mercoledì 20 marzo 2019

ANTONIO TABUCCHI -L'Angelo Nero


DOVE: Tra Italia e Portogallo, principalmente

QUANDO: in diversi tempi, tra gli anni'40 e gli anni '70

Ecco l'ennesima piccola raccolta di racconti in cui mi imbatto, e che finiscono per farmi dire "Sì, a me il racconto come genere è poco congeniale, ma..." .Spulciando anche qui, tra i post inseriti del blog nel corso degli anni, in più occasioni ho iniziato una recensione con questa premessa; diciamo che, tendenzialmente, il racconto breve riesce poco ad entusiasmarmi a meno che la storia non abbia una decisa tinta - o perlomeno, un certo retrogusto - surreale, inquieto, anomalo.
Nel caso di Tabucchi, diciamo pure che le sei piccole storie qui narrate - con quel suo stile magistralmente concreto, capace di evocare immagini e sensazioni con la potenza di una fotografia - più che anomale e inquiete sono decisamente amare, ombrose, angoscianti. Racconti che si sposano perfettamente con questo grigio assaggio di primavera, coi cieli color cemento e l'umidità che pare infiltrartisi fin dentro le ossa.
Storie che prendono l'avvio da una luminosa passeggiata domenicale, o da una cena tra amici, parlando di vino e poesia, in un appartamento portoghese, o in in una mattinata piovosa, nella sicura e ordinata casa di una ricca famiglia toscana, e che ben presto sfumano in un tono grigiastro, dietro le righe della storia se ne intravedono altre, si accennano, quasi bisbigliando, strani eventi, l'aria si fa rarefatta, ci stringe la gola in un nodo mentre ci rendiamo conto che qualcosa non quadra.
Di queste storie, dico subito, ho faticato ad accettare la conclusione, non sempre immediata, anzi; sembrano quasi restare sospese, senza che mai esplicitamente l'autore ci dicesse apertamente come sono andate le cose, ma lasciando a noi, alla nostra sensibilità, il compito di dipanare la questione, aggiungendo ad uno ad uno i tasselli del puzzle.
Racconti diversi, protagonisti diversi, luoghi e tempi diversi ( nel Portogallo del 1969, ad esempio, o nell'Italia del primo dopoguerra), legati indissolubilmente però da un unico, solido filo conduttore; quell'inquietudine, quel malessere, quel lato oscuro che sembra affiancare come una maledizione la storia dell'uomo, costringendolo, secolo dopo secolo, ad assecondare i suoi impulsi violenti. Lato Oscuro che, come avviene spesso nella vita reale, non è nulla di sovrannaturale, nulla di spirituale, nulla di demoniaco ma piuttosto una delle sfaccettature del nostro essere umani.
In questi racconti, Tabucchi delinea l'impronta di questo angelo nero, che accompagna la storia dell'uomo, con brevi pennellate ombrose, dietro le quali si intravedono nitidi i contorni di alcuni degli aspetti più crudi della nostra storia. Notti inquiete. Sotterranei dalle pareti imbrattate di sangue. Auto scure, guizzanti lungo le strade umide, portando nel ventre tre giovani impauriti. Volti aspri, sorrisi taglienti. Pistole che luccicano attraverso un finestrino.
Storie che lasciano addosso un'ansia appiccicosa, gocciolante, vischiosa come pece. Un vago senso di soffocante inquietudine, per certi versi simile a quello che mi ha lasciato addosso Cecità di Saramago (anche se lì il senso di soffocamento era più netto).
Una splendida riflessione su come il male sia insito in noi, nella nostra storia, nel nostro animo. Di come certe storie restino sospese sull'abisso, di come non sempre ci sia un lieto fine, di come sarebbe bello poter imputare ciò che va male a delle entità demoniache, mentre siamo solo e soltanto noi i responsabili delle nostre più sordide pulsioni, del Male, del dolore.

PS: su Le Cartoline di Mete d'Inchiostro propongo invece una breve riflessione su un personaggio letterario (femminile) da me molto amato.. per chi volesse, questo il link al post.
UN ASSAGGIO:

"Potrebbe essere un'idea sedersi a un caffè di piazza Dante, c'è una pasticceria con una spianata di tavolini all'aperto, davanti a un botteguccia che si chiama 'La Rapida' e dove si riparano borse e scarpe, a quest'ora ci sono sempre clienti che prendono il gelato e il caffè, oggi con questa bella giornata saranno venuti fuori anche i vecchietti sempre col cappello, sputano spesso, giocano a carte, ogni tanto borbottano frasi quasi incomprensibili e parlano con gli altri come se parlassero fra sè e sè, è il loro modo di comunicare chissà cosa a chissà chi, loro sono l'ideale per continuare una frase come quella che ha appena raccolto, vediamo cosa puoi mettere assieme."


mercoledì 13 marzo 2019

ROBERTO CALASSO - Le Nozze di Cadmo e Armonia


DOVE e QUANDO: Grecia classica, ed anche prima.

Chi, come me, ha un percorso di studi classico, non può evitare che quegli autori, quei miti, quei versi, quegli eroi , quel mondo gli resti appiccicato addosso. Nel mio caso, un amore che è sbocciato tardivamente, a ridosso della maturità, quando - vuoi per incipiente nostalgia per il Liceo che si avviava alla sua naturale conclusione, vuoi per l'incontro con una prof straordinaria, piena di passione per gli autori latini e greci - quelle che fino ad allora erano state semplicemente delle pagine da studiare, archiviandole dietro le spalle diligentemente con il migliore dei voti possibili, hanno incominciato ad essere qualcosa di più. Hanno iniziato a prendere vita, ed a parlarmi.
Va da sè che negli anni successivi, quando il percorso universitario ha virato in maniera netta verso una formazione tecnica e scientifica, ho iniziato a leggerli, e rileggerli con occhi nuovi. Ed uno dei primi libri che mi procurai, e che sto rileggendo ora in questa fase di recupero di piccole perle dalla mia biblioteca, è stato questo piccolo saggio (400 pagine o poco più) di Roberto Calasso che ci conduce, in una breve ma esaustiva carrellata attraverso quello che è stato il cuore, in un certo senso, della Grecia classica: il suo straordinario, prolifico, multisfaccettato universo mitologico e sacro, strettamente intrecciato passo dopo passo con lo sviluppo storico e politico della civiltà che, per molti versi, ha dato l'innesco allo sviluppo dell'Occidente come oggi lo conosciamo.
Si parla di Mitologia, dunque, ma non solo; qui, in questo viaggio impegnativo ( non è certo una lettura mordi e fuggi da ombrellone) ma estremamente coinvolgente, veniamo guidati in un continuo parallelismo tra il Mito - anzi, in molti casi le molte versioni di uno stesso mito - e la storia, tra il culto e la politica, dai primi albori del mondo greco fino allo sfolgorante dualismo corpo-mente tra Sparta ed Atene ( anche se, scopriremo in questo saggio, dietro l'apparente fisicità estrema di Sparta si nascondeva molto altro, sotto il profilo politico).
Pur non essendo un testo narrativo in senso stretto, poichè alterna alla narrazione dei singoli miti una serie di nozioni storico-filosofiche, è comunque un testo che si fa leggere, se ci lasciamo trasportare indietro nel tempo e nello spazio senza preconcetti e senza timore di accostarci ad un saggio.
Perchè lì, in quel mondo verde e quieto, dove tutto in natura sembra avere un suo riflesso ed una sua storia mitologica, dove dietro alla potenza ruggente del mare color lapislazzulo, dietro la folgore che talvolta incendia improvvisa un tronco, dietro il vento impetuoso, dietro il sole splendente sopra gli ulivi grigiastri, dietro ogni cosa si intravede l'occhio capriccioso delle divinità più umanizzate che probabilmente l'uomo sia mai stato in grado di concepire, li, dicevo, ha avuto inizio tutto.
La Democrazia. Gli interrogativi dell'uomo sul senso della vita, e sul suo ruolo nell'universo. Lo studio della Storia. La Ricerca Scientifica. La Poesia. Tutto ciò che, secolo dopo secolo, ha contribuito a far crescere l'occidente ha avuto origine lì, tra quelle montagne spigolose a picco sul mare, tra le onde e lo stormire degli uccelli sopra i tetti scintillanti dei templi.
Leggere Calasso significa intraprendere un viaggio che richiede una certa attenzione, un pizzico di concentrazione, un minimo di curiosità nell'andarsi occasionalmente a ricercare tutti quei rudimenti storici che abbiamo studiato magari alle elementari ed abbiamo poi obliato nelle nostre menti sovraccariche di informazioni. Un viaggio che lascia respirare la mente, dopo qualche pagina di allenamento, facendola continuamente oscillare tra storia, filosofia e mito, portandoci a visitare antichi luoghi di culto che ci appaiono così come apparivano all'epoca, nel silenzio ombroso della natura, nella gestualità placida e ripetitiva dei sacerdoti, nel fiammeggiare rosso del sangue sacrificale - imprescindibile da qualunque forma di culto dei nostri antenati.
Difficile anche tracciare in poche righe una trama lineare; dirò piuttosto che qui, spezzettato in decine e decine di piccoli frammenti, come ritagli di specchio ciascuno dei quali rimanda una sua parte di immagine, ricostruiamo passo dopo passo il cammino dell'uomo verso la ricerca della propria identità, attraverso i miti che, negli anni, si è costruito per dare un senso alla propria esistenza.
Un testo che non è per tutti, probabilmente, ma che se amate la storia classica e la mitologia troverete senz'altro stimolante. Perchè al di là delle nozioni e degli aneddoti, come inevitabilmente accade quando ci troviamo faccia a faccia con la storia o la mitologia - che a ben guardare finiscono sempre per correre in parallelo - il racconto di quegli aneddoti apre poi la mente a decine e decine di spunti di riflessione.
Come con la nascita di Atena, partorita dalla mente di Zeus, potente e armata proiezione di una razionalità che potrebbe finire per scardinare il mito stesso (non a caso, la sua nascita era attesa con timore profondo ed altrettanta reverenza da tutto l'Olimpo, poichè preceduta da una profezia che la annunciava come colei che avrebbe sconfitto il proprio padre).O come nel dualismo tra Sparta ed Atene - fisicità dirompente e guerriera da un lato, dialogo e riflessività dall'altro, dove possiamo andare a ricercare tanti parallelismi con ciò che siamo noi oggi.
E, soprattutto, in quelle irresistibili divinità che si affollano sull'Olimpo, invidiando ai mortali la loro stessa mortalità, vivendone le emozioni amplificate mille volte, seguendone le vicende piccole apportando il loro aiuto o colpendoli con ostinata cattiveria, talvolta secondo il capriccio, splendida proiezione dell'essenza stessa dell'uomo, profondamente imperfetto seppure capace di cose grandiose.

PS: su Le Cartoline di Mete d'Inchiostro proviamo invece a parlare del messaggio per certi versi attuale del classico di tutti i classici.. sono curiosa di sapere se anche altri lettori la pensano come me, in merito ^_^.

UN ASSAGGIO:

"Erano una compagine di piccoli stati nemici, o tiepidamente amici. Ma pensarono di avere, tutti insieme, qualcosa da difendere: tò Hellenikon, la "cosa greca". Non si preoccuparono di definirla, perchè la conoscevano benissimo. Non erano palazzi dagli alti soffitti, nè guardie schierate, nè ministri deferenti, nè oro. Ma una certa asciuttezza nel tratto, come fra atleti che usano confrontarsi nella velocità e nella bellezza del corpo, e null'altro. Forse anche per questo, a differenza dei barbari, e anche dei barbari imperiali, i Greci si mostravano nudi. C'era anche qualcos'altro a cui i Greci, e soltanto i Greci, tenevano: uno spazio vuoto, assolato, polveroso, dove scambiare le merci e le parole. Un mercato, una piazza.