venerdì 11 maggio 2018

ALDOUS HUXLEY - Il Mondo Nuovo

DOVE: Londra
QUANDO: in un ipotetico futuro

Insieme alla Guida Galattica per gli autostoppisti, il Mondo Nuovo di Huxley era un altro di quei viaggi letterari che è rimasto, inspiegabilmente, in sospeso per anni. Un classico contemporaneo del quale avevo sentito tanto parlare e che tanto desideravo leggere, ma che poi, per un motivo o per un altro, è rimasto sempre un titolo nella mia wishlist "mentale".
Fino a quest'anno, quando finalmente ho fatto le mie valigie virtuali e mi sono immersa in questo strano, geniale, ipotetico universo. Siamo a Londra, in un futuro non meglio identificato ma che a occhio e croce collocherei negli anni '50-60 del nostro mondo, se proprio vogliamo trovare un parallelismo. Ma il Mondo Nuovo di Huxley, corre su binari profondamente diversi.
L'umanità - in contrasto con quella descritta da Saramago, in Cecità, appena recensito - pare aver finalmente raggiunto uno stato al limite della perfezione, eliminando da sè stessa tutti gli aspetti negativi correlati alle emozioni umane, ritrovandosi compatta, efficiente, sana. Nessuna guerra, nessuna carestia, nessuna lite nel piccolo come nel grande. Una produttività calcolata in maniera infinitesimale. Uno Stato estremamente presente, che in maniera capillare controlla, modula, definisce ogni singolo aspetto della vita umana, a cominciare dalla nascita, divenuta una sorta di disciplina scientifica nella quale gli embrioni vengono coltivati in provetta, e predestinati - con il controllo genetico prima e con un'educazione controllata poi - ad occupare uno specifico ruolo in società. Zero disoccupazione, zero infelicità, zero insoddisfazione. Un mondo che su carta sembrerebbe perfetto.Perfino il sesso, scorporato dal fastidioso inconveniente annesso della procreazione - della quale, appunto, si occupa premurosamente lo Stato - viene vissuto in maniera assolutamente libera, priva di legami sentimentali.
In questo mondo perfetto, gestito capillarmente ed asettico entriamo in punta di piedi, come osservatori, scoprendone ben presto le falle e le imperfezioni. Perchè, evidentemente, neppure il culto di Ford - bizzarra divinità postmoderna alla quale si deve la trasformazione della società umana in questo perfetto incastrarsi di ingranaggi - basta a tenere completamente sotto controllo le seppur soffocate emozioni umane. Che, anche in una società che ne pare priva, per una qualche anomalia nel processo di crescita embrionale sembrano affliggere alcuni individui, destinati pertanto ad essere bollati come "strani" dal resto della società.
Non voglio scendere troppo nei dettagli, perchè il libro in sè va gustato passo passo, seguendo pagina dopo pagina i tanti dettagli su come questa immaginaria civiltà perfetta sia nata e come sia perfettamente e minuziosamente gestita per evitare dispersioni di energia, profitti, denaro e salute.
E' un viaggio strano, surreale, dal sapore diverso rispetto - sempre per fare un parallelismo con una lettura recente - con il mondo immaginario ipotizzato da Saramago. Lì è il trionfo delle emozioni umane - in negativo - della violenza, dell'abiezione, dei bisogni fisici e corporali. Qui, al contrario, l'essere umano è accuratamente ed attentamente privato di tutto ciò che lo rende imperfetto, fisicamente e psicologicamente. Esseri eternamente giovani, eternamente controllati, eternamente perfetti, eternamente destinati ad un solo lavoro ed un solo posto in società, in grado di controllare perfettamente le emozioni, assumendone surrogati perfettamente dosati, di tanto in tanto, senza mai eccedere. Una società perfettamente pianificata come una sorta di gigantesco alveare, nel quale ciascuno fa quello che gli compete.
Una società, d'altro canto, in cui non c'è spazio per l'amore - neanche quello tra madre e figlio- nè per le emozioni positive, in cui tutto è freddo e controllato per evitare i rischi connessi all'impetuosità della natura umana.
Ma vale davvero la pena privare l'uomo della sua parte umana, per proteggerlo da sè stesso impedendogli di essere violento? Vale la pena restare eternamente giovani e perfetti, se non si può provare amore?
La risposta a tutto questo la troveremo più avanti, quando insieme a due giovani londinesi - la bella Lenina, perfetta incarnazione del sistema fordiano, ed il bizzarro Bernard, del quale si vocifera che un'anomalia incorsa durante il suo processo di sviluppo embrionale abbia causato la sua eccessiva e pericolosa tendenza alle emozioni - visiteremo una riserva di selvaggi, ultimo baluardo di quella che un tempo, prima dell'era Ford, era stata la civiltà umana e che adesso è ridotta ad un piccolo manipolo di individui isolati ed abbrutiti, cui i fordiani guardano con un misto di terrore e disprezzo.
E verso i quali, manco a dirlo, l'anomalo Bernard nutre una strana, pericolosa attrazione...

Un viaggio che porta lontano, lontanissimo, e che di nuovo ci pone interrogativi sull'uomo, su ciò che siamo, sul nostro ruolo sul pianeta terra e sulla nostra spiccata, irrefrenabile tendenza all'autodistruzione.

(PS: per chi volesse seguirmi anche nell'altro blog, qui parliamo invece di racconti classici per ragazzi con un potente messaggio ai contemporanei..)

UN ASSAGGIO:

"Ci fu una pausa, poi la voce riprese.
'I bambini Alfa sono vestiti di grigio. Lavorano molto più di noi, perchè sono tanto tanto intelligenti. Sono veramente contento di essere un Beta perchè non sono costretto a lavorare così duramente. E poi, noi siamo superiori ai Gamma e ai Delta. I Gamma sono stupidi. Sono vestiti tutti di verde, e i bambini Delta sono vestiti di cachi. Oh no, non voglio giocare con i bambini Delta. E gli Epsilon sono ancora peggio. Sono troppo stupidi per...'
Il Direttore girò di nuovo l'interruttore. La voce tacque. Soltanto il suo sottile fantasma continuò a mormorare sotto gli ottanta guanciali.
'Se lo sentiranno ripetere ancora quaranta o cinquanta volte prima di svegliarsi: poi di nuovo giovedì e ancora sabato. Centoventi volte, tre volte alla settimana, per trenta mesi. Dopo di che, passerammo a una lezione più avanzata.'

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