domenica 5 maggio 2019

SIMONETTA AGNELLO HORNBY - La zia Marchesa

DOVE: in Sicilia, tra Sarentini e Palermo
QUANDO: a cavallo dell'Unità d'Italia

Viaggio pieno di fascino, quello appena concluso; e se come me avete apprezzato lo splendido scenario in cui si muovono con romantica tristezza le anime de Il Gattopardo, non potete non tornare a gettare un'occhio su quel mondo e quel tempo.
Qui siamo a Sarentini, nella possente e lussosa dimora di un'antica famiglia, saldamente ancorata ai principi storici che ne hanno, nei secoli, scandito i ritmi; famiglia che, come molte altre, si sente scuotere le fondamenta mentre l'Italia intera è attraversata come da un rosso fremito di rivolta. E sì che loro, i Safamita, di rivolte ne hanno viste, senza mai per questo vedersi veder meno la solida fedeltà dei propri dipendenti; ma stavolta corre voce che le cose siano diverse, che questi garibaldini fiammeggianti riescano a smuovere anche gli animi più assopiti, e che il rischio di veder crollare tutto sia più che tangibile.
In quest'atmosfera di ansiosa attesa, nel palazzo austero dei baroni Safamita, la vita quotidiana continua a scorrere con i consueti rituali, così come ci viene narrata dalla voce di Amalia Cuffaro, costretta dalla suocera a separarsi dal figlio per divenire balia in quel palazzo; ed in un formicolare operoso di domestiche, che sotto l'occhio vigile del mastro di casa sciorinano biancheria scintillante per poi riporla, odorosa di sole, o impastano dolcetti profumati nell'umido tepore delle cucine, sussurrando sottovoce vizi e virtù dei propri padroni, tra sbuffi di farina, i giovani Safamita vengono al mondo.
Come la sorprendente Costanza, amatissima secondogenita del barone, dai capelli rossi come il fuoco, piccola anima rifiutata dalla sua stessa madre appena messa al mondo ed accolta dall'infinito e premuroso amore della balia Amalia, che la vede anno dopo anno fiorire e farsi donna splendida eppur fragile. Costanza, affamata d'amore, vittima nel corso degli anni anche dell'ostilità dei due fratelli - Giacomo il minore e l'amatissimo Stefano, il maggiore - cresciuta lontana dalle stanze lussuose dei Safamita e relegata durante la sua infanzia nel mondo sotterraneo della servitù, divenuta poi donna capace di tenere le redini di un piccolo impero eppure priva dello stesso polso quando si tratta di mettere mano alle questioni di cuore. Un ritratto femminile straordinario, delicato, a tratti inconsueto e moderno, tracciato con sapienza dal linguaggio semplice di Amalia, l'unica forse oltre al padre ad aver pienamente compreso ed amato questa straordinaria creatura, in cerca costantemente della propria identità.
Una storia bellissima ed una prosa evocativa, piena di profumi e suoni lontani, di colori sbiaditi dal sole, di appezzamenti di terra contornati di siepi gobbe di fichi d'india, di porcellane finissime ordinate dietro i vetri delle credenze, di lunghi corridoi silenziosi lungo i quali le domestiche si muovono, rapide ed invisibili, pronte a rispondere alla chiamata della propria padrona.
Ma anche una storia in cui, sullo sfondo, c'è tanta, tantissima Storia. Quella di un paese che fatica a trovare una propria identità, di un Sud rimasto ai margini, abbandonato a sè stesso ed al sorgere bellicoso dei primi germi di un'organizzazione mafiosa che - ahimè, ben lo sappiamo - metterà radici solide, qui come nel resto dello stivale. E qui, come nel Gattopardo, di nuovo tutto è soffusamente avvolto in un sentore di tramonto, di cose che stanno lentamente mutando, di inevitabile, scivolosa decadenza alla quale tutti sembrano abbandonarsi con malinconica rassegnazione.
Nella storia di Costanza, nella sua modernità di donna educata dal padre non come "sposa" ma come "padrona delle proprie sostanze", nella sua fame di affetto, nella ricerca di sè stessa, nel suo voler essere accettata ed amata per quella che è, si intravede in fondo un seme di quella società che va trasformandosi, portando ad un lento cambiamento anche e soprattutto nella condizione femminile e nei costumi sociali.
Una piccola storia incastonata nella Grande Storia, destinata a perdersi in essa eppure al contempo a simboleggiarne una certa fase, una storia pervasa da una sottile tristezza e che lascia in bocca un sapore dolcemente amaro; un bellissimo ritratto di un'epoca storica straordinaria, nella quale coesistevano gli entusiastici slanci di chi nel cambiamento vede una nuova vita e la malinconia con la quale, invece, altri vedono in esso il tramonto della loro esistenza così come era stata tramandata solidamente, secolo dopo secolo.

UN ASSAGGIO:

"Costanza pranzò per la prima volta con gente del continente e rimase affascinata dagli ospiti. Il prefetto era alto ed elegante. Aveva barba e capelli rossi come i suoi, ricci e folti.. Non aveva mai incontrato faccia a faccia qualcuno con i capelli del suo colore. Aveva intravisto dei giovani con i capelli rossi a Marsala durante una visita ai cugini Limuna; glieli avevano indicati, mentre passavano in calesse per la via principale, ridacchiando: li chiamavano ' i 'Nofri'. Alfonsina le aveva spiegato che tutti i rossi di capelli di Marsala discendevano da un inglese, un certo Onofrio, che aveva disseminato la città di figli bastardi. Costanza era impallidita e si era calcata il cappello sulla testa.

11 commenti:

  1. Mi piace questa scrittrice, di cui però ho letto solo "La mia Londra", un percorso autobiografico sulla città che le ha dato la propria ospitalità visto che ha sposato un inglese.
    Deve essere bello questo romanzo, soprattutto perché come scrivi mette in risalto la Storia, in anni delicatissimi per la Sicilia. La Agnello Hornby conosce assai bene la propria terra.

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    1. Esattamente, Luz. Poi tutto dipende da ciò che uno cerca nella lettura. Per me - il blog parla chiaro ^_^ - è andare ALTROVE; scelgo sempre i libri in base all'ambientazione, lasciandomi portare dall'impulso del momento. E trovo che le nostre radici più prossime stiamo iniziando ahimè a perderle.. invece dovremmo riscoprire certe emozioni e certi eventi, che sono le basi su cui poggia l'Italia che conosciamo.
      Per citarne uno, il libro Cuore, gli ho dedicato un post di recente sull'altro blog, sarei curiosa di avere in merito la tua opinione di insegnante ^_^

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  2. Non ho ancora avuto occasione di leggerla, ma ogni qualvolta vedo in libreria Caffè amaro sono sempre tentata di comprarlo... Prima o poi lo farò 😊

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    1. Anche io l'ho lasciata da parte per anni, perchè presa da altre letture. Ma merita davvero.
      Dovremmo riscoprire la scrittura italiana (e non) di qualità, al di là delle mode e della corsa ad accaparrarsi le ultime uscite, secondo me ^_^ .

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  3. Questa autrice è una delle mie preferite. L'ho conosciuta leggendo Caffè amaro e pian piano sto recuperando tutti i suoi libri. La zia marchesa mi manca.
    Ottima recensione come sempre, mi piace come scrivi :)

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    1. L'ho scoperta tardi, ahimé... recupererò. Stile straordinario, ti trasporta lontano.. non so perchè non l'abbia letta prima. Ho adorato il personaggio di Costanza, dolcemente malinconica eppure tenace.. immagino che tutti i personaggi femminili creati dalla penna di questa autrice siano altrettanto straordinari..

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  4. Lessi questo libro tanti anni fa e ricordo che mi piacque... Leggendo la tua recensione ho rispolverato la trama e quello che è riaffiorato è ciò che hai descritto tu con queste bellissime parole:
    "Una storia bellissima ed una prosa evocativa, piena di profumi e suoni lontani, di colori sbiaditi dal sole, di appezzamenti di terra contornati di siepi gobbe di fichi d'india, di porcellane finissime ordinate dietro i vetri delle credenze, di lunghi corridoi silenziosi lungo i quali le domestiche si muovono, rapide ed invisibili, pronte a rispondere alla chiamata della propria padrona"

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  5. Ecco la mia recensione di ben 9 anni fa!!
    https://leparoledipinte.blogspot.com/2010/11/la-zia-marchesa-simonetta-agnello.html

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    1. Sono passata subito a leggerla, ero curiosa ^_^ ... a me onestamente lo stile non spiace, ma io sono una cultrice dei classici (anche se qui nel bolg dedico loro poco spazio), e non disdegno quei contemporanei che riescono a dare al loro stile un sapore più antico... in questo caso poi permette secondo me di immergersi alla perfezione nel racconto, considerando che la voce narrante è Amalia, che in quell'epoca è vissuta.
      Per il resto, la figura di Costanza è straordinaria, non ci si può non affezionare a questa donna affamata d'affetto e tanto sfortunata. Ho già sul comodino pronto un altro libro della Hornby, sono curiosa di farmi accompagnare da lei in un viaggio completamente diverso..

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