DOVE: Inghilterra
QUANDO: agli inizi del 1800
L'incontro con il blog austenianissimo di Sylvia mi ha fatto sentire in colpa: in tanti mesi di post, possibile che mi sia dimenticata proprio di lei, che è stata tra le prime autrici a fare il suo ingresso nella mia - allora - piccola biblioteca, quando ero ancora adolescente e vivevo dai miei? In Jane ho trovato - passatemi la metafora - il combustibile per dare alle fiamme tutto il mio temperamento romantico; perchè sì, per carità, sono nata a cavallo tra il Ventesimo e il Ventunesimo secolo... ma là dentro, qualche parte di me è irrimediabilmente attratta da tutto ciò che è Ottocento ^_^.
Per rimediare a questa dimenticanza, voglio cominciare da quello che, tra i libri dell'amatissima Jane, ho forse amato di più pur essendo probabilmente il meno noto. Non che non trovi straordinarie tutte le sue eroine, da Emma a Elizabeth passando per Anne Elliot; semplicemente trovo che l'ingenua sognatrice Catherine abbia molti aspetti del carattere vicino al mio. Sopra tutte, l'amore smisurato per i libri che la spinge - consapevolmente o meno - a deformare la realtà cercando in essa di riaccendere le emozioni della carta stampata. Intrisa fino al midollo dei romanzi gotici allora in voga - in primis "I misteri di Udolpho", Catherine osserva la composta realtà di Bath, tra balli e visite di cortesia, attraverso il filtro della sua immaginazione, scovando oscuri intrighi là dove il più delle volte non v'è che la borghese normalità della provincia. Riuscirà un amore in boccio a riportarla con i piedi per terra, o la sua mania di intuire orrori gotici anche nella più innocente delle dimore del Somerset? All'ultima pagina l'ardua sentenza.
(con la speranza che Sylvia voglia accettare questa tazza di tè austeniana ^_^)
UN ASSAGGIO:
"Il cuore le palpitava, le ginocchia tremavano, il viso si fece pallido. Con mano incerta afferrò il prezioso manoscritto, poichè un rapido sguardo bastò a assicurarle che tale fosse; e mentre riconosceva con emozione e panico la profonda realtà di quel che Henry aveva predetto, risolse senza indugio di leggerne ogni riga prima di abbandonarsi al riposo.
Il pallore della luce della candela la costrinse a guardarla con ansia; ma non vi era pericolo che si spegnesse all'istante, aveva ancora alcune ore di vita; e per non avere altre difficoltà nel decifrare il manoscritto se non quelle determinate dalla sua antichità, la smoccolò all'istante. Ahimè! Nello stesso istante venne smoccolata e spenta. Una lampada non avrebbe potuto spegnersi con più tragico effetto. Catherine, per alcuni istanti, rimase paralizzata dal terrore. Era spenta, inesorabilmente spenta; non una pallida scintilla nello stoppino poteva lasciar sperare di riaccenderla. Oscurità impenetrabile e irrimediabile discese sulla stanza. Una forte raffica di vento, sollevandosi con furia improvvisa, accrebbe l'orrore del momento. Catherine tremava dalla testa ai piedi. Nella pausa che seguì, un suono simile a quello di passi che si allontanassero e di una lontana porta che venisse chiusa colpì l'orecchio atterrito. La natura umana non poteva sopportare oltre."