domenica 7 giugno 2015

ANTOINE DE SAINT EXUPERY - Volo di Notte e L'Aviatore

DOVE: in volo sopra al Sudamerica
QUANDO: agli inizi del '900

Decisamente, la Newton Compton continua ad avere il merito di proporre, a un prezzo tutto sommato contenuto, piccole "chicche", testi meno noti di autori celebri che costituiscono uno sfizioso spuntino per gli amanti dei classici come me.
Ecco qui che nel cestone di un supermercato mi imbatto in Antoine de Saint Exupery, il cui Piccolo Principe è stato uno dei miei primi approcci al mondo della lettura ( assieme a Pinocchio e Alice nel Paese delle Meraviglie) ed ha poi continuato ad accompagnarmi, anno dopo anno, con il suo preziosissimo spirito poetico. Stavolta però, l'occasione era ghiottissima, perchè il romanzo in questione  ( o sarebbe meglio dire, la coppia di racconti) rappresenta una finestra autobiografica nella quale l'autore racconta la sua esperienza di pilota. Potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di viaggiare seduta a fianco ai coraggiosissimi pionieri che, quando l'aviazione muoveva i primi traballanti passi sui cieli del mondo, si lanciano in una sfida contro i limiti dell'uomo per congiungere tra loro luoghi lontanissimi, consentendo alla posta di valicare tempeste, montagne dai ghiacciai aguzzi e boschi intricati per raggiungere il calore di una casa nella quale dischiudere come un fiore profumato il proprio messaggio?
Eccoci dunque, in viaggio. E che viaggio, ragazzi. Perchè per noi gente del Ventunesimo Secolo pare tutto estremamente semplice, perfino superato, nell'epoca di Skype e Whatsapp. Imbucare una lettera è un gesto ormai desueto, ed in ogni caso senza alcunchè di miracoloso. La lettera viene inghiottita dalla cassetta in una parte del mondo e una più o meno solerte catena di uomini e mezzi fa sì che, qualche giorno dopo, venga depositata nella cassetta del destinatario, anche a centinaia di chilometri di distanza. In mezzo, una semplice routine.
Ma salite con Fabien su uno dei primissimi aerei, minuscoli agglomerati di metallo e luci che, in barba alle leggi della fisica - e sotto la spinta dell'ordine rigidissimo impartito da Riviere, responsabile del servizio postale - decolla in una notte di tempesta per consegnare la posta, da uno scalo all'altro, attraverso la Patagonia fino alla sua partenza per l'Europa, e vi renderete conto di quello che voleva dire, per questi uomini, compiere il loro lavoro.
Nella quieta notte sudamericana, mentre le città addormentate punteggiano il paesaggio con le loro migliaia di luci, sono in pochi a vegliare, sotto la tempesta che avvolge come un manto il cielo notturno.
Riviere, appunto, nel suo ufficio, insonne sotto il peso della responsabilità di aver preso forse la decisione sbagliata.
Fabien, in alto, in balia della nebbia e degli strumenti che non obbediscono, con l'occhio alla spia di carburante, insieme al telegrafista, piccoli esseri umani abbandonati a sè stessi in mezzo ad un uragano.
La moglie di Fabien, tormentata dall'ansia di un letto vuoto, in attesa di notizie che tardano ad arrivare.
Un racconto breve, denso di silenzi, pioggia e sentimenti, così come il secondo, quello in cui conosciamo Bernis - pilota esperto, infilato nella sua giacca che odora di naftalina - e il giovane allievo Pichon, a lui assegnato per il suo primo volo.
Anche in questo caso, emozione, adrenalina e la consapevolezza di essere testimoni di un qualcosa di umanamente miracoloso; il sogno dei sogni, l'uomo che smettere di essere ancorato alla terra ed è in grado di librarsi in volo sfidando forse uno dei più grandi limiti che la Natura sembrerebbe avergli imposto.
Quando il confine tra schiantarsi e atterrare era ancora tutto sommato labile, riscopriamo la meraviglia e lo stupore degli uomini comuni verso questi eroi moderni in lotta contro la forza di gravità.
Un delizioso balzo indietro nel tempo, che si legge d'un fiato, anche solo per il gusto di poter rivivere - con gli occhi degli uomini di allora - uno dei più grandi passi in avanti compiuti dal progresso.

UN ASSAGGIO:

"La moglie del pilota, svegliata dal telefono, guardò il marito e pensò:
'Lo lascio dormire ancora un po''
Lo guardava. Le piaceva quel torace nudo, ampio, carenato come una bella nave.
Lui riposava nel letto calmo, come in un porto, e, perchè nulla disturbasse il suo sonno, lei cancellava con un dito una piega, un'onda, un'ombra, quietava quel letto, come un dito divino il mare.
La donna si alzò, aprì la finestra e il vento le sferzò il viso. La camera dominava Buenos Aires. Da una casa vicina, dove si ballava, giungevano melodie portate dal vento, era l'ora del piacere e del riposo. La città racchiudeva gli uomini in centomila fortezze; tutto era calmo e sicuro; ma alla donna pareva che stessero per gridare 'all'armi!' e un solo uomo, il suo, sarebbe accorso.
Lui dormiva ancora, ma il suo sonno era il riposo tremendo dei soldati in trincea in procinto di esporsi al fuoco. Quella città addormentata non lo proteggeva: le sue luci gli sarebbero parse un nulla quando si fosse sollevato, giovane dio, dal loro sfavillio. Lei guardava quelle braccia forti che, tra un'ora, avrebbero tenuto in pugno il destino del corriere dell'Europa, responsabili di qualcosa di grande, quasi la sorte di una città"