lunedì 22 ottobre 2018

JOHNATAN COE - La Famiglia Winshaw



DOVE: Inghilterra
QUANDO: tra gli anni '80 ed i primi anni '90

Dunque, rieccomi qui. Un ritaglio di tempo rubato tra le attività domestiche, lei che sonnecchia tranquilla nella sua culla, accanto a me, fuori dalla finestra l'autunno che lacrima grigio contro i vetri.
L'ennesima pausa di qualche mese durante la quale sono stata lontana dal blog perchè la vita ha reclamato tutte le mie attenzioni, ma ne valeva la pena; come ho scritto, la bambina è nata con una settimana di ritardo, tutto è andato bene ed ho trascorso tre mesi godendomi lei e il fratello, malgrado il caldo.
Ora che lui è a scuola, finalmente riprendo le fila del blog, anche se delle tante idee che mi ronzano per la testa (anche per sviluppare meglio la sua "costola", Le Cartoline di Mete d'Inchiostro ) per ora non credo di riuscire a fare molto, perciò ricominciamo dalle cose semplici: i miei piccoli resoconti di viaggio.
In questi mesi di letture molto diluite, riservate ai momenti in cui ho lei attaccata al seno e sono sola, ho perso e riperso spesso il filo e sono riuscita a portare avanti solamente due letture. La prima, eccola qui: La Famiglia Winshaw, di Jonathan  Coe.
Di lui ho adorato La Banda dei Brocchi (qui la recensione), uno straordinario e malinconico viaggio nell'Inghilterra degli anni Settanta. Con I terribili segreti di Maxwell Sim, invece, Coe mi aveva accompagnato in un viaggio di tutt'altro sapore, in una storia apparentemente sonnolenta che poi, sul finale, si srotolava in un inatteso colpo di scena.
Anche qui, i ritmi sono perlopiù lenti, in una storia che si dipana in un intricata successione di flashback e presente, resa ancor più complessa dal fatto che le storie da seguire sono tante, una per ciascuno dei componenti della facoltosa famiglia Winshaw, appunto.
Ma chi sono, questi Winshaw? Altezzosi, ipocriti, meschini, arrivisti. I protagonisti di questa storia non possono che non risultare insopportabili, nella loro ostinata tendenza ad incarnare quanto di peggio la società possa proporre. Ricchi, ricchissimi, i giovani rampolli della dinastia nata da Matthew e Frances, hanno davanti a sè le infinite possibilità che una vita agiata possa offrire, e ne usufruiscono arrampicandosi, negli anni, qua e là, nei posti più "strategici" della società, senza guardare in faccia nessuno e senza farsi tanti problemi nell'eliminare più o meno apertamente coloro che intralciano loro la strada. C'è la giornalista senza scrupoli. Il politico. L'imprenditrice - titolare di un agghiacciante allevamento bovino. Il direttore di banca. Insomma, la tela dei Winshaw tesse una fitta rete che tocca le posizioni strategiche. E se l'impressione che danno al mondo sia quella di gente scorretta ed arrivista, quello che nascondono è anche peggio. Ed ecco che entra in gioco un modesto scrittore di romanzi, Micheal Owen, al quale viene inspiegabilmente assegnato l'incarico complesso di scrivere la biografia della famiglia. Chi lo chiede è un membro della famiglia stessa, anche se per certi versi ne è un "outsider": la vecchia ed eccentrica Tabitha, rinchiusa in una clinica psichiatrica e bollata come pazza per via della sua costante, granitica ossessione che la morte durante il secondo conflitto mondiale del compianto fratello Godfrey, appena trentaduenne, fosse stata causata dalle trame oscure del fratello Lawrence.
Michael, di carattere poco socievole, insicuro, tutt'altro che ambizioso e arrivista, impantanato in una vita insoddisfacente eppure incapace di darle una svolta si addentra con un certo zelo nell'incarico, cercando di dipanare le fila della monumentale storia della famiglia.
Tra Londra e la scura e solitaria magione dei Winshaw immersa in un parco silenzioso, questa storia ci catapulta nel pieno degli anni '80, gli anni in cui la Thatcher prendeva le redini della Gran Bretagna e Saddam Hussein era il volto di un'Iraq bellicoso e temibile.
Un racconto non semplice da seguire, con parecchi riferimenti storici e politici concreti, con un continuo intrecciarsi di tempi e luoghi, ma che alla fine si srotola per culminare - come accade per la storia di Maxwell Sim - in un finale che scoppietta rapido e inatteso come un petardo.
La storia è lenta, il mondo in cui ci trasporta è perlopiù cupo e cinico, dominato dagli interessi economici e con ben poco spazio per l'amore, relegato a impalpabile meteora nella vita della gente semplice, perchè nel mondo della gente di successo come i Winshaw, non si perde tempo coi sentimenti, quando i possono combinare, con un po' di calcolo, matrimoni fruttuosi.
La storia è amara, rabbiosa, malsana; uno di quei libri da cui si riemerge a tentoni, come dalla pece, con un senso di disgusto. Eppure un viaggio che vale la pena fare, perchè illumina un certo lato oscuro della società che esiste ed è sempre esistito: quello di chi "conta", di chi decide, di chi ha soldi e potere e se li tiene stretti pur consapevole di aver sacrificato ad essi il proprio lato umano.

UN ASSAGGIO:

"Era una zona tranquilla e scarsamente illuminata, di squallide e lugubri case, precedute da giardinetti maltenuti, e a quell'ora di notte, non c'era traccia di vita: solo qualche gatto in fuga, che ci tagliava la strada. Sarà stato l'alcol o l'entusiasmo per la serata riuscita - così almeno la vedevo io - ma mi sentii inebriato d'una nuova, esaltante atmosfera, foriera di altri momenti come quelli o persino più bellu, e mi venne dar voce, senza peraltro lasciarmene sopraffare, all'ottimismo sfrenato che mi aveva invaso.
'Spero che ci capitino altre occasioni come queste' balbettai. 'Non mi divertivo così tanto da... beh, dall'alba dell'uomo, diciamo.'
'Sì, è stato bello. Molto bello.' Ma c'era una sorta di esitazione nelle parole di Fiona, e non fui sorpreso quando avvertii nella sua voce il tono caratteristico di chi si prepara a rettificare. 'Solo, non voglio che tu pensi... guarda, non so proprio come dirtelo'
'Continua' dissi, vedendola incerta.
'Beh, non me la sento più di salvare le persone. Tutto qui. Voglio solo che sia chiaro questo.' "

8 commenti:

  1. Ho già sentito questo autore da qualche parte, ma non mi ricordo assolutamente di aver sentito parlare di questo libro. Caspita ma è il mio genere! Sarà che tu l'hai descritto benissimo ma voglio leggerlo al più presto.
    Le storie di famiglia sarebbero il mio pane quotidiano se non ci fossero tutti gli altri generi a cui bisogna dare spazio:) E poi queste atmosfere cupe e lo scrittore introverso alla ricerca di segreti mi fa venire la pelle d'oca! Grande Letizia:)

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    1. Beh, è una famiglia particolare, non certo degli eroi positivi... ma il libro è interessante, soprattutto perchè la vita di questi personaggi è intrecciata concretamente con alcuni episodi storici (mi fa tanto strano parlare di "episodi storici" riferendomi agli anni '80 e '90, perché io c'ero, e mi fa sentire taaaanto vecchia ^_^ ) dell'epoca. Di Coe io ho letto diverse opere, se spulci nel blog le trovi recensite, è uno scrittore che a me personalmente non dispiace. Se poi ami le saghe familiari, ti propongo I Vicerè di De Roberto e Il Tempo dei Carbec di Berdard Simiot; li hai letti?
      Io invece con le saghe familiari ho un rapporto altalenante.. se non mi appunto da una parte l'albero genealogico tendo a perdere il filo dei legami di parentela ^_^.

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  2. Ciao, Letizia! Mi fa sempre piacere ritrovarti e leggerti ☺☺
    Di Coe al momento ho letto solo La casa del sonno, ma mi piacerebbe leggere altro di sui ☺☺

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    1. La Casa del sonno è un altro dei suoi titoli che ho letto parecchi anni fa e che mi sono riproposta di recuperare ( come ho scritto, al momento cerco di ridurre un po' le spese ^_^). In assoluto peró il libro di lui che ho preferito è La Banda dei Brocchi. Se ti incuriorisce, qui sul blog trovi un post in merito. Ecco, io consiglierei quello, tra i suoi libri. ^_^

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  3. Uno dei pochi libri che ho letto due volte, ma non escludo di rileggerlo una terza. A fine mese uscirà il nuovo libro di questo autore. Vedremo.
    Lea

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    1. Anche per me questa è stata la seconda lettura, anche se come ho scritto sopra per me La Banda dei Brocchi è, ad oggi, la sua opera migliore. Tutte le altre tendo a paragonarle a quella, perció mi lasciano sempre un senso di "... sí bella ma.." ^_^
      Vedremo la prossima uscita!
      Buona giornata!!!

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  4. Mi avevano consigliato questo libro perchè ho sempre amato se saghe familiari, ma quando anni fa lo iniziai non riuscii a leggere più di qualche pagina... credo che prima o poi mi toccherà riprovare!

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    1. Buongiorno Lisa, io al contrario tuo non è che ami le saghe familiari, anche se poi gira e rigira finisce sempre che all'inizio le trovo noiose e complesse, ma pagina dopo pagina mi affascinano, ed arrivo alla fine sentendomi un po' parte della famiglia.
      Se ami il genere, non posso che suggerirti zi Vicere di De Roberto e Il tempo dei Carbec di Simiot, entrambi recensiti qui ma qualche annetto fa .. buone letture! :-)

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