giovedì 14 luglio 2011

THRITY UMRIGAR - Bombay time


DOVE: Wadia Baug, popoloso quartiere-condominio di Bombay
QUANDO: tra i giorni nostri e - in flashback - attraverso cinquant'anni di storia dell'India.

Tutto ha inizio da un matrimonio: Mehernosh Kanga e la bella Sharon, giovani "figli" dell'affollata Wadia Baug, convolano a giuste nozze sotto gli occhi orgogliosi della comunità. Eh sì, perchè quando si vive in un condominio della Bombay semplice eppure onesta, mentre tutto intorno la città pare disfarsi e marcire sotto la spinta del progresso e dei suoi devastanti effetti collaterali - la miseria di chi è costretto ad elemosinare gli avanzi, aspettando pazientemente accanto ad un cassonetto e la violenza di chi a tutto ciò tenta di ribellarsi con la forza della disperazione - è inevitabile che si diventi un po' il figlio di tutto il quartiere. Perchè quando il tempo scivola via veloce, imbiancando i capelli di chi osserva, allungando le ossa dei bambini sotto le ginocchia sbucciate, portandosi via gli affetti e le speranze, non rimane che questo: la semplice possibilità di gioire assieme a chi ha ancora, davanti a sè, tutto il tempo e le possibilità.
Qui, dal ricevimento nuziale al quale l'orgoglioso papà dello sposo - Jimmy Kanga, uomo di successo negli affari come nella vita - ha deciso di accogliere l'intera, colorata comunità di Wadia Baug, prende l'avvio una vicenda polifonica, nella quale l'intreccio della trama si dipana trasportato dalle voci degli invitati, ciascuno intento in un solitario viaggio a ritroso nella propria memoria. Lo sappiamo tutti, no, come accade? Basta un nonnulla, un gesto, un colore, un dettaglio, un profumo, e siamo risucchiati indietro nella melma dolce-amara dei nostri vischiosi ricordi... Ed ecco che, tra una portata e l'altra, tra lo scintillio delle sete e l'aroma intenso delle spezie, tra lo strombazzare dei clacson e il silenzio doloroso delle cerimonie funebri alla Torre del Silenzio, viaggiamo avanti e indietro attraverso il tempo, nella neonata India che s'è scrollata di dosso il giogo della dominazione inglese ed in quella che - ormai signora d'una certa età - si guarda alle spalle e fa' un bilancio di ciò che è diventata.
E conosciamo quest'India nel modo più schietto e veritiero, attraverso gli occhi di chi l'ha vissuta, come quelli di Rusi, un tempo giovane pieno di speranze, ora uomo di mezza età che cerca di interrogarsi sul perchè la felicità sembri scivolargli via attraverso le dita; o quelli di Tehmi, un tempo giovane e splendida sposa dell'amatissimo Cyrus, divenuta poi la solitaria vedova dall'alito che uccide; o ancora quelli di Adi, giovane scapolo con un segreto pesante come un macigno seppellito nel fondo del suo cuore. Ed ancora, la vecchia e combattiva pettegola Dosa, divenuta tale nel masticare per anni il dolore di una vita andata come non voleva che andasse. Soli Contractor ed il ricordo del suo unico, lontano, indimenticato amore di gioventù che ha finito per avvelenargli l'anima legandolo ad una solitudine perpetua.
Decine e decine di voci e di vite, accomunate dall'etnia parsi e dalle mura di Wadia Baug, che li hanno visti crescere, sperare, innamorarsi, imbiancare, soffrire, talvolta soccombere. Un delizioso affresco della Bombay più intima.

UN ASSAGGIO:

"Bombay ha aperto gli occhi. Le sveglie suonano in tutta la città. Il loro trillo scuote il sole dal sonno, lo fa scendere dal letto perchè cominci a malincuore la lenta scalata del cielo.Lungo il tragitto si lascia dietro una bava scarlatta, simile agli sputi rossastri che lasciano sui muri i masticatori di foglie di paan. Gli uomini impegnati nei loro esercizi quotidiani al Worli Sea Face notano appena lo splendore del cielo e il sole in ascesa.Grugniscono; sudano; i loro corpi muscolosi luccicano come rami scuri nella luce mattutina. Presto saranno strappati via dal petto ombroso di quell'attimo che precede l'alba e dalla sua pace anonima, elusiva. Ma ora, per un breve istante, possiedono la città, quegli uomini indistinti: un esercito di sagome sudate e ansimanti, che fanno addominali, si esercitano nella lotta, praticano esercizi yoga, respirano l'aria dolce del mattino. Per un momento breve e prezioso, gli stereo portatili non rigurgitano colonne sonore di film hindi a tutto volume; i taxi non parlano il linguaggio aspro dei clacson. C'è solo il rumore del loro respiro e dell'oceano che sospira agitandosi nel sonno. Ecco perchè quegli uomini credono di possedere la città scura, la sua aria tiepida, la sua luna vuota, le sue acque schiumanti. Adesso, però, è la città a possederli. Bombay apre gli occhi su un altro giorno."

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