DOVE: Corfù, Grecia
QUANDO: anni '30
Anche ora che mio figlio maggiore è grande (quest'anno compirà dieci anni, il tempo vola), abbiamo mantenuto l'abitudine di leggere alcuni libri insieme. Non so bene in base a quale criterio lui scelga di affrontare alcune storie da solo, avvolto nella luce giallastra della sua abat-jour e quali invece ritenga siano più idonee ad essere lette ad alta voce; fatto sta che di tanto in tanto ci sforziamo di ritagliarci questi piccoli momenti, che lui a quanto pare continua a gradire, nonostante ormai da parecchi anni sia perfettamente in grado di leggere da solo ( per chi volesse,
qui ho dedicato un post proprio all'importanza di leggere anche ai bambini grandi; sarei curiosa di avere altre opinioni.. ^_^ )
C'è stato Willy Wonka, in primis; poi, tre libri e mezzo della saga di Harry Potter. Poi, Sepulveda, con la sua serie di libri dedicati all'amicizia (dalla Gabbianella e il Gatto in poi).
E adesso, appunto, Durrell.
Gli ho regalato questo libro ricordandomi di quanto mi fosse piaciuto, da bambina, ed immaginando che si sarebbe facilmente immedesimato in questo suo coetaneo del secolo scorso, appassionato come lui di natura e con una spiccata, travolgente voglia di scoprire il mondo; ed ammetto di essermi quasi commossa quando lui, con fermezza, ha deciso che lo avremmo letto insieme.
Talvolta soli, io e lui, talvolta con la compagnia della sorella, mentre allattavo, abbiamo dunque intrapreso il viaggio che tutti, una volta nella vita, dovrebbero fare: quello nell'infanzia di un grande naturalista, e più nello specifico nei cinque luminosi, entusiasmanti anni da lui trascorsi nello splendore di una Corfù selvaggia e lontana anni luce dalla grigia e umida Inghilterra che i Durrell si lasciano alle spalle.
Una storia d'altri tempi, certo. Una madre sola che può permettersi di partire armi e bagagli con i suoi quattro figli (tre maschi ed una ragazza) approdando dopo un lunghissimo viaggio in un mondo romanticamente caotico, dai ritmi talvolta sonnolenti, odoroso di sole e salsedine, cordiale e accogliente come solo le terre bagnate dal Mediterraneo, nelle sue varie sfaccettature, sanno essere.
Una famiglia atipica, bizzarra, dai tratti talvolta caricaturali, con una mamma affettuosa, dolcemente paziente, un tantino svampita e quattro figli ciascuno con il proprio carattere e le proprie ossessioni. Margot, adolescente bellissima e ossessionata dalla cura di sè; Larry, fratello maggiore ed in quanto tale col peso sulle spalle dell'essere per certi versi l'uomo di casa, letterato assennato fino a rendersi pedante e noioso; Leslie, rude ed appassionato di caccia, ed il piccolo Gerry, appunto, carico di tutto l'entusiasmo dei suoi dieci anni verso quel mondo nuovo e splendente.
Lui, che un giorno sarà quel
Gerald Durrell che fonderà la Durrell Wildlife Conservation Trust, dedicando la sua vita allo studio ed alla conservazione della biodiversità, ci accompagna nelle sue lunghe, oziose eppur pienissime giornate di scorribande attraverso l'isola e le sue meraviglie, con la compagnia del fedele cane Roger e dei tanti, straordinari personaggi che lo affiancheranno in questa esperienza, dal bizzarro Spiro, che li prende sotto la sua ala protettrice assistendoli nei loro primi passi in terra greca, fino ai tanti precettori che si occuperanno di imbrigliare l'entusiasmo di Gerry affiancando alle sue scorribande sul campo un'educazione più tradizionale e teorica.
Il mondo in cui ci accompagna è un mondo meravigliosamente ricco di profumi intensi, di colori, di ronzare di insetti nei sonnolenti pomeriggi estivi e di inverni piovosi che tingono il mare di un blu plumbeo. Di piccole pozze d'acqua trasparente, che come scrigni di vetro custodiscono meravigliosi mondi in miniatura. Di mare azzurro venato di spruzzi color panna là dove si infrange sugli scogli. Di muretti di pietra scottati dal sole, uliveti che chiazzano d'ombra la terra brulla, fichi succosi addentati direttamente sotto la pianta. Di sentieri polverosi che si perdono nel frinire assordante delle cicale.
Di tante straordinarie creature che, ben presto, malgrado le proteste di Larry, finiranno per entrare a far parte della famiglia, occupando man mano gli spazi comuni delle tre case che li vedranno, nel corso degli anni, come residenti. Tartarughe, gufi, mantidi, perfino un enorme e ostile albatros: il mondo di Gerry è quello di un naturalista d'altri tempi, che anzichè osservare sul campo cattura, ingabbia, addomestica; ma siamo pur sempre negli anni '30, e bisogna essere indulgenti verso una visione dell' "essere naturalisti" che negli anni si è evoluta lentamente.
Una storia forse più descrittiva che d'azione, in cui poco accade dal punto di vista della trama ma molto, moltissimo se anzichè attendere eventi clamorosi e colpi di scena ci lasciamo coinvolgere dalle atmosfere, dalle emozioni, dalle descrizioni talmente minuziose che pare di sentire nelle narici l'odore dell'erba secca scaldata dal sole.
Matteo l'ha adorata al punto tale da commuoversi fino alle lacrime quando abbiamo finito, come accade ai lettori veri, quando incontrano un libro capace di coinvolgerli a tal punto che, nel chiuderli, si ha la sensazione di salutare dei cari amici. Con loro ha spesso sorriso, si è emozionato, ed insieme abbiamo spesso finito per cercare su google le immagini degli insetti che Gerry catturava e che credevamo di non conoscere, dalle
tipule alle
cetonie.
Per lui, Gerry, Larry e gli altri sono diventati questo: amici carissimi coi quali si è condiviso un viaggio straordinario, che ti verrebbe voglia di intraprendere di nuovo, ancora e ancora.
Ed ammetto anche io che, sera dopo sera, capitolo dopo capitolo, l'effetto era quello di riemergere da una sorta di tunnel spazio temporale, ritrovandomi smarrita in una cameretta buia, con la piccola abat-jour di ikea accesa, laddove fino ad un'istante prima mi sembrava di camminare su un sentiero pietroso perso tra gli uliveti.
UN ASSAGGIO:
"La primavera si immerse lentamente nei lunghi, caldi, assolati giorni d'estate tutti canori di cicale, stridule ed eccitate, che facevano vibrare l'isola coi loro gridi. Nei campi il granturco cominciava a gonfiarsi, mentre le seriche barbe, da castane si facevano di un biondo color burro; quando strappavi via l'involucro di foglie e piantavi i denti nei chicchi perlacei, il succo ti sprizzava in bocca come fosse latte. Sulle viti l'uva pendeva in piccoli grappoli macchiettati e caldi. gli ulivi sembravano piegarsi sotto il peso dei loro frutti, gocce levigate di giada verde tra le quali friniva il coro delle cicale. Negli aranceti, tra le foglie scure e lucenti, i frutti cominciavano a colorirsi, come se una vampata di rossore si spandesse sulle loro verdi pelli butterate."