amministratrice instancabile della famiglia e della casa per oltre cento anni, oltre che ideatrice di una fiorente fabbrica di animaletti di caramello, unica industria nata sul suolo di Macondo prima dell'avvento dei gringos sudaticci. Dopo di lei, una fitta schiera di donne dalla bellezza sconvolgente, alcune sue dirette discendenti, altre prese sotto la sua ala protettrice ma tutte accomunate da un fascino quasi stregato, da personalità spesso bizzarre, dalla capacità di tenersi ostinatamente attaccate alle passioni che ardono loro nel petto. E, accanto ad esse, gli uomini, con le loro piccole fissazioni maniacali, con la loro passione per i prodigi portati in città dalle carovane di zingari, con la loro capacità di amare appassionatamente le donne più belle, conquistandole anche quando sembrano irragiungibili, con la loro solitudine atavica, con il dolore che si portano appresso come un karma. </div>
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Tra suggestive atmosfere tropicali, tra spettri che aleggiano per secoli incatenati nel cortile di casa, tra morbide canzoni malinconiche cantate nelle notti umide dagli schiavi caraibici trapiantati a Macondo affinchè lavorino per i gringos, tra le cruente lotte intestine fra le donne della famiglia, ed i segreti che alcune di esse celano negli anni, in Cent'Anni di Solitudine si attraversa un secolo di vita surreale, poetica, evocativa.</div>
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Come in <b>L<a href="http://metedinchiostro.blogspot.com/2014/10/gabriel-garcia-marquez-lamore-ai-tempi.html" target="_blank">'Amore ai Tempi del Colera</a></b>, tutto pare sospeso in una bolla fuori dal tempo, che talvolta sfiora il mondo reale per poi riprendere il volo verso quello impalpabile delle leggende, degli spiriti, delle superstizioni. Manco a dirlo, un capolavoro.</div>
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<b>UN ASSAGGIO:</b></div>
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" Jose Arcadio Buendia ci mise parecchio a rimettersi dalla perplessità quando uscì in strada e vide la folla. Non erano zingari, Erano uomini e donne come loro, coi capelli sciolti e la pelle scura, che parlavano nella loro stessa lingua e si lamentavano degli stessi dolori. Avevano mule cariche di cose da mangiare, carrette da buoi con mobili e utensili domestici, puri e semplici accessori terrestri messi in vendita senza smancerie dagli imbonitori della realtà quotidiana. Venivano dall'altra parte della palude, a due soli giorni di viaggio, dove c'erano villaggi che ricevevano la posta tutti i mesi e conoscevano le macchine del benessere. Ursula non aveva raggiunto gli zingari, ma aveva trovato la strada che suo marito non aveva potuto scoprire nella sua vana ricerca delle grandi invenzioni.</div>
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Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-23591757269486741042018-10-22T01:31:00.000-07:002018-10-22T01:31:23.143-07:00JOHNATAN COE - La Famiglia Winshaw<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWmCtH5W4pF5S_TogxxC8gYr0QUQiWm68xtrsQNrXjpNSv9I_fcwIZNQimUKBR4KOq5LD5hmGSwdMuMBoyx_lPDlOevd9TkyDMm4CDUwrkwGjryogeQ-lCn4jA9IcAzdHPQIsO6lboeahV/s1600/COE_famigliawinshaw.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWmCtH5W4pF5S_TogxxC8gYr0QUQiWm68xtrsQNrXjpNSv9I_fcwIZNQimUKBR4KOq5LD5hmGSwdMuMBoyx_lPDlOevd9TkyDMm4CDUwrkwGjryogeQ-lCn4jA9IcAzdHPQIsO6lboeahV/s400/COE_famigliawinshaw.jpg" width="400" /></a></div>
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<b>DOVE:</b> Inghilterra<br />
<b>QUANDO:</b> tra gli anni '80 ed i primi anni '90<br />
<br />
Dunque, rieccomi qui. Un ritaglio di tempo rubato tra le attività domestiche, lei che sonnecchia tranquilla nella sua culla, accanto a me, fuori dalla finestra l'autunno che lacrima grigio contro i vetri.<br />
L'ennesima pausa di qualche mese durante la quale sono stata lontana dal blog perchè la vita ha reclamato tutte le mie attenzioni, ma ne valeva la pena; come ho scritto, la bambina è nata con una settimana di ritardo, tutto è andato bene ed ho trascorso tre mesi godendomi lei e il fratello, malgrado il caldo.<br />
Ora che lui è a scuola, finalmente riprendo le fila del blog, anche se delle tante idee che mi ronzano per la testa (anche per sviluppare meglio la sua "costola",<b><a href="http://cartolinedimetedinchiostro.blogspot.com/" target="_blank"> Le Cartoline di Mete d'Inchiostro </a></b>) per ora non credo di riuscire a fare molto, perciò ricominciamo dalle cose semplici: i miei piccoli resoconti di viaggio.<br />
In questi mesi di letture molto diluite, riservate ai momenti in cui ho lei attaccata al seno e sono sola, ho perso e riperso spesso il filo e sono riuscita a portare avanti solamente due letture. La prima, eccola qui: La Famiglia Winshaw, di Jonathan Coe.<br />
Di lui ho adorato La Banda dei Brocchi (<a href="http://metedinchiostro.blogspot.com/2016/02/jonathnan-coe-la-banda-dei-brocchi.html" target="_blank"><b>qui</b></a> la recensione), uno straordinario e malinconico viaggio nell'Inghilterra degli anni Settanta. Con <a href="http://metedinchiostro.blogspot.com/2016/08/jonathan-coe-i-terribili-segreti-di.html" target="_blank">I terribili segreti di Maxwell Sim</a>, invece, Coe mi aveva accompagnato in un viaggio di tutt'altro sapore, in una storia apparentemente sonnolenta che poi, sul finale, si srotolava in un inatteso colpo di scena.<br />
Anche qui, i ritmi sono perlopiù lenti, in una storia che si dipana in un intricata successione di flashback e presente, resa ancor più complessa dal fatto che le storie da seguire sono tante, una per ciascuno dei componenti della facoltosa famiglia Winshaw, appunto.<br />
Ma chi sono, questi Winshaw? Altezzosi, ipocriti, meschini, arrivisti. I protagonisti di questa storia non possono che non risultare insopportabili, nella loro ostinata tendenza ad incarnare quanto di peggio la società possa proporre. Ricchi, ricchissimi, i giovani rampolli della dinastia nata da Matthew e Frances, hanno davanti a sè le infinite possibilità che una vita agiata possa offrire, e ne usufruiscono arrampicandosi, negli anni, qua e là, nei posti più "strategici" della società, senza guardare in faccia nessuno e senza farsi tanti problemi nell'eliminare più o meno apertamente coloro che intralciano loro la strada. C'è la giornalista senza scrupoli. Il politico. L'imprenditrice - titolare di un agghiacciante allevamento bovino. Il direttore di banca. Insomma, la tela dei Winshaw tesse una fitta rete che tocca le posizioni strategiche. E se l'impressione che danno al mondo sia quella di gente scorretta ed arrivista, quello che nascondono è anche peggio. Ed ecco che entra in gioco un modesto scrittore di romanzi, Micheal Owen, al quale viene inspiegabilmente assegnato l'incarico complesso di scrivere la biografia della famiglia. Chi lo chiede è un membro della famiglia stessa, anche se per certi versi ne è un "outsider": la vecchia ed eccentrica Tabitha, rinchiusa in una clinica psichiatrica e bollata come pazza per via della sua costante, granitica ossessione che la morte durante il secondo conflitto mondiale del compianto fratello Godfrey, appena trentaduenne, fosse stata causata dalle trame oscure del fratello Lawrence.<br />
Michael, di carattere poco socievole, insicuro, tutt'altro che ambizioso e arrivista, impantanato in una vita insoddisfacente eppure incapace di darle una svolta si addentra con un certo zelo nell'incarico, cercando di dipanare le fila della monumentale storia della famiglia.<br />
Tra Londra e la scura e solitaria magione dei Winshaw immersa in un parco silenzioso, questa storia ci catapulta nel pieno degli anni '80, gli anni in cui la Thatcher prendeva le redini della Gran Bretagna e Saddam Hussein era il volto di un'Iraq bellicoso e temibile.<br />
Un racconto non semplice da seguire, con parecchi riferimenti storici e politici concreti, con un continuo intrecciarsi di tempi e luoghi, ma che alla fine si srotola per culminare - come accade per la storia di Maxwell Sim - in un finale che scoppietta rapido e inatteso come un petardo.<br />
La storia è lenta, il mondo in cui ci trasporta è perlopiù cupo e cinico, dominato dagli interessi economici e con ben poco spazio per l'amore, relegato a impalpabile meteora nella vita della gente semplice, perchè nel mondo della gente di successo come i Winshaw, non si perde tempo coi sentimenti, quando i possono combinare, con un po' di calcolo, matrimoni fruttuosi.<br />
La storia è amara, rabbiosa, malsana; uno di quei libri da cui si riemerge a tentoni, come dalla pece, con un senso di disgusto. Eppure un viaggio che vale la pena fare, perchè illumina un certo lato oscuro della società che esiste ed è sempre esistito: quello di chi "conta", di chi decide, di chi ha soldi e potere e se li tiene stretti pur consapevole di aver sacrificato ad essi il proprio lato umano.<br />
<br />
<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
<br />
"Era una zona tranquilla e scarsamente illuminata, di squallide e lugubri case, precedute da giardinetti maltenuti, e a quell'ora di notte, non c'era traccia di vita: solo qualche gatto in fuga, che ci tagliava la strada. Sarà stato l'alcol o l'entusiasmo per la serata riuscita - così almeno la vedevo io - ma mi sentii inebriato d'una nuova, esaltante atmosfera, foriera di altri momenti come quelli o persino più bellu, e mi venne dar voce, senza peraltro lasciarmene sopraffare, all'ottimismo sfrenato che mi aveva invaso.<br />
'Spero che ci capitino altre occasioni come queste' balbettai. 'Non mi divertivo così tanto da... beh, dall'alba dell'uomo, diciamo.'<br />
'Sì, è stato bello. Molto bello.' Ma c'era una sorta di esitazione nelle parole di Fiona, e non fui sorpreso quando avvertii nella sua voce il tono caratteristico di chi si prepara a rettificare. 'Solo, non voglio che tu pensi... guarda, non so proprio come dirtelo'<br />
'Continua' dissi, vedendola incerta.<br />
'Beh, non me la sento più di salvare le persone. Tutto qui. Voglio solo che sia chiaro questo.' "Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-12635734748984840522018-10-02T06:30:00.001-07:002018-10-02T06:30:40.981-07:00PICCOLA PAUSA ^_^<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjygwMo3bpqYv5z6PEKMXzXM2XYxWP_5Iqks9XXpIB4IYuG50cWWsddOLX2c68Rn3fWqRPluxS_3U-7AosGiNzU4Blq11i4z-2-rKAKEjZn50HDqzN7HDL0SmIVCj3gF3XggcXpIRXpKodw/s1600/PAUSA.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjygwMo3bpqYv5z6PEKMXzXM2XYxWP_5Iqks9XXpIB4IYuG50cWWsddOLX2c68Rn3fWqRPluxS_3U-7AosGiNzU4Blq11i4z-2-rKAKEjZn50HDqzN7HDL0SmIVCj3gF3XggcXpIRXpKodw/s320/PAUSA.jpg" width="240" /></a></div>
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A malincuore, continuo a lasciare in pausa il mio blog, anche se spero ancora per poco... La ragazza è nata il 13 luglio, in ritardo sulla data presunta e un giorno dopo il mio compleanno ^_^; giusto il tempo di rodare un po' le nuove routine, gestire lei, il fratello, un compagno, cane e micioni, e siamo arrivati a settembre, con la scuola, il karate e piccole grandi grane burocratiche.</div>
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Ma le letture, ovviamente, continuano ^_^, e spero presto di tornare qui, nel mio angolino virtuale, a condividere i miei viaggi.</div>
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Appena le poppate si diraderanno quel tanto che basta ad avere tempo per scrivere ^_^.</div>
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A prestissimo!</div>
Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-86709198512428028182018-06-30T06:45:00.000-07:002018-06-30T06:50:57.210-07:00ANTONIO TABUCCHI - Sostiene Pereira<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPzPF1IqygH8CrLss7WxzcS34YRoZGSmsHscjocTip3UV3BJpBTqMezd_rK9EphQ63t6tOknr8fSfyLK7eVP0MIStymbmtTvMbAjn3VlAeNfBqFw16CjCQnppP7n01Bdh35BX3q466YDAq/s1600/TABUCCHI_pereira.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1067" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPzPF1IqygH8CrLss7WxzcS34YRoZGSmsHscjocTip3UV3BJpBTqMezd_rK9EphQ63t6tOknr8fSfyLK7eVP0MIStymbmtTvMbAjn3VlAeNfBqFw16CjCQnppP7n01Bdh35BX3q466YDAq/s400/TABUCCHI_pereira.jpg" width="266" /></a></div>
<b>DOVE:</b> Lisbona, Portogallo<br />
<b>QUANDO:</b> estate del 1938<br />
<br />
Eccomi qui, dopo una pausa di alcune settimane; ahimè, giugno è stato frenetico, la scuola è terminata, la gravidanza progredisce (meno di una settimana allo scadere del tempo) lasciandomi sempre più appesantita e stanca ed emozionata, e per un insieme di cose non ho più trovato il tempo di aprire il computer e dedicarmi al mio angolo letterario.<br />
Inoltre, essendo uscita molto di meno e trovandomi al contempo a dover fronteggiare tutta una serie di spese, per il momento ho accantonato le spese "libresche" riversandomi sulla mia meravigliosa, piccola libreria personale e recuperando vecchie letture.<br />
Il mio primo ripescaggio, dunque, è stato questo: un libro che mi aveva tanto emozionato allora e non ha mancato di farlo neanche oggi, a distanza di tanti anni.<br />
Un piccolo capolavoro di storia che prende spunto - ci dice l'autore in una breve postfazione - dalla storia vera di un giornalista trovatosi, suo malgrado, a camminare su quel sottile confine che c'è tra l'accettazione rassegnata del fatto che la Storia è più grande di noi, e stritola nei suoi ingranaggi coloro che tentano di opporvisi, e il disperato tentativo di fare comunque qualcosa, qualunque cosa. Una storia che parla del coraggio inaspettato che infiamma talvolta proprio quelli che sembravano meno eroici, meno inclini ai colpi di testa, più docili, ecco.<br />
Come, appunto, il dottor Pereira, placido vedovo di mezza età e direttore della pagina culturale del Lisboa, cardiopatico, abitudinario, che in una Lisbona rovente sotto il sole d'agosto srotola quotidianamente i piccoli rituali della sua vita senza pretese. La colazione al Cafè Orquidea, e le poche chiacchiere col cameriere Manuel. Le silenziose conversazioni quotidiane col ritratto della moglie defunta, alla quale continua a rivolgersi con un amore che sfiora la devozione. Il viaggio andata e ritorno da casa alla sua solitaria redazione. Le letture.<br />
Una vita, insomma, assolutamente tranquilla, imperturbabile. Eppure siamo nell'agosto del 1938, e sotto il rovente sole di Lisbona c'è qualcosa che sembra ribollire. I giornali ufficiali non ne parlano, ma si vocifera che cose strane stiano accadendo, che le forze dell'ordine si siano fatte improvvisamente violente, che la censura inizi a pressare in modo soffocante i mezzi d'informazione, che sulla scia di quanto sta accadendo nella vicina Spagna ed in Italia, anche nel tranquillo Portogallo la democrazia inizi a vacillare.<br />
Ma di tutto questo, al dottor Pereira, importa poco. Lui, attento a non uscire dal rassicurante tracciato della sua vita, a parte le poche informazioni scambiate con Manuel mentre sorseggia la sua limonata ghiacciata, evita accuratamente di occuparsi di politica. D'altronde, si dice, il mio compito è dirigere la pagina culturale settimanale di un giornale indipendente, cosa ha a che fare con me ciò che sta accadendo nel mondo? E, preoccupandosi piuttosto di arginare il sudore che impregna la sua camicia, si occupa maniacalmente di gestire la sua piccola redazione, della quale peraltro egli è l'unico e solo componente, pianificando di affiancare alla rubrica dedicata alle Ricorrenze un'attività di preparazione e stesura di necrologi dedicati ai grandi autori contemporanei, da tenere pronti in archivio per esser certi di uscire in tempo, al momento del bisogno.<br />
Ed è qui, ahimè, che il diavolo rimescola le carte costringendo il placido Pereira a guardare negli occhi la storia. Perchè a chi decide di affidare la rubrica, il piccolo, umile direttore? Al giovane e pallido Francesco Monteiro Rossi, filosofo autore di un brillante saggio sulla morte che Pereira legge per puro caso e che decide di contattare affinchè lo affianchi come apprendista.<br />
Peccato che, ben presto, Monteiro Rossi si riveli tutt'altro che l'affidabile giornalista che Pereira sognava per la sua redazione. Perchè il giovanotto - che chiede una paga anticipata, trovandosi in difficoltà - scrive articoli inutilizzabili, sparisce più volte nel nulla per settimane, riappare con la splendida fidanzata Marta chiedendo di nuovo soldi, sempre più pallido, sempre più agitato.<br />
Ed è a questo punto che il calmo, metodico, quieto Pereira comincia a dubitare, riflettere su ciò che sta accadendo, trovandosi ben presto ad un bivio.<br />
Un racconto straordinariamente vivo, tanto che sembra di essere lì, sotto un cielo sgombro di nubi, ad arrancare in tram assieme a Pereira per le strade ardenti di Lisbona, zuppi di sudore, col conforto di una limonata non zuccherata e di quiete conversazioni con un ritratto muto, in una vita solitaria, pacata, volutamente discosta da tutto ciò che richieda impegno politico, scelte impegnative, colpi di testa.<br />
Una storia stupenda di come la Storia, quella con la S maiuscola che poi finisce stampata sui libri di scuola, si insinui con la forza dirompente di un liquido negli spiragli che trova aperti, travolgendo le vite dei singoli, costringendoli a guardarla negli occhi e a guardare negli occhi loro stessi, decidendo il loro destino.<br />
Uno dei viaggi più straordinari che la letteratura mi ha regalato in questi anni da lettrice vorace. La penna di Tabucchi sa trasferirci nella Lisbona degli anni '30 con la potenza di una rappresentazione olografica.<br />
Accanto a tanti libri che - giustamente - vengono raccomandati agli studenti per la comprensione degli anni forse più bui della nostra storia moderna, ritengo sarebbe opportuno dare spazio anche a questo, che più di tutti si pone l'immenso, dilaniante quesito: e noi, cosa avremmo fatto?<br />
<b><br /></b>
<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
<br />
"Disse così, sostiene, perchè non voleva invitare una persona sconosciuta in quella squallida stanzetta di Rua Rodrigo da Fonseca, dove ronzava un ventilatore asmatico e dove c'era sempre puzzo di fritto a causa della portiera, una megera che guardava tutti con aria sospettosa e non faceva altro che friggere. E poi non voleva che lo sconosciuto si accorgesse che la redazione culturale del Lisboa era solo lui, Pereira, un uomo che sudava dal caldo e dal disagio in quel bugigattolo, e insomma, sostiene Pereira, gli chiese se potevano incontrarsi in città,e lui, Monteiro Rossi, gli disse: Stasera, in Praca da Alegria, c'è un ballo popolare con canzoni e schitarrate, io sono stato invitato a cantare una romanza napoletana, sa io sono mezzo italiano ma il napoletano non lo conosco, comunque il proprietario del locale mi ha riservato un tavolino all'aperto, sul mio tavolino c'è un cartellino con scritto 'Monteiro Rossi', che ne dice se ci vediamo là? E Pereira disse di sì, sostiene, riattaccò la cornetta, si asciugò il sudore, e poi gli venne una magnifica idea, di fare una breve rubrica intitolata 'Ricorrenze', e pensò di pubblicarla subito per il prossimo sabato, e così, quasi macchinalmente, forse perchè pensava all'Italia, scrisse il titolo: Due Anni fa Scompariva Luigi Pirandello."Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-63106514740360825102018-06-03T08:21:00.000-07:002018-06-03T08:21:01.197-07:00SUSANNA TAMARO - Và dove ti porta il cuore<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0dSkARfRCyUNUQ5YPnjekLFU0G7nCFnYiXUSWo6KadIaUIWYPbKyM6-mt66aBzYJv4iyowxNgOW5ThVg-oPj2yTJMr92R24ZJoMiXhuC5qRnepSu4zeV8Tzd_aK8GoEq8KWDRRnbHQtYl/s1600/TAMARO_dovetiportailcuore.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0dSkARfRCyUNUQ5YPnjekLFU0G7nCFnYiXUSWo6KadIaUIWYPbKyM6-mt66aBzYJv4iyowxNgOW5ThVg-oPj2yTJMr92R24ZJoMiXhuC5qRnepSu4zeV8Tzd_aK8GoEq8KWDRRnbHQtYl/s400/TAMARO_dovetiportailcuore.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
<b>DOVE: </b>in una grande, solitaria casa nel Carso<br />
<b>QUANDO:</b> anni'90<br />
<br />
Quanto ho amato questo libro, non so esprimerlo, credo, a parole. L'ho amato come lo hanno amato molte adolescenti degli anni'90, l'ho letto evidenziandone i passaggi che più mi colpivano, ricopiandoli poi nelle pagine della Smemoranda, straripante di queste e di altre citazioni.<br />
Erano tempi diversi, senza instagram nè facebook, fatti di carta, evidenziatori colorati e di diari che raddoppiavano di volume sotto la spinta di cartoline, biglietti del cinema, foto.<br />
Ecco, è in quel mondo lì che ha visto la luce questo piccolo classico - posso permettermi di chiamarlo classico, anche se le generazioni successive forse non lo avranno mai letto? - a metà tra il romanzo fine a sè stesso e la filosofia "leggera".<br />
Qualche tempo fa l'ho visto riapparire sotto forma di recensione in un blog ( ahimè, mi scuso con l'autore ma ho completamente rimosso di quale blog si trattasse ) e mi sono detta: ecco un altro titolo da recuperare e rileggere adesso.<br />
All'epoca ero una figlia ( e una nipote), oggi sono passata dalla parte opposta della barricata e sono innanzitutto una mamma; l'idea era di intraprendere di nuovo questo viaggio a metà tra fisico e psiche, per vedere semplicemente l'effetto che fa. Manco a dirlo, ora come allora, l'ho amato. Con una nuova consapevolezza, certo, con occhi nuovi su certe sfaccettature; ma indubbiamente non ne sono rimasta delusa.<br />
La storia è quella di tre generazioni di donne. La prima, quella della nonna, voce narrante nonchè figlia di una famiglia borghese dell'estremo nord Italia, formata come tutta la sua generazione dal dolore della guerra e da un'educazione rigida focalizzata sulle apparenze più che sull'affetto.<br />
La seconda, quella della figlia di lei, turbolenta rappresentante della ribellione giovanile degli anni '70, dell'inquietudine, dei "tempi nuovi" che hanno visto la luce dopo le macerie della guerra e dopo il boom economico. L'ultima, quella della nipote, una giovane degli anni '90 emigrata negli USA in cerca di esperienze, voce muta eppure presente attraverso le parole ed i ricordi della nonna.<br />
Tre generazioni che si intrecciano, si sovrappongono e si allontanano, ciascuna sotto la spinta del proprio modo d'essere, e che la nonna cerca di riunire - se non fisicamente, almeno emotivamente - scrivendo alla nipote una lunga lettera.<br />
Una lettera che sgorga spontanea dal suo cuore, nella quale i ricordi si ammucchiano e si dipanano senza necessariamente seguire il filo cronologico, spinti dall'urgenza dei sentimenti contrastanti che la animano mentre cerca di spiegare alla nipote lontana la storia di lei, e delle donne della sua famiglia.<br />
Noi siamo con lei, in una immensa villa nel ventoso inverno del Carso, una casa divenuta improvvisamente troppo grande e troppo silenziosa, nella quale lei, con la sola compagnia del cane Buck e dei suoi ricordi, si aggira ricostruendo la sua esistenza, mettendo nero su bianco aneddoti della sua vita, cercando di spianare le incomprensioni con la nipote riportando alla luce ricordi dei loro anni insieme, anni sereni e splendenti nei quali erano state unite, ma non solo.<br />
Perchè con uno straordinario coraggio, la nonna decide di aprirle completamente il suo cuore, raccontandole finalmente un segreto che portava sepolto nell'animo da anni, un segreto pieno di spine che aveva dovuto inghiottire in nome di una rispettabilità borghese che negli anni '90 già cominciava a scricchiolare come concetto.<br />
Una storia straordinaria che ha come voce narrante quella pacata di una donna anziana, la quale lontana ormai dai tumulti rabbiosi della giovinezza ripercorre passo a passo la sua vita, i suoi errori, cercando di fare luce negli angoli bui e di dare alla giovane nipote proiettata verso quel futuro che a lei sta sfuggendo dalle mani delle solide basi sulle quali costruire la donna che sceglierà di diventare.<br />
Una storia delicata che spinge a riflettere sulle convenzioni, su ciò che davvero conta nella vita, sulle scelte, sul tempo che scorre e che non torna indietro.<br />
Sulle fratture che talvolta si creano tra un essere umano e l'altro, e che non sempre si riescono a sanare.<br />
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<b><br /></b>
<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
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"Per mio padre, come per mia madre, i figli prima di ogni altra cosa erano un dovere mondano. Tanto trascuravano il nostro sviluppo interiore, altrettanto trattavano con rigidità estrema gli aspetti più banali dell'educazione. Dovevo sedermi dritta a tavola con i gomiti vicino al corpo. Se, nel farlo, dentro di me pensavo soltanto al modo migliore di darmi la morte, non aveva nessuna importanza. L'apparenza era tutto, al di là di essa esistevano soltanto cose sconvenienti.<br />
Così sono cresciuta con il senso di essere qualcosa di simile ad una scimmia da addestrare bene e non un essere umano, una persona con le sue gioie, i suoi scoramenti, il suo bisogno di essere amata. Da questo disagio molto presto è nata dentro di me una grande solitudine, una solitudine che con gli anni è diventata enorme, una specie di vuoto pneumatico nel quale mi muovevo con i gesti lenti e goffi di un palombaro."Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-58636875103729135042018-06-02T23:47:00.000-07:002018-11-27T00:01:25.947-08:00INFORMATIVA PRIVACY <br />
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<span style="color: #330000;"><br /></span>Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-22989306244416735102018-05-30T05:29:00.000-07:002018-05-30T05:29:12.215-07:00AA VV - I Confini della Realtà <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivPhQpkFUtmZcxC1rxQsafx1MTiOMLC6ecV2MgZn5BRJ0UiUKykIRmplC78lEpmj0IFoEnVXW3AcvSUOu5eufMkUp74GfZvEvShCy3i9YcMpcQGcGX3SiyNoIQ4uYj9kPOy8aZJa3MevC3/s1600/VARI_confinirealta.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1067" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivPhQpkFUtmZcxC1rxQsafx1MTiOMLC6ecV2MgZn5BRJ0UiUKykIRmplC78lEpmj0IFoEnVXW3AcvSUOu5eufMkUp74GfZvEvShCy3i9YcMpcQGcGX3SiyNoIQ4uYj9kPOy8aZJa3MevC3/s400/VARI_confinirealta.jpg" width="266" /></a></div>
<b>DOVE</b> e <b>QUANDO</b>: non sempre specificato, spesso in un'Italia contemporanea o in un futuro immaginario<br />
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Ecco un ennesimo caso di libro in cui mi imbatto per caso, frugando su una bancarella di libri usati.<br />
Più e più volte ho detto di come il racconto non sia un genere a me congeniale, lasciandomi perlopiù con un senso di insoddisfazione di fronte a finali spesso frettolosi; ma più e più volte ho anche detto che, quando il racconto si addentra in mondi particolari, atmosfere noir, o horror, o fantascientifiche, trovo che al contrario diventi un genere interessante, e che spesso dia origine a vere e proprie piccole "chicche".<br />
Ultimo in ordine cronologico tra le mie letture era stato <a href="https://metedinchiostro.blogspot.it/2017/10/ray-bradbury-paese-dottobre.html" target="_blank"><b>Ray Bradbury</b></a>, tanto per citarne uno.<br />
In questo caso, invece, sono una serie di autori italiani (Licia Troisi, Violetta Bellocchio, Tullio Avoledo solo per citarne alcuni) ad accompagnarci attraverso un viaggio in un'Italia diversa da quella che conosciamo. Un'Italia in cui manco a dirlo accadono fatti misteriosi, inquetanti, a filo del paranormale. O, addirittura, un'Italia in cui la realtà che vediamo e percepiamo è completamente distorta rispetto al vero.<br />
Il richiamo, già dal titolo, è evidente: la fortunata serie USA "<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Ai_confini_della_realt%C3%A0_(serie_televisiva_1959)" target="_blank"><b>Ai Confini della Realtà</b></a>" ( "The Twilight Zone", se non avete mai avuto occasione di guardarla fatelo, se amate il genere, non resterete delusi) , nella quale in ogni puntata si raccontava una storia dal sapore surreale, angosciante, inquietante, paranormale, fantascientifico e chi più ne ha, più ne metta, dando vita a piccole "perle" di microcinema da gustarsi nell'arco di una mezz'ora, credo, o poco più.<br />
Ripeto, se amate il genere (io da buona teenager anni'90 ho divorato quasi tutte le serie di X-Files) e non avete avuto modo di guardarla, fatelo. Spesso la RAI la rimette in onda, specialmente nel periodo estivo ^_^.<br />
Dunque, dicevamo, la strana e inquieta Italia attraverso cui questi autori ci portano in viaggio.<br />
Talvolta, come in "L'Odore" di Carla Vangelista, il viaggio è più nella mente e nella psiche di un uomo malato. Altre volte, come in "Lo zoo di Schroedinger" di Tullio Avoledo, ci ritroviamo in una sorta di ghetto allucinato, malsano, popolato da personaggi non completamente umani.<br />
Altre ancora, come in "Plastic" di Chiara Palazzolo, ci muoviamo attraverso l'afa asfaltata di una Roma contemporanea, nella quale però ben presto alcune cose cominciano a non tornare.<br />
Difficile riassumere qui in maniera sintetica i tanti sapori e le tante ambientazioni proposte dagli autori. Dieci capitoli, altrettante penne che magistralmente creano questi mondi stravolti, dieci differenti atmosfere. Tra città afose e placidi paesaggi di campagna, da Nord a Sud, tra mondi paralleli, strane presenze, leggende metropolitane, l'esilissimo confine tra reale e irreale viene varcato e rivarcato più volte, accompagnandoci in un viaggio scorrevole, gustoso, rilassante seppure con qualche colpo di scena.<br />
Una evasione a tutti gli effetti dal mondo reale, per tanti piccoli viaggi in altrettanti bizzarri universi, ciascuno con la propria, avvolgente atmosfera, ciascuno perfettamente chiuso in sè stesso, ciascuno ricco di suspance e di curiosità.<br />
Personalmente, a parte un paio di storie che ho trovato meno "entusiasmanti", ho amato molto tutti i capitoli. E, ovviamente, tanti spunti di lettura a cui attingere, nel caso in cui qualcuno degli autori risultasse un "nuovo incontro".<br />
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Un libro da non perdere, se amate il genere.<br />
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<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
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"E' all'altezza del lungotevere Flaminio, poco prima di imboccare il ponte, che Plasty nota la signora. Capelli corti, arruffati. Spessi occhiali da vista. Pantaloni dall'aria trasandata. Come lei, del resto. La tipica vecchia signora di mezza età. Ma per Plasty, che compirà ventinove anni in giugno, tutte le signore con i capelli grigi sono vecchie. E poi questa ha il bastone.<br />
Un bastone di legno poggiato a lato del sedile dell'autobus.<br />
La signora deve aver detto qualcosa, per questo Plasty l'ha notata. O forse ha bofonchiato. O solo sbuffato, strappando Plasty alla lettura degli annunci immobiliari del quotidiano che tiene in mano.<br />
E che farebbe a meno di spulciare, se non fosse per questi stronzi della Sa.Va.Te Inc., che si sono messi in testa di dismettere il loro patrimonio immobiliare, buttando Plasty in mezzo a una strada."Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-39488364587142552862018-05-23T07:02:00.000-07:002018-05-23T07:02:14.009-07:00PAUL KALANITHI - Quando il Respiro si fa Aria<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhW6zX4SFdtCaYnM1PLm01vZVeuXybpi-UmT_g1h7xZuN9fq4WdquTrzMWyJi4uqdwv2JFs4ptJgTlp8sRSRy4QNX5mgl5zUX8x5gdNM0dOs6ckHQd1VOaLk6EWOJWhlv6aIvm8dvhIW2F/s1600/Kalanithi_respiro.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1067" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhW6zX4SFdtCaYnM1PLm01vZVeuXybpi-UmT_g1h7xZuN9fq4WdquTrzMWyJi4uqdwv2JFs4ptJgTlp8sRSRy4QNX5mgl5zUX8x5gdNM0dOs6ckHQd1VOaLk6EWOJWhlv6aIvm8dvhIW2F/s400/Kalanithi_respiro.jpg" width="265" /></a></div>
<b>DOVE:</b> tra l'Arizona e Stanford, USA<br />
<b>QUANDO:</b> anni'2000<br />
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Comprai questo libro tempo fa, lasciandolo poi a lungo nel cassetto, perplessa. Chi me lo aveva consigliato me ne aveva parlato in termini straordinari, eppure io temevo di andarmi ad impelagare in una storia strappalacrime, soffocante, intrisa di dolore.<br />
D'altronde, qui si parla di un uomo - un giovane uomo, anzi, un giovane, brillante e promettente specializzando in neurochirurgia - che si trova a dover fare i conti con una diagnosi che non lascia scampo. Un cancro al polmone sta lentamente divorando il suo corpo, e con esso tutta la sua vita. La sua carriera di medico. Il suo matrimonio. Le sue speranze.<br />
Si tratta, oltretutto, di una storia vera, verissima, raccontata dalla viva voce del protagonista, assieme al quale ripercorriamo le tappe salienti della sua breve vita, spaccata a metà come da una immensa diga proprio da quella diagnosi tremenda: da un lato gli anni spensierati della giovinezza, lo studio, il sogno di diventare medico. Dall'altro i tremendi dolori con cui il giovane chirurgo combatte e convive, lo stomaco rivoltato dalla chemio, la spossatezza, gli occhi dei familliari e delle persone amate che fissano addolorati ed impotenti il suo lento declino.<br />
Dicevo, premettendo tutto questo ho atteso un po', prima di avventurarmi in questo viaggio, perchè temevo di ritrovarmi invischiata in un dolore che non avrei saputo gestire - e che avrei pianto fiumi di lacrime, come mi era accaduto con lo splendido <b><a href="https://metedinchiostro.blogspot.it/2016/04/massimo-gramellini-fai-bei-sogni.html" target="_blank">Gramellini</a></b>.<br />
Invece, sorprendentemente, qui non ho trovato traccia di tutto questo. E' un libro, questo è vero, in cui si parla di morte e di dolore; eppure è un libro che ti scorre tra le mani lieve come una farfalla, pieno di poesia, di positività, della razionale e serena accettazione di ciò che è.<br />
Assieme al dottor Kalanithi riviviamo la sua giovinezza, gli anni delgi studi, la sua passione per la scrittura soppiantata poi da una nuova, nascente passione per la medicina - e la neurochirurgia, in particolare - vista soprattutto come strumento per praticare l'empatia, ed aiutare i pazienti anche e soprattutto sotto il profilo umano.<br />
Un uomo pieno di passione, che vede davanti a sè gli ultimi, faticosi gradini di specializzando in neurochirurgia, cominciando a raccogliere i frutti di tanto sudato lavoro. Un medico giovane, brillante, abilissimo chirurgo nonchè pieno di umanità, desideroso di approfondire ancor più le sue conoscenze affiancando gli studi di neurobiologo alla già impegnativa attività di medico ospedaliero.<br />
Un uomo che, con la lucida razionalità del chirurgo, non può che avere subito chiara la sua situazione, quando i dati clinici confermano quello che lui sospettava, interpretando i suoi stessi sintomi: il dottor Kalanithi sta lentamente morendo.<br />
Con poesia, delicatezza, realismo decide allora di riprendere in mano quello che era stato il suo primo amore, la scrittura, e inizia a mettere nero su bianco la sua storia. Raccontandosi e raccontandoci cosa succede quando tutto ciò che hai costruito ti crolla addosso. Anzi, ad essere corretti, quando sei TU a crollare fisicamente mentre tutto ciò che hai costruito improvvisamente pare perdere qualunque significato.<br />
Ma non c'è traccia di rabbia, nè dolore, nelle sue parole; chiudendo il libro, dopo averlo accompagnato nel suo ultimo viaggio, quel che resta è una lieve malinconia per ciò che è rimasto in sospeso, per tutto ciò che non ha potuto realizzare, ma nulla di più. Per il resto, ciò che traspare attraverso le sue parole, anche nei momenti di sconforto, anche quando, sconfitto dal dolore, deve rinunciare ad essere in sala operatoria, è una straordinaria forza, una grande serenità e di capacità di accettazione, ed un soffuso, positivo senso della vita, tutto sommato. Quella vita che, negli anni a venire, andrà avanti senza di lui.<br />
Un viaggio in un mondo fatto di lacrime ma anche di forza interiore, una storia delicatissima come una nuvola, che si legge in un soffio e ti lascia dentro una strana pace interiore.<br />
Un uomo straordinario che insegna una grande lezione di vita.<br />
Cito - lo faccio raramente, ma in questo caso trovo che siano parole perfette per condensare l'essenza di questo libro - uno dei commenti riportati sul retro di copertina; quello, in particolare, di <b>Pino Corrias</b>, il quale scrive:<br />
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<div style="text-align: center;">
<i>"In questa storia la malattia diventa un pensiero profondo, diventa l'ombra che, precipitando verso il buio, illumina la vita"</i></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
Ecco, trovo che questo sia il senso della storia - e della breve vita - del giovane dottor Kalanithi. Non lasciarsi spaventare dalle ombre. Non disperarsi per ciò che non è in nostro potere controllare. Accettare la vita, e concentrarsi su di essa, vivendo al meglio ciò che ci è dato. Al di là del credo religioso, con lucidità da scienziato, quest'uomo ci ha lasciato - in più o meno 150 pagine - una grande lezione di vita.<br />
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<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
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"Avevo la certezza che non sarei mai diventato un medico. Sdraiato al sole, mi stavo rilassando su un altopiano deserto sopra la nostra casa. Mio zio, un medico come molti miei parenti, quel giorno mi aveva chiesto quale carriera avessi intenzione di intraprendere, ora che il college era alle porte, e io non avevo dato peso alla sua domanda. Se fossi stato costretto a rispondere, credo che avrei detto lo scrittore, ma sinceramente in quel momento qualsiasi idea di carriera mi sembrava assurda. Nel giro di poche settimane avrei lasciato quella cittadina dell'Arizona, e non mi sentivo come uno che si prepara a fare carriera, ma piuttosto come un elettrone ronzante che sta per raggiungere la velocità di fuga, catapultato verso uno strano universo sfavillante"<br />
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<br />Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-21775020405097083392018-05-17T07:00:00.000-07:002018-05-22T03:50:10.622-07:00Shirley Jackson - L'Incubo di Hill House<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbsH1cMQMUH2wXUbC0czA0XrWAeFSU4g5zyX5fwLR-kwFikS9qZILh7oNYw8VtQy5UZ4RgZjSnmG-Y49syqN0edHD5qu6WWgPqxeIU8oJNGsdJp1-BhO7qgpxUMvqtlvHddqlAXDY4m1Dv/s1600/JACKSON_hillhouse.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbsH1cMQMUH2wXUbC0czA0XrWAeFSU4g5zyX5fwLR-kwFikS9qZILh7oNYw8VtQy5UZ4RgZjSnmG-Y49syqN0edHD5qu6WWgPqxeIU8oJNGsdJp1-BhO7qgpxUMvqtlvHddqlAXDY4m1Dv/s400/JACKSON_hillhouse.jpg" width="400" /></a></div>
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<b>DOVE:</b> provincia americana<br />
<b>QUANDO:</b> più o meno, inizio anni '60<br />
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Dopo due viaggi attraverso i meandri della psiche e della natura umana - con Saramago prima e con Huxley poi - sentivo il bisogno di un po' di respiro con qualcosa di meno impegnato. Ed eccomi quindi ad avventurarmi tra le pagine di un horror di quelli che piacciono a me, molto "vintage", molto "psicologici", molto giocati sulla tensione e sulle emozioni dei protagonisti che non su ciò che di fatto avviene "concretamente". Un viaggetto che si consuma in pochi giorni, dallo stile scorrevole e coinvolgente, e che ci porta in una oscura e inquieta abitazione racchiusa in una tenuta dalla vegetazione fitta ed intricata, nel cuore della provincia americana. Una costruzione di quelle che ti danno un brivido lungo la schiena anche soltanto a guardarne la facciata durante il giorno, figuriamoci poi se devi passarci dentro una o più notti, in balia dei misteriosi cigolii che si disperdono in un intricato groviglio di corridoi e stanze comunicanti. Hill House è così, una casa che sembra avere un'anima, ed un'anima particolarmente inospitale, inquieta e violenta. Un po' come la Rose Red de "<a href="https://metedinchiostro.blogspot.it/2013/05/anonimo-il-diario-di-ellen-rimbauer.html" target="_blank"><b>Il Diario di Ellen Rimbauer</b></a>", per intenderci.<br />
In questo caso, i nostri compagni di viaggio sono tre, oltre al misterioso professor Montague, studioso del paranormale e dell'occulto ed organizzatore di questa bizzarra "vacanza", il quale dopo un'attenta selezione ha contattato tre individui - due donne ed un uomo - che per le loro caratteristiche gli sono sembrati particolarmente idonei allo scopo. Che poi altro non è che quello di stimolare, vivere ed annotare eventuali vicende paranormali che dovessero verificarsi all'interno della casa.<br />
Dunque, dicevamo, i nostri compagni di viaggio. Luke Sanderson, nipote della proprietaria di Hill House, dal passato non proprio irreprensibile e futuro erede dell'inquietante abitazione. Theodora - o semplicemente "Theo": esuberante e passionale artista e la timida Eleanor Vance, trentaduenne senza ambizioni vissuta per anni nell'ombra ingombrante di una madre invalida e ritrovatasi improvvisamente sola e senza aspirazioni alla morte di quest'ultima.<br />
Assieme a loro, ma soprattutto assieme alla protagonista Eleanor Vance, raggiungiamo dunque la cupa dimora, ne varchiamo titubanti la soglia, prendiamo posto sistemando i nostri effetti personali nelle camere da tanto tempo disabitate, sotto l'occhio arcigno della vecchia e scorbutica coppia di custodi - i quali tengono bene a sottolineare che non metteranno mai piede ad Hill House dopo il tramonto, qualunque cosa accada.<br />
Immaginatevi dunque la casa, avvolta in una nebbiolina piovosa, la sua assoluta quiete, le stanze comunicanti una con l'altra attraverso una intricata rete di corridoi. Immaginatevi di veder scendere la notte, lentamente, avviluppando la casa in una morsa scura, e di ritirarvi in solitudine nella vostra stanza, col cuore in gola in attesa di ciò che potrebbe accadere. Giorni che scorrono prigramente, notti che inaspettatamente sembrano animarsi di strani suoni, venti che spazzano i corridoi, porte scosse da colpi violenti. Ma soprattutto, l'attesa angosciosa di ciò che può accadere.<br />
Ecco, la storia di Hill House è una storia così. Di angoscia, di attesa, di misteriosi accadimenti. Di una casa inanimata che pare avere occhi ed orecchie, ed un passato di malignità e strani accadimenti fin da quando le sue fondamenta sono state gettate, decenni prima. La potenza dello spirito di Hill House pare suggestionare - o fare presa, a seconda che vogliamo vederla in maniera più o meno scettica - sull'anello debole, la piccola e sola Eleanor Vance, succube di sè stessa, mai stata amata, mai stata in grado di scuotersi di dosso l'etichetta di ragazza calma e devota alla madre anima e corpo.<br />
L'anima più fragile e più tormentata del gruppo finisce inevitabilmente per essere quella che più di tutte percepisce l'opprimente e malvagio spirito di Hill House, ne viene soggiogata, dalla prima all'ultima pagina.<br />
Fino alla strana, inattesa eppure inevitabile conclusione.<br />
Un horror classico, dalla penna di una grande maestra del genere, per chi ama la tensione psicologica, l'attesa angosciosa di ciò che potrebbe essere, il fascino innegabile delle case dal passato oscuro.<br />
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PS: se volete seguirmi anche sull'altro blog,<b> <a href="https://cartolinedimetedinchiostro.blogspot.it/" target="_blank">qui</a> </b>si parla invece di personaggi femminili che lasciano un segno...<br />
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<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
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"L'occhio umano non può isolare l'infelice combinazione di linee e spazi che evoca il male sulla facciata di una casa, e tuttavia per qualche ragione un accostamento folle, un angolo sghembo, un convergere accidentale di tetto e cielo, facevano di Hill House un luogo di disperazione, tanto più spaventoso perchè la facciata sembrava sveglia, con le finestre vuote e vigili a un tempo e un tocco di esultanza nel sopracciglio di un cornicione. Quasi ogni casa, colta di sorpresa o da un'angolazione bizzarra, può volgere uno sguardo profondamente burlesco su chi la osservi; perfino un comignolo dispettoso, o un abbaino che sembri una fossetta possono suscitare nell'osservatore un senso di intimità; ma una casa arrogante e carica d'odio, sempre in guardia, non può che essere malvagia.<br />
Quella casa, che sembrava quasi aver preso forma da sola, assemblandosi in quel suo possente schema indipendentemente dai muratori, incastrandosi nella struttura di linee ed angoli, drizzava la testa imponente contro il cielo e senza concessioni all'umanità."<br />
<br />Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1373784922396196624.post-74588045937260160742018-05-11T06:26:00.000-07:002018-05-11T06:26:01.005-07:00ALDOUS HUXLEY - Il Mondo Nuovo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihrRWtZbbmq0HhNjTV5P5TNYgkQLE99NYqNKzI5aNtKR5oHx0BemlhgPzwRNDUXrJkHjuOEYo-iuoARAZsD6SGXqaKDFFt7QUkKs7MOh1OZknYi2Q87C8TgLlT91Eesxw0DKiXqmFXusAq/s1600/HUXLEY_mondonuovo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihrRWtZbbmq0HhNjTV5P5TNYgkQLE99NYqNKzI5aNtKR5oHx0BemlhgPzwRNDUXrJkHjuOEYo-iuoARAZsD6SGXqaKDFFt7QUkKs7MOh1OZknYi2Q87C8TgLlT91Eesxw0DKiXqmFXusAq/s400/HUXLEY_mondonuovo.jpg" width="400" /></a></div>
<b>DOVE</b>: Londra<br />
<b>QUANDO: </b>in un ipotetico futuro<br />
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Insieme alla <b><a href="https://metedinchiostro.blogspot.it/2016/11/douglas-adams-guida-galattica-per-gli.html" target="_blank">Guida Galattica per gli autostoppisti</a></b>, il Mondo Nuovo di Huxley era un altro di quei viaggi letterari che è rimasto, inspiegabilmente, in sospeso per anni. Un classico contemporaneo del quale avevo sentito tanto parlare e che tanto desideravo leggere, ma che poi, per un motivo o per un altro, è rimasto sempre un titolo nella mia wishlist "mentale".<br />
Fino a quest'anno, quando finalmente ho fatto le mie valigie virtuali e mi sono immersa in questo strano, geniale, ipotetico universo. Siamo a Londra, in un futuro non meglio identificato ma che a occhio e croce collocherei negli anni '50-60 del nostro mondo, se proprio vogliamo trovare un parallelismo. Ma il Mondo Nuovo di Huxley, corre su binari profondamente diversi.<br />
L'umanità - in contrasto con quella descritta da Saramago, in Cecità, appena <b><a href="https://metedinchiostro.blogspot.it/2018/05/jose-saramago-cecita.html" target="_blank">recensito</a></b> - pare aver finalmente raggiunto uno stato al limite della perfezione, eliminando da sè stessa tutti gli aspetti negativi correlati alle emozioni umane, ritrovandosi compatta, efficiente, sana. Nessuna guerra, nessuna carestia, nessuna lite nel piccolo come nel grande. Una produttività calcolata in maniera infinitesimale. Uno Stato estremamente presente, che in maniera capillare controlla, modula, definisce ogni singolo aspetto della vita umana, a cominciare dalla nascita, divenuta una sorta di disciplina scientifica nella quale gli embrioni vengono coltivati in provetta, e predestinati - con il controllo genetico prima e con un'educazione controllata poi - ad occupare uno specifico ruolo in società. Zero disoccupazione, zero infelicità, zero insoddisfazione. Un mondo che su carta sembrerebbe perfetto.Perfino il sesso, scorporato dal fastidioso inconveniente annesso della procreazione - della quale, appunto, si occupa premurosamente lo Stato - viene vissuto in maniera assolutamente libera, priva di legami sentimentali.<br />
In questo mondo perfetto, gestito capillarmente ed asettico entriamo in punta di piedi, come osservatori, scoprendone ben presto le falle e le imperfezioni. Perchè, evidentemente, neppure il culto di Ford - bizzarra divinità postmoderna alla quale si deve la trasformazione della società umana in questo perfetto incastrarsi di ingranaggi - basta a tenere completamente sotto controllo le seppur soffocate emozioni umane. Che, anche in una società che ne pare priva, per una qualche anomalia nel processo di crescita embrionale sembrano affliggere alcuni individui, destinati pertanto ad essere bollati come "strani" dal resto della società.<br />
Non voglio scendere troppo nei dettagli, perchè il libro in sè va gustato passo passo, seguendo pagina dopo pagina i tanti dettagli su come questa immaginaria civiltà perfetta sia nata e come sia perfettamente e minuziosamente gestita per evitare dispersioni di energia, profitti, denaro e salute.<br />
E' un viaggio strano, surreale, dal sapore diverso rispetto - sempre per fare un parallelismo con una lettura recente - con il mondo immaginario ipotizzato da Saramago. Lì è il trionfo delle emozioni umane - in negativo - della violenza, dell'abiezione, dei bisogni fisici e corporali. Qui, al contrario, l'essere umano è accuratamente ed attentamente privato di tutto ciò che lo rende imperfetto, fisicamente e psicologicamente. Esseri eternamente giovani, eternamente controllati, eternamente perfetti, eternamente destinati ad un solo lavoro ed un solo posto in società, in grado di controllare perfettamente le emozioni, assumendone surrogati perfettamente dosati, di tanto in tanto, senza mai eccedere. Una società perfettamente pianificata come una sorta di gigantesco alveare, nel quale ciascuno fa quello che gli compete.<br />
Una società, d'altro canto, in cui non c'è spazio per l'amore - neanche quello tra madre e figlio- nè per le emozioni positive, in cui tutto è freddo e controllato per evitare i rischi connessi all'impetuosità della natura umana.<br />
Ma vale davvero la pena privare l'uomo della sua parte umana, per proteggerlo da sè stesso impedendogli di essere violento? Vale la pena restare eternamente giovani e perfetti, se non si può provare amore?<br />
La risposta a tutto questo la troveremo più avanti, quando insieme a due giovani londinesi - la bella Lenina, perfetta incarnazione del sistema fordiano, ed il bizzarro Bernard, del quale si vocifera che un'anomalia incorsa durante il suo processo di sviluppo embrionale abbia causato la sua eccessiva e pericolosa tendenza alle emozioni - visiteremo una riserva di selvaggi, ultimo baluardo di quella che un tempo, prima dell'era Ford, era stata la civiltà umana e che adesso è ridotta ad un piccolo manipolo di individui isolati ed abbrutiti, cui i fordiani guardano con un misto di terrore e disprezzo.<br />
E verso i quali, manco a dirlo, l'anomalo Bernard nutre una strana, pericolosa attrazione...<br />
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Un viaggio che porta lontano, lontanissimo, e che di nuovo ci pone interrogativi sull'uomo, su ciò che siamo, sul nostro ruolo sul pianeta terra e sulla nostra spiccata, irrefrenabile tendenza all'autodistruzione.<br />
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(PS: per chi volesse seguirmi anche nell'altro blog, <b><a href="https://cartolinedimetedinchiostro.blogspot.it/2018/05/messaggi-in-bottiglia-il-mago-di-oz.html" target="_blank">qui</a></b> parliamo invece di racconti classici per ragazzi con un potente messaggio ai contemporanei..)<br />
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<b>UN ASSAGGIO:</b><br />
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"Ci fu una pausa, poi la voce riprese.<br />
'I bambini Alfa sono vestiti di grigio. Lavorano molto più di noi, perchè sono tanto tanto intelligenti. Sono veramente contento di essere un Beta perchè non sono costretto a lavorare così duramente. E poi, noi siamo superiori ai Gamma e ai Delta. I Gamma sono stupidi. Sono vestiti tutti di verde, e i bambini Delta sono vestiti di cachi. Oh no, non voglio giocare con i bambini Delta. E gli Epsilon sono ancora peggio. Sono troppo stupidi per...'<br />
Il Direttore girò di nuovo l'interruttore. La voce tacque. Soltanto il suo sottile fantasma continuò a mormorare sotto gli ottanta guanciali.<br />
'Se lo sentiranno ripetere ancora quaranta o cinquanta volte prima di svegliarsi: poi di nuovo giovedì e ancora sabato. Centoventi volte, tre volte alla settimana, per trenta mesi. Dopo di che, passerammo a una lezione più avanzata.' Letizia ^_^http://www.blogger.com/profile/02577890377532390854noreply@blogger.com0