mercoledì 10 agosto 2016

JONATHAN COE - I terribili segreti di Maxwell Sim

DOVE: in viaggio tra l'Inghilterra e la Scozia
QUANDO: 2009

Ancora svolte, ancora cambiamenti repentini della vita (dopo la recensione di Piccoli Limoni Gialli), ma stavolta, di tutt'altro sapore.
Maxwell Sim, 48 anni, uomo dalla vita ordinaria - un lavoro non particolarmente entusiasmante, una ex moglie ed una figlia che vivono in un'altra città, un addome prominente e i capelli che ingrigiscono - si trova improvvisamente a fare i conti con la sua esistenza atonica e senza scossoni. Rientrando a Watford, UK dopo un viaggio in Australia in visita a suo padre, infatti, lo assale tutto a un tratto con violenza la consapevolezza di essere incommensurabilmente solo, a dispetto dei suoi contatti facebook. Ma lui, uomo tutt'altro che energico e pieno d'iniziativa, immerso da oltre sei mesi in un limbo di depressione che lo ha spinto anche a prendersi una lunga aspettativa dal lavoro, si culla nella deprimente consapevolezza di questo senso di abbandono fino a quando un'incredibile, capricciosa, collana di eventi consecutivi non sembra mettergli davanti uno spiraglio di luce. Trevor Paige, l'ultimo superstite tra quelli che poteva considerare "amici", lo contatta proponendogli un lavoro come rappresentante di spazzolini da denti ecologici per una piccola, ambiziosa ditta che si propone di sbaragliare le grosse multinazionali e la crescente crisi economica producendo artigianalmente spazzolini a basso impatto ambientale. Non solo: per il lancio dell'ultimo, strabiliante modello si propongono una campagna pubblicitaria d'impatto, spedendo quattro rappresentanti ai quattro angoli dell'Inghilterra chiedendo loro di tenere un video-diario del viaggio, e promettendo oltretutto un allettante premio in denaro.
Sembrerebbe la tanto attesa svolta nella vita piatta e grigia di Max: da Watford alle remote isole Shetland a bordo di una Toyota Prius; e allora che cosa è andato storto? Perchè il 9 marzo 2009 una pattuglia di polizia ritrova Maxwell Sim nudo ed in coma etilico nella sua auto abbandonata in mezzo alla tormenta, con un bagagliaio carico di spazzolini da denti e un sacco pieno di cartoline provenienti dall' estremo oriente?

In un silenzioso, angosciante, piovoso e  solitario viaggio attraverso l'Inghilterra - ed attraverso la mentre sconvolta dalla depressione - ripercorriamo con lui, passo dopo passo, tappa dopo tappa, il suo lento, amaro, inesorabile declino. E poi? Ci sarà un colpo di reni che lo riporterà a galla? O Max Sim finirà per lasciarsi affogare negli oscuri gorghi del suo male nero?
Al sorprendente colpo di scena finale, l'ardua sentenza; non anticipo nulla, ma dico solo che se le ultimissime pagine vi hanno entusiasmato, consiglio vivamente la lettura de "L'immortalità" di Kundera (già recensito qui)...


UN ASSAGGIO:

"Prima di incamminarmi verso l'entrata principale, presi la videocamera e filmai per una ventina di secondi, inquadrando tutto il palazzo, da sinistra a destra e dall'alto in basso. Era la prima volta che usavo la videocamera, ma sembrava abbastanza facile da maneggiare. Non so bene perchè lo feci, però: in parte per calmarmi i nervi, forse, e in parte perchè pensai che a mio padre sarebbe piaciuto vedere il filmato la prossima volta che ci fossimo incontrati, chissà quando. Quel che è certo è che non sarebbe stato molto utile a Lindsay o Alan Guest per il loro video promozionale. Finite le riprese, riposi la videocamera nel vano portaoggetti e bloccai gli sportelli dell'auto.
E' strano che adesso, quando ripenso a quella mattina, e mi rivedo camminare sulla distesa d'asfalto davanti al palazzo, io abbia la sensazione che tutto si svolgesse nel silenzio più assoluto. Eppure, evidentemente, non esiste una cosa come il silenzio assoluto. Non in Inghilterra. Quindi doveva esserci stato il rombo del traffico sulla Eastern Avenue, o il gemito distante delle sirene della polizia, o il pianto di un bambino in una carrozzina due strade più in là, ma non è così che ricordo la scena. Era tutto immobilità e silenzio. Era tutto mistero."

sabato 6 agosto 2016

KASJIA INGEMARSSON - Piccoli Limoni Gialli

DOVE: Stoccolma, Svezia
QUANDO: oggi

Leggero, frizzante, arioso; e poco importa se tutto sommato il finale è ampiamente prevedibile e sappiamo già quale sarà l'attesissimo colpo di scena dopo poco più di metà libro... E' comunque piacevole lasciarsi trasportare tra i profumi e i colori di un solare e coraggioso ristorantino neonato in attesa di ricevere la recensione che consentirà il suo decollo nel competitivo mondo della ristorazione di Stoccolma.
Ma andiamo per ordine; la storia è quella di Agnes, fuggita dalla mediocrità di Lanninge, paesone industriale nel quale ha lasciato i genitori e la sorella Madde, per cercare fortuna - e sè stessa - lavorando come cameriera a  Stoccolma. Non avrebbe avuto - pensava - il destino segnato dei suoi concittadini, impiegati nella fabbrica locale, stipati in minuscole villette a schiera, sposati felicemente e felicemente senza ambizioni; ma tutto sembra remarle contro.
Armata di buona volontà e testardaggine Agnes sopporta qualche iniziale delusione - lavori poco gratificanti e malpagati in ristorantoni squallidi e di dubbia qualità- sperando di riuscire, un passo dopo l'altro, ad arrivare più in alto ; e quando approda come maitre nel prestigioso Bateau Bleu, le sembra di toccare il cielo con un dito. Peccato che poi, tutto precipiti: prima le pesanti molestie del titolare che la costringono ad abbandonare l'ambitissimo posto, poi l'adorato fidanzato Tobia che la molla di punto in bianco per un'altra. In una giornata, la vita di Agnes va in frantumi. Ma lei è una che non si abbatte, e affiancata dall'estrosa e travolgente amica Lussan resta a galla, in cerca di una svolta.
E se la tanto attesa svolta fosse il "Piccoli Limoni Gialli", il ristorantino mediterraneo che il suo amico ed ex collega Kalle sta inaugurando proprio in quei giorni? Agnes, inutile dirlo, si getta a capofitto con tutto il cuore in questa nuova avventura. Ed eccoci qui, in un locale accogliente e caldo, nel cuore della fredda Svezia; un piccolo gioiello dalle pareti giallo limone e dai profumi di basilico, menta, rosmarino. Un piccolo gioiello che però - ahimè - non brilla a dovere in una strada già satura di locali; eppure una speranza c'è, quella di una recensione - positiva, manco a dirlo - della temutissima ed osannata Lola, misteriosa critica gastronomica le cui attesissime recensioni sembrano avere il potere di sollevare ristoranti sull'orlo del baratro - o, al contrario, precipitarveli dentro. Ma quando arriverà Lola? Giungerà l'attesissima svolta per il Piccoli Limoni Gialli ed il suo staff? Ed Agnes? Rimetterà ordine nella sua vita?
Con leggerezza, piatto dopo piatto, aspettiamo il finale... prevedibile, come ho già scritto, ma pur sempre gradito.
Un libro scorrevole nel quale ho ritrovato un mix tutto sommato piacevole di richiami ad altre storie.... come ne Lo Strano Caso dell'apprendista libraia, anche qui una ragazza sola e dal cuore infranto, in cerca di riscatto in una grande città; come in Caffè Babilonia e in Moshi Moshi, l'incipit di una nuova vita è in un piccolo, caratteristico ristorante; come in Le lettere segrete di Jo, abbiamo una donna in cerca di sè stessa con un legame stretto ma conflittuale con la famiglia...

Nulla di particolarmente nuovo, eppure un mix che risulta gradevole, una piccola, profumata e breve evasione - in attesa di tuffarmi di nuovo in libri più "impegnati". ^_^


UN ASSAGGIO:

"Lanninge non era grande; era difficile definirla "città"; era piuttosto una cittadina, un paesone industriale. Il piccolo centro era costruito dalle due arterie principali lungo le quali erano disposte basse case di legno e costruzioni in mattoni a tre piani che risalivano al periodo di maggior splendore, gli anni Sessanta. In mezzo c'era la piazza, che fungeva anche da parcheggio. Un punto d'incontro naturale, proprio come Ronald's, il bar. Il sabato pomeriggio non c'era bisogno di fissare alcun appuntamento con gli amici, perchè tanto erano tutti da Ronald's. Dove si poteva andare, se no? Almeno così accadeva in passato, quando Agnes andava ancora a scuola. Ora la maggior parte dei suoi conoscenti aveva messo su famiglia , e probabilmente non aveva troppo tempo da trascorrere al bar. Questo non cambiava molto le cose per lei, dal momento che non frequentava più nessuno di loro, ed era passato parecchio dall'ultima volta che era andata in centro.
Quando tornava a casa, si fermava soprattutto nella villetta dei suoi genitori, un po' fuori città. A volte faceva qualche puntatina per andare a salutare i vecchi compagni di scuola, ma capitava sempre più di rado. Era difficile mantenere i contatti. Oltre ad Agnes, c'era solo un'altra ragazza della sua classe che non aveva ancora figli e per questo veniva giudicata un po' strana, lesbica o qualcos'altro - almeno così avevano lasciato intendere alcuni dei suoi compagni quando li aveva visti, poco prima di Natale."