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mercoledì 16 gennaio 2013

CATHLEEN SCHINE - I newyorkesi

DOVE: in un quartiere di New York, poco lontano dal Central Park

QUANDO: nel presente

La Schine mi aveva già, tempo addietro, accompagnato in un piacevolissimo viaggio in quel di Pequot, nel cuore della provincia americana. E di nuovo, propone una deliziosa storia d'amore, di quelle un po' da commedia cinematografica, in cui lei s'innamora, trepida, soffre si reinnamora, medita confusa.
Il tutto però stavolta non sullo sfondo di un paesotto tutto pettegolezzi e piccole casette dai giardini non recintati, bensì in un popoloso quartiere di New York, tra SUV luccicanti, semafori, sfavillare di insegne luminose sullo sfondo di alti palazzi d'arenaria dalle scheletriche scale metalliche lungo la facciata. E' qui che la non più tanto giovane Jody, brillante "zitella" quarantenne nonchè solare insegnante di musica, vive come tanti altri padroni di cani una vita scandita dai ritmi precisi e inalterabili delle passeggiate quotidiane. Assieme a lei, Beatrice, mansueto pit-bull bianco come il latte che accompagna in lunghe camminate lungo i marciapiedi sporchi fino al ritaglio di natura più o meno selvaggia che è il Central Park, con le sue distese erbose, i laghetti, i sottili sentieri lungo cui corrono mattinieri amanti del jogging. Che ci sia l'afa torrida di agosto, o la pioggia scrosciante dell'autunno, o addirittura che imperversi la neve, loro sono lì, intrecciando le loro esistenze con quelle dei tanti abitanti del quartiere, i quali per un motivo o per un altro si trovano a condividere, per brevi scampoli di tempo, lo stesso ritaglio d'asfalto. E' così che Jody incontra Everett - austero cinquantenne, un matrimonio naufragato alle spalle ed una brillante figlia ventenne all'università- e se ne innamora in modo quasi adolescenziale, cominciando addirittura a sbirciare dalla finestra nella speranza di vederlo passare, e "aggiustando" l'orario ed il percorso delle uscite con Beatrice in modo da poterlo incontrare, anche solo di sfuggita.
Ma la Grande Mela è piena di sorprese; e cosa accadrà quando sulla loro strada si trasferiranno George e Polly, fratello e sorella, lui eccentrico ed introverso, lei spumeggiante e bella, assieme al loro cucciolo Howdy? E il solitario assistente sociale Simon, attratto come una calamita dal sorriso luminoso di Jody, e l'arcigna Doris, dall'improbabile abbronzatura color rame, anziana e agguerrita nemica dei "canidi" colpevoli di insozzare i marciapiedi del suo bel quartiere? In una girandola affollatissima di personaggi, le vite s'intrecciano, spesso guidate, più che dal caso, dai guinzagli dei cani che - chi ne possiede uno lo sa bene!- costringono anche il più solitario degli esseri umani a socializzare, scambiando due chiacchiere coi suoi simili.
E, talvolta, smuovono anche i cuori più duri.

UN ASSAGGIO:
"Poi, finalmente, la neve scomparve lasciandosi dietro distese di sporcizia fradicia, pozzanghere oceaniche a ogni angolo, fiumi di detriti. Si scoprì che sotto il manto bianco invernale erano sepolti dei tesori. Bucce di banana, patatine fritte e menù dei take-out, finalmente liberi, galleggiavano lietamente nei canaletti di scolo. Le cacche di cane che erano state depositate in cima ai cumuli di neve si disfacevano sui marciapiedi bagnati.
Quando portà fuori Beatrice, Jody si fermò a studiare il torrentello di uno scarico. Stava cercando di individuare il guado più sicuro quando un uomo, che le si era avvicinato da dietro, disse: "Pittoresco, vero?"
"Sono come piccoli cadaveri galleggianti" osservò Jody. Lui scoppiò in una risata e superò il rivolo d'acqua con un balzo, lasciando Jody stordita e ammutolita nel riconoscere l'uomo che stava cercando, l'uomo che aveva sorriso. Impotente, lo guardò fermare un taxi e scomparire.
"Pittoresco, vero?" Ripetè fra sè, soddisfatta della frase. "

domenica 22 agosto 2010

JOHN STEINBECK - In viaggio con Charley


DOVE: attraverso gli Stati Uniti d'America
QUANDO: anni'60

Se avete - o avete avuto - la fortuna di condividere una parte della vostra vita con un cane, non perdetevi questo libro. L'autore è addirittura John Steinbeck, uno dei più grandi scrittori americani di tutti i tempi. Parliamo, per intenderci, del "padre" di capolavori come "Uomini e Topi" e "La Valle dell'Eden", nonchè premio Nobel per la letteratura nel 1962. Ebbene, quello stesso John Steinbeck, agli inizi degli anni '60, decise di intraprendere un viaggio attraverso l'America a bordo di un pittoresco furgoncino ribattezzato "Ronzinante" e con l'unica compagnia del suo barboncino francese Charles Le Chien detto "Charley". Assieme allo scrittore e al suo quadrupede ci inoltriamo, da New York al Texas, con una puntata in Canada, attraverso l'America più verace, quella delle piccole chiesette lustre e dei piccoli moli di legno affacciati su acque in cui si pescano "le migliori aragoste al mondo", quella delle case mobili che corrono lungo le strade trainate da appositi autocarri, dei motel odorosi di muffa e polvere, delle lunghe strade lisce arginate solo dal cielo terso e delle piccole cittadine di provincia che lungo queste strade affacciano le loro botteghe.
L'America dei grandi parchi naturali, con gli orsi lungo il ciglio della strada; l'America dei distributori automatici di minestre calde, che funzionano a monete. Miglio dopo miglio ne scopriamo il sapore più autentico, mentre Charley, talvolta insofferente a causa di qualche piccolo acciacco dovuto all'età, ma altrimenti tranquillo e diplomatico, ascolta pazientemente i lunghi monologhi del suo padrone, risponde a modo suo, condivide, come solo l'amore di un cane può fare, la pazza idea di intraprendere un viaggio attraverso una terra tanto estesa da non poter essere mai compresa a fondo.
Ecco, questo è un libro per chi ama i viaggi, ma anche e soprattutto per chi sa cosa significhi lo sguardo ambrato di un cane che con quello sguardo sa commuoverti, sorriderti e talvolta perfino rimproverarti. E' in un certo senso la storia senza tempo di un amicizia nella quale siamo noi uomini a prendere molto più di quanto non riceviamo.


UN ASSAGGIO:

" ' Che ti succede, Charley, non stai bene?'
La coda, lentamente, mi dava le risposte. 'Ah, sì. Molto bene, direi.'
'Perchè non sei venuto quando ti ho fischiato?'
'Non ho sentito il tuo fischio.'
'Che cosa stai guardando?'
'Non lo so. Forse nulla.'
'Ma non vuoi la cena?'
'Veramente non ho fame. Ma almeno il gesto facciamolo.'
Dentro, si lasciò andare giù e posò il muso sulle zampe.
'Vieni sul letto, Charley. Siamo tristi insieme.'"