mercoledì 23 maggio 2018

PAUL KALANITHI - Quando il Respiro si fa Aria

DOVE: tra l'Arizona e Stanford, USA
QUANDO: anni'2000

Comprai questo libro tempo fa, lasciandolo poi a lungo nel cassetto, perplessa. Chi me lo aveva consigliato me ne aveva parlato in termini straordinari, eppure io temevo di andarmi ad impelagare in una storia strappalacrime, soffocante, intrisa di dolore.
D'altronde, qui si parla di un uomo - un giovane uomo, anzi, un giovane, brillante e promettente specializzando in neurochirurgia - che si trova a dover fare i conti con una diagnosi che non lascia scampo. Un cancro al polmone sta lentamente divorando il suo corpo, e con esso tutta la sua vita. La sua carriera di medico. Il suo matrimonio. Le sue speranze.
Si tratta, oltretutto, di una storia vera, verissima, raccontata dalla viva voce del protagonista, assieme al quale ripercorriamo le tappe salienti della sua breve vita, spaccata a metà come da una immensa diga proprio da quella diagnosi tremenda: da un lato gli anni spensierati della giovinezza, lo studio, il sogno di diventare medico. Dall'altro i tremendi dolori con cui il giovane chirurgo combatte e convive, lo stomaco rivoltato dalla chemio, la spossatezza, gli occhi dei familliari e delle persone amate che fissano addolorati ed impotenti il suo lento declino.
Dicevo, premettendo tutto questo ho atteso un po', prima di avventurarmi in questo viaggio, perchè temevo di ritrovarmi invischiata in un dolore che non avrei saputo gestire - e che avrei pianto fiumi di lacrime, come mi era accaduto con lo splendido Gramellini.
Invece, sorprendentemente, qui non ho trovato traccia di tutto questo. E' un libro, questo è vero, in cui si parla di morte e di dolore; eppure è un libro che ti scorre tra le mani lieve come una farfalla, pieno di poesia, di positività, della razionale e serena accettazione di ciò che è.
Assieme al dottor Kalanithi riviviamo la sua giovinezza, gli anni delgi studi, la sua passione per la scrittura soppiantata poi da una nuova, nascente passione per la medicina - e la neurochirurgia, in particolare - vista soprattutto come strumento per praticare l'empatia, ed aiutare i pazienti anche e soprattutto sotto il profilo umano.
Un uomo pieno di passione, che vede davanti a sè gli ultimi, faticosi gradini di specializzando in neurochirurgia, cominciando a raccogliere i frutti di tanto sudato lavoro. Un medico giovane, brillante, abilissimo chirurgo nonchè pieno di umanità, desideroso di approfondire ancor più le sue conoscenze affiancando gli studi di neurobiologo alla già impegnativa attività di medico ospedaliero.
Un uomo che, con la lucida razionalità del chirurgo, non può che avere subito chiara la sua situazione, quando i dati clinici confermano quello che lui sospettava, interpretando i suoi stessi sintomi: il dottor Kalanithi sta lentamente morendo.
Con poesia, delicatezza, realismo decide allora di riprendere in mano quello che era stato il suo primo amore, la scrittura, e inizia a mettere nero su bianco la sua storia. Raccontandosi e raccontandoci cosa succede quando tutto ciò che hai costruito ti crolla addosso. Anzi, ad essere corretti, quando sei TU a crollare fisicamente mentre tutto ciò che hai costruito improvvisamente pare perdere qualunque significato.
Ma non c'è traccia di rabbia, nè dolore, nelle sue parole; chiudendo il libro, dopo averlo accompagnato nel suo ultimo viaggio, quel che resta è una lieve malinconia per ciò che è rimasto in sospeso, per tutto ciò che non ha potuto realizzare, ma nulla di più. Per il resto, ciò che traspare attraverso le sue parole, anche nei momenti di sconforto, anche quando, sconfitto dal dolore, deve rinunciare ad essere in sala operatoria, è una straordinaria forza, una grande serenità e di capacità di accettazione, ed un soffuso, positivo senso della vita, tutto sommato. Quella vita che, negli anni a venire, andrà avanti senza di lui.
Un viaggio in un mondo fatto di lacrime ma anche di forza interiore, una storia delicatissima come una nuvola, che si legge in un soffio e ti lascia dentro una strana pace interiore.
Un uomo straordinario che insegna una grande lezione di vita.
Cito - lo faccio raramente, ma in questo caso trovo che siano parole perfette per condensare l'essenza di questo libro - uno dei commenti riportati sul retro di copertina; quello, in particolare, di Pino Corrias, il quale scrive:

"In questa storia la malattia diventa un pensiero profondo, diventa l'ombra che, precipitando verso il buio, illumina la vita"

Ecco, trovo che questo sia il senso della storia - e della breve vita - del giovane dottor Kalanithi. Non lasciarsi spaventare dalle ombre. Non disperarsi per ciò che non è in nostro potere controllare. Accettare la vita, e concentrarsi su di essa, vivendo al meglio ciò che ci è dato. Al di là del credo religioso, con lucidità da scienziato, quest'uomo ci ha lasciato - in più o meno 150 pagine - una grande lezione di vita.

UN ASSAGGIO:

"Avevo la certezza che non sarei mai diventato un medico. Sdraiato al sole, mi stavo rilassando su un altopiano deserto sopra la nostra casa. Mio zio, un medico come molti miei parenti, quel giorno mi aveva chiesto quale carriera avessi intenzione di intraprendere, ora che il college era alle porte, e io non avevo dato peso alla sua domanda. Se fossi stato costretto a rispondere, credo che avrei detto lo scrittore, ma sinceramente in quel momento qualsiasi idea di carriera mi sembrava assurda. Nel giro di poche settimane avrei lasciato quella cittadina dell'Arizona, e non mi sentivo come uno che si prepara a fare carriera, ma piuttosto come un elettrone ronzante che sta per raggiungere la velocità di fuga, catapultato verso uno strano universo sfavillante"


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