domenica 26 giugno 2016

ANDRE' BRINK - La polvere dei sogni

DOVE: Sudafrica
QUANDO: metà anni '90, alle soglie dell'elezione di Nelson Mandela

In una immaginaria città del Sudafrica, una donna sta morendo. Ouma Kristina, centenaria, minuta, coriacea vecchietta che si ostina a vivere sola in una immensa ed eccentrica costruzione di proprietà della sua famiglia da tempi immemori, si sta lentamente spegnendo. Ma non è la vecchiaia ad ucciderla, quanto piuttosto la violenza di ignoti che, in una notte turbolenta, hanno appiccato il fuoco ad un'ala del suo sterminato palazzo. Sono tempi cupi, per il Sudafrica; per la prima volta dopo anni la popolazione nera avrà accesso a delle libere elezioni, e nei giorni che le precedono l'entusiasmo, la rabbia covata in anni e anni di apartheid, il desiderio di riscatto, si miscelano in un cocktail esplosivo. Dall'altra parte del pianeta, sua nipote Kristien, fuggita anni prima dalla grettezza di un mondo claustrofobico, ma rimasta legatissima alla nonna, sente il richiamo del cuore, molla il suo fidanzato perfetto Michael, la sua vita ordinata e vola al capezzale di Ouma, pronta ad esaudire le sue ultime volontà. Numero uno: lasciare l'ospedale asettico per tornare a morire nella sua amatissima e bizzarra dimora, fatta di stanze incastrate una nell'altra come scatole cinesi e di misteriosi e labirintici corridoi. Numero due: avere la sua nipote prediletta accanto al letto, munita di penna e taccuino, per poterle lentamente raccontare la sua storia; anche se dire "sua" è riduttivo, perchè quello che Ouma lentamente, tenacemente, con un sottile filo di voce va dipanando è un inanellarsi di racconti, uno per ciascuna delle straordinarie donne che si sono succedute nella loro famiglia. Ouma stessa, con una segreta storia d'amore sconvolgente per un uomo diverso da quello che Kristien ha sempre considerato suo nonno. La sfortunata Rachel, imprigionata nei sotterranei della casa e svanita nel nulla, lasciando dietro di sè una serie di disegni osceni che (stregoneria?) continuamente riaffiorano dalle pareti, malgrado queste vengano pulite costantemente.
Wilhelmina, solida, mascolina, terrificante matrona che negli anni assunse dimensioni talmente spropositate da non essere in grado di passare attraverso le porte della sua stessa casa. E poi la sensuale Kamma, volitiva fanciulla khoihoi sacrificatasi per cercare di portare la pace con i bianchi; e l'affascinante Samuel, dai lunghissimi capelli biondi.
Notte dopo notte, accoccolata accanto alla piccola Ouma sofferente, Kristien scrive, ed assorbe lentamente i suoi strampalati racconti; e, inevitabilmente, mentre lo fa si trova a ripercorrere passo dopo passo la sua storia personale.
Intorno a lei, uno scorcio amaro del Sudafrica in trasformazione, enorme farfalla in procinto di lacerare il bozzolo oscuro in cui per anni ha covato; da un lato, la popolazione nera, sballottata tra rabbia e rassegnazione. Dall'altro, i bianchi, discendenti degli ex coloni, perfettamente incarnati da Anna - sorella di Kristien, mamma pluripara, sciatta, depressa, insoddisfatta ma perfettamente in linea con ciò che la società si aspettava da lei - e da suo marito Casper, violento, maschilista, capobranco di un piccolo manipolo di razzisti.
Una storia che oscilla continuamente tra presente e passato, speranza e disperazione, poesia e crudezza, reale e irreale. Tassello dopo tassello, il puzzle prende forma, fino allo sconcertante, tragico finale.

UN ASSAGGIO:

" 'I cognomi non hanno importanza. Sono stati tutti aggiunti dopo, non puoi farci conto. Ogni volta che un uomo diventa padre non vede l'ora di mettere avanti il suo cognome. Ma come può essere sicuro che quello che lui ha messo dentro è lo stesso di quello che viene fuori? Solo noialtre possiamo dirlo per certo, e qualche volta preferiamo tenerlo segreto. E' di noi che parlo. Le donne. Te l'ho detto che questo è il mio testamento. E adesso che mi sto avvicinando alla morte questo è tutto ciò che conta veramente.'
'Fino a che punto riesci a risalire nel passato con la storia?'
'Abbastanza in là. Nella nostra famiglia abbiamo avuto la fortuna di avere sempre donne che raccontavano storie. Tu hai me, io avevo Petronella, nei aveva Wilhelmina e così via, sempre più indietro, fino alla donna che aveva due nomi, Kamma e Maria. Se ricordo bene il totale fa nove.'
'Allora la prima fu Maria-Kamma?'
'Certo che no. Mi stai ad ascoltare? Nessuno sa da dove abbiamo cominciato. A un certo punto il passato è avvolto nell'ombra. Secondo me ci siamo sempre state. Ci sono vecchie storie che parlano di una donna, nel profondo cuore dell'Africa, che venne da un lago portando sulla schiena un bambino e spingendo davanti a sè una vacca nera. O da un fiume, la donna-serpente con il gioiello sulla fronte. O dal mare. Un giorno una piccola onda si infranse sulla spiaggia e lasciò dietro di sè della schiuma, e sotto la luce del sole la schiuma diventò una donna. Questo però non lo sappiamo per certo, e io preferisco solo parlare delle cose che conosco.' "