martedì 31 gennaio 2012

HOWARD PHILLIPS LOVECRAFT - La casa stregata e altri racconti


DOVE: Rhode Island, USA
QUANDO: Inizio del Ventesimo Secolo

Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Mi vanto di essere una lettrice ad ampio spettro, che non disdegna i classici dell'horror, ma solo quest'anno ho scoperto una delle più illustri "penne" del genere, quella di H. P. Lovecraft. Il quale, scopro dalla breve biografia introduttiva ( eh, sì, non resisto a dare una sbirciatina a quella sfilza di date e piccole nozioncine che forse i più tendono a saltare andando subito al sodo), era un personaggio parecchio singolare: ex bambino prodigio - conosceva l'alfabeto a due anni, sapeva leggere a quattro e scriveva poesie e racconti a sei, figlio di una madre affetta da nevrosi ed un padre ricoverato in una clinica psichiatrica, cresciuto divorando antichi volumi nella ricca biblioteca del nonno, divenne un adulto introverso che si esprimeva, parlava e scriveva nell'inglese del diciottesimo secolo. Perseguitato da salute malferma che gli impedì di seguire un corso di studi regolare eppure di un'erudizione immensa, coltivata grazie alla sua tenacia ed alla curiosità volta specialmente alle scienze - e, naturalmente, al paranormale.
Tutto ciò si traduce in uno stile classico eppure ricco di tensione, che nei quattro racconti del libro (La Casa Stregata, L'Orrore a Red Hook, L'Orrore di Dunwich e I Sogni nella Casa Stregata) si snoda attraverso stregoneria, inquietanti bagliori, creature mostruose frutto di incantesimi malvagi, spietate sette occulte, tra soffitte misteriose e scantinati sinistri, nelle buie notti silenziose della campagna sterminata e dentro il fitto minestrone umano dei sobborghi di una grande città. Insomma, non si salva nessuno nel tranquillo Rhode Island che la penna di Lovecraft trasforma in una inquieta provincia sotto la cui superficie sobbollono indisturbati i frutti delle più bieche deviazioni dell'animo umano.
Fra tutti, forse, il mio preferito resta l'Orrore a Red Hook, con quelle notti cupe cariche di attesa nel cuore del Massachussets - per chi, come me, ama le atmosfere di attesa opprimente piuttosto che la nuda e cruda brutalità dei fatti.

UN ASSAGGIO:

"Nella primavera successiva alla nascita di Wilbur, Lavinia riprese a fare le sue solite passeggiate sulle colline, tenendo nelle sue braccia sproporzionate il bambino dalla carnagione scura. Il pubblico interessato alle vicende dei Whateley diminuì dopo che la maggior parte della gente di campagna ebbe visto il bambino, e nessuno di prese il disturbo di commentare il rapido sviluppo che il neonato esibiva giorno dopo giorno.
La crescita di Wilbur era davvero fenomenale perchè, nel giro di tre mesi a partire dalla sua nascita, aveva raggiunto una taglia e un vigore che di solito non si trovano nei bambini sotto l'anno di età. I suoi movimenti e persino i suoni che articolava rivelavano un controllo e una ponderatezza molto insoliti per un fanciullo, e nessuno si stupì troppo quando, a sette mesi, cominciò a camminare da solo, con un incedere incerto che sparì dopo appena un mese. Fu poco dopo questo periodo, il giorno di Halloween, che si vide una forte vampata, a mezzanotte, in cima alla Sentinel Hill, là dove l'antica roccia a forma di tavolo si erge in mezzo al tumulo di vecchie ossa. Cominciarono a girare molte voci, quando Silas Bishop riferì di aver visto il ragazzo salire gagliardamente di corsa su per quella collina, seguito da sua madre, circa un'ora prima che venisse osservata quella vampata."

venerdì 27 gennaio 2012

PER LA MEMORIA... per TUTTE le memorie.


.... "Hanno bisogno di vedere i corpi per ricordare?" Domandò Angel "Non se lo ricordano ogni volta che si girano per parlare con i loro cari e scoprono che non ci sono più?"

"Sono sicuro che sia così, signora. Ma i nostri figli che sono troppo giovani per ricordare avranno bisogno di quel posto per non dimenticare, e i figli dei nostri figli che verranno dopo. E molti turisti da altri paesi ci sono già stati per vedere quello che è successo. Molti Wazungu hanno firmato il registro dei visitatori."

<...> "E tu, Binaisa?" Domandò Pius "cosa sei riuscito a scrivere?"

"Non ci crederai, Tungaraza, ma ho scritto solo due parole, le stesse he molti Wazungu avevano già scritto. Mi sento in imbarazzo a dire quali sono."

" 'Mai più'?" suggerì Gasana "Le ho viste scritte più e più volte sul registro"

"E' la stessa cosa che si disse quando vennero chiusi i campi di concentramento in Europa." commentò Angel "Ti ricordi, Pius? 'Mai più' era scritto ovunque in quel museo dove andammo in Germania."

"E se allora quelle parole avessero significato qualcosa, non sarebbero più esistiti posti come quello dove siamo appena stati, oggi, con registri dove la gente può continuare a scrivere 'mai più'" Osservò Pius.

"Hai ragione, Tungaraza, e le parole che ho scritto oggi hanno poco valore, lo stesso che avevano tanti anni fa. Di sicuro in futuro ci saranno altri massacri nel mondo, dopo i quali qualcuno scriverà su un registro 'mai più' - e di nuovo quelle parole non significheranno niente. <...>"

GAILE PARKIN, "Africa Social Club" - il Memoriale del Genocidio in Ruanda



giovedì 26 gennaio 2012

.. C'ERA UNA VOLTA..... Meme favoloso ^_^

(immagine tratta dal blog: http://unafragolaalgiorno.blogspot.com/)

Come può, una che scrive favole per hobby, resistere quando scopre sul blog di Silvia un Meme dedicato alle fiabe? Ovviamente, non resiste.
Ecco qui, dunque, il mio post sul tema. Perchè - non per tirare acqua al mio mulino ^_^ - ma le favole vanno lette e rilette, da grandi e piccini. Non perdiamo la bella abitudine di sederci accanto al lettino con la abat-jour accesa ed un libro tra le mani, lasciando che le ombre e il suono della nostra voce cullino l'immaginazione dei bambini trasportandoli verso mondi fantastici....
Perchè, come ha ben sintetizzato G.K. Chesterton ( a mio modesto parere la migliore definizione di "favola", riportata anche in apertura di Coraline di Neil Gaiman) :

"Le fiabe non insegnano ai bambini che i draghi esistono, loro lo sanno già che esistono. Le fiabe insegnano ai bambini che i draghi si possono sconfiggere."

Ma bando alle ciance e partiamo, dunque, con il MEME:

1) Qual è la tua favola preferita?

Decisamente Il Soldatino di Stagno di H.C.Andersen, una storia tenerissima di amore e diversità...

2) Quale quella più odiata?

La Principessa sul Pisello. Ricordo che da piccola detestavo la capricciosissima protagonista, che anzichè venire punita finisce per sposare il principe di turno proprio in virtù dei suoi vezzi...

3) Qual'è il tuo cartone animato Disney preferito?

La Bella e La Bestia, senza alcun dubbio. La storia è tra le mie preferite, splendidamente tradotta in musica e disegni - con ancora una preponderanza del lavoro manuale, una delle ultime, immagino. Splendido il messaggio sulla bellezza interiore e sull'amore che trionfa sempre, mentre il bel Gaston resta con un pugno di mosche. Da riscoprire, direi, in epoca di tette rifatte e inquilini seminudi delle case televisive.

4) Quale sogno vorresti che la bacchetta della Fata Madrina rendesse vero?

Diciamo che nel mio caso, la Fata Madrina ci ha già messo parecchio lo zampino, durante l'anno appena trascorso ^_^ .... diciamo che allora, tolti i desideri già realizzati, mi accontenterei di un volo sul Tappeto Volante di Aladino.

5) Il tuo cattivo preferito?

Probabilmente il Capitano Uncino..

6) E adesso il principe azzurro dal quale vorresti essere salvata...

In realtà nessuno in particolare, alla fin fine tutti per un verso o per l'altro si rivelano abbastanza deludenti... insomma, il Principe di Cenerentola che non la riconosce se non quando la vede calzare la scarpetta, quello della Sirenetta che s'innamora di una voce... ^_^
Fra tutti, forse, quello della Bella Addormentata nel Bosco, che affronta con tenacia l'incantesimo per poter salvare la bella principessa prigioniera.

7)Quale dei sette nani ti rappresenta di più?

In questo momento? Eolo, purtroppo...

8) Se Mago Merlino potesse tramutarti in animale per un giorno, quale vorresti essere?

Un drago, immagino, o qualche altro essere fantastico. Diamine, se devo proprio scomodare Mago Merlino voglio che sia per una buona causa!

9) Se fossi Raperonzolo, come passeresti le tue giornate nella torre?

Leggendo, immagino.

10) E ora, scrivi la prima frase che ti viene in mente di una delle canzoni Disney:

..."Quando sembra che non succeda più, ti riporta via, come la marea, la felicità"....

11) Quale frase ti sussurrerebbe più spesso all'orecchio il Grillo Parlante se lo avessi sulla tua spalla?

Probabilmente : " Su.. buttati, ragazza!"

12) Se tu possedessi le scarpette rosse di Dorothy dove vorresti che ti trasportassero?

Nel più classico dei classici: il Paese delle Meraviglie di Alice ^_^

13) Se dico "C'era una volta..." come proseguiresti la frase?
(PS: non scrivere tutta la storia, solo l'incipit!)
C'era una volta un sogno che aspettava il momento di venire sognato ....


Carino, no? Spero che siate in molti a partecipare al Meme.. non è bello inondare un po' il web di pensieri positivi e scampoli di favole, in mezzo a tanta spazzatura?









martedì 24 gennaio 2012

THOMAS HARDY - Tess dei D'Urberville


DOVE: Dorset, Inghilterra
QUANDO: seconda metà del Diciannovesimo secolo

Se avete il debole per quelle belle storie strappalacrime in cui una povera fanciulla si ritrova sola ad affrontare povertà, fame ed insidie, Tess dei d'Urberville è la storia che fa per voi. Nella verde campagna inglese la giovane e bella Tess vive una vita semplice ma serena fino a quando, malgrado le rimostranze della giovane, i genitori non le impongono di recarsi fuori dalla Valle di Blackmoore - quello che, fino ad allora, era stato il suo mondo - per rivendicare la parentela con i D'Urberville, stirpe nobiliare che a quanto pare è lontanamente legata ai Durbeyfield, la famiglia di Tess. Lontana da casa, accompagnata dalle avide speranze dei suoi, Tess entra infine nella famiglia di ricchi sconosciuti dove finisce per attirare le brame del giovane figlio Alec, che invita la ragazza a lavorare nella sua proprietà al solo scopo di poter più facilmente soddisfare il proprio desiderio, indipendentemente dal consenso di lei. Peccato che questa non sarà che la prima delle aspre vicissitudini che costelleranno la sfortunata vita di Tess, fino all'amaro finale.
Sullo sfondo della placida campagna inglese, ben lungi dai pic-nic e i party da ballo che nel nostro immaginario fanno da contorno all'immagine di una bella giovinetta del diciannovesimo secolo, ci immergiamo in una realtà di dure sveglie all'alba, di paglia, mani callose, giovani capricciosi ed annoiati e rigidi principi religiosi che non ammettono sconti, nemmeno a chi è vittima degli eventi, nella quale la penna di Hardy ci guida con concretezza quasi fotografica.
E Tess, bellissima e fiera ma impotente spesso di fronte agli eventi, combatte con tutta la forza di una giovane donna contro la sua stessa vita, tentando fino alla fine di riscattarsi. Splendido affresco di fine Ottocento, con tutte le contraddizioni di una religione che finisce per schiacchiare negli ingranaggi delle sue regole gli sventurati che dovrebbe invece risollevare, con la prepotente arroganza di chi si sente forte delle divisioni sociali, con l'amarezza di chi si spezza la schiena nei campi senza avere il diritto di alzare il capo e dire "no" al proprio padrone.


UN ASSAGGIO:

"Rimasero seduti al tavolino del tè in attesa del loro bagaglio, che il lattaio aveva promesso di mandare prima che facesse scuro. Ma la sera cominciava a calare, il bagaglio non arrivava ed essi non avevano portato con sè che quanto avevano indosso. Con la scomparsa del sole l'umor quieto del giorno invernale subì un cambiamento. Fuori cominciarono rumori come di seta strofinata energicamente; le pacifiche foglie morte dell'autunno precedente risorsero irritate e turbinarono riluttanti, battendo contro le imposte. Ben presto cominciò a piovere.
- Quel gallo sapeva che il tempo sarebbe cambiato - disse Claire
La donna che li aveva serviti se n'era tornata a casa sua per la notte, ma aveva posato delle candele sulla tavola ed essi le accesero. Ogni fiammella si chinava verso il focolare.
- Queste case antiche sono piene di correnti d'aria - continuò Angel, guardando le fiamme ed il sego che gocciolava giù dai lati. - Mi chiedo dove mai possano essere i nostri bagagli. Non abbiamo nemmeno una spazzola e un pettine. -
- Non lo so - rispose ella con aria assente.
-Tess, non sei per nulla allegra stasera..niente affatto com'eri solita essere. Quelle megere sui pannelli del piano superiore ti hanno sconcertata. Sono spiacente di averti condotta qui. Mi domando, dopotutto, se mi ami veramente.
Sapeva che ella lo amava, e le sue parole non avevano alcuna intenzione seria; ma ella era satura di emozioni, e sussultò come un animale ferito. Sebbene cercasse di non spargere lacrime non potè fare a meno di lasciarsene sfuggire una o due. "

lunedì 23 gennaio 2012

JOSEPH ROTH - La leggenda del Santo bevitore


DOVE: Parigi, Francia
QUANDO: 1934

Racconto breve ma ricco d'atmosfera, sulle bizzarrie della Vita - quella con la "V" maiuscola - che talvolta, per un capriccio, decide di offrire una chance perfino a chi non ha nulla. Come Andreas Kartak, barbone che trascorre la sua ciondolante esistenza d'alcolista tra i silenziosi lastroni umidi lungo le rive della Senna e qualche osteria a poco prezzo. Fino a quando, in una quieta sera primaverile, un misterioso individuo ben vestito non scende, uno dopo l'altro, gli scalini di pietra che conducono al lungofiume e, incontrato lo sfortunato Andreas, non gli mette in mano duecento franchi. Una cifra spropositata, per un uomo che, fuggito da un passato difficile, si barcamena vivendo giorno dopo giorno con i pochi spiccioli rimediati da qualche buon cuore parigino: immaginarsi dunque lo stupore, l'incredulità, il sospetto di chi tutto ad un tratto si vede offrire da uno sconosciuto una cifra di denaro che disperava mai di poter vedere. Andreas inizialmente tenta di rifiutare, poichè la sua coscienza - seppur annebbiata dall'alcol - gli proibisce di accettare un prestito che difficilmente sarebbe stato in grado di restituire. Ma lo sconosciuto insiste talmente tanto che alla fine il barbone cede ed intasca il denaro, congedandosi dal misterioso benefattore con la promessa che avrebbe restituito quanto prestato non a lui ma alla piccola santa Therese de Lisieux, alla quale il filantropo è particolarmente devoto e una statuetta della quale si trova nella cappella di Ste Marie des Batignolles.
Detto fatto, il giovane Andreas impiega quell'insperata fortuna per tanti piccoli piaceri - un bagno, una rasatura, un pasto caldo - da troppo tempo negati; ma quando decide che è venuto il momento di saldare il debito....
Non anticipo altro, perchè la storia è già breve di per sè, eppure intensa in quanto a significato; una di quelle storie che spingono ad interrogarsi sulla vita, sul destino, su quanto esso sia nelle nostre mani e sull'importanza di cogliere le occasioni quando queste ci si presentano.

UN ASSAGGIO:

"Anche il signore ben vestito svanì nelle tenebre. Aveva davvero ricevuto il miracolo della conversione. E aveva deciso di guidare la vita dei più poveri. E per questo, viveva sotto i ponti.
Quanto all'altro, invece era un bevitore, anzi, un ubriacone. Si chiamava Andreas e viveva alla giornata, come molti bevitori. Era passato tanto tempo dall'ultima volta che aveva posseduto duecento franchi. E forse proprio perchè era passato tanto tempo, alla debole luce dei lampioni prese un pezzetto di carta ed un mozzicone di matita e scrisse l'indirizzo della piccola santa Therese e la somma di duecento franchi che da quel momento le doveva. Salì una delle scale che, dalle rive della Senna, conducono al lungofiume. Là, lo sapeva, c'era un ristorante. Entrò, mangiò e bevve in abbondanza, spese molti soldi e portò via una bottiglia intera per la notte, che aveva pensato di trascorrere come di consueto sotto un ponte. Raccolse anche un giornale dal cestino dei rifiuti, ma non per leggerlo, per coprirsi. I giornali tengono caldo, tutti i barboni lo sanno."

mercoledì 4 gennaio 2012

IL PRIMO GIVEAWAY DI "METE D'INCHIOSTRO!"

C'è una canzone che ultimamente adoro.
Sarà perchè questo 2011 - per molti versi - è stato per me l'anno dei desideri realizzati, sarà perchè in fondo sono sempre stata una inguaribile sognatrice e trovo che questi versi siano azzeccatissimi, sarà perchè la voce di Pau è sempre la voce di Pau... insomma, "Ho imparato a sognare" - nella versione dei Negrita è diventata un po' la mia colonna sonora. Per intenderci, una di quelle canzoni che vi ronzano in testa durante il giorno e che non possono mancare nel CD che vi accompagna al lavoro in macchina.

Inevitabile, dunque, la scelta del "titolo" per il mio primissimo Giveaway.... tanto per iniziare questo 2012 con un po' di positività per tutti coloro che hanno dei sogni nascosti nel cassetto. Tantopiù che, dicono i Maia, i prossimi mesi potrebbero essere l'ultima occasione per realizzarli ^_^.

Le regole sono semplici: inserite un commento di senso compiuto a questo post, diventate - se vi va - sostenitori del blog e promuovete l'iniziativa copiando ed incollando sul vostro blog il banner qui sotto:

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In palio ci sarà una copia del mio libro, con l'augurio che porti fortuna a chi lo riceve come l'ha portata alla sottoscritta.. ( e credetemi, ne ha portata davvero tanta! ^_^). Se poi il sorteggiato vorrà ospitare nel suo blog anche una piccola recensione, mi farebbe davvero piacere ..

Il tutto entro il 14 Febbraio 2012.... Quale data migliore, dal momento che parliamo pur sempre di una favola? ^_^ (Colgo l'occasione per segnalare il link della Butterfly Edizioni... per tutti gli aspiranti scrittori come me che sono in cerca di una chance!)

Allora conto su di voi..