giovedì 2 ottobre 2014

Gabriel Garcia Marquez - L'Amore ai Tempi del Colera

                                                               

DOVE: in una città coloniale dei Caraibi

QUANDO: a cavallo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento.

Che meraviglia, Marquez. Mi rendo conto di dire una banalità, ma lo ritengo uno dei più straordinari scrittori del nostro tempo. In poche righe, è in grado di trasportarti lontano, in quei Caraibi verdi e lussureggianti che ti sa pennellare davanti agli occhi con tanta maestria che finisci per sentire sulla pelle l'aria afosa e umida, il profumo dei fiori, il ronzio degli insetti e la confusione delle strade umide di una città coloniale affollata e rumorosa. I suoi libri sono così, temi quasi di rimanerci invischiato dentro come il Bastian de "La Storia Infinita", intrappolato nell'incanto di quelle descrizioni.
Ed è con Marquez che ritorno finalmente al mio blog, dopo un anno di assenza dovuto a stravolgimenti nella mia vita personale che mi hanno fatto vacillare non poco. Nulla che non sia capitato ad altri, per carità. Ma in questo periodo di grandi cambiamenti ed atrettanto grandi riflessioni i libri non mi hanno mai abbandonato; ed ora che sto, lentamente ed a fatica, riprendendo il bandolo della matassa e ricominciando a far scorrere la mia vita, rientro nel piccolo mondo del blog con un piccolo capolavoro.
Tanto per cominciare, si parla d'amore. Lui è il giovane Florentino Ariza, impiegato dell'ufficio postale dai capelli da indio e dall'ardente spirito poetico celato dietro un aspetto gracile ed un carattere riservato. Lei Fermina Daza, fiera rampolla di un uomo agiato, di cui Florentino s'innamora con la violenza che solo uno spirito Romantico può conoscere, perdendo il sonno, l'appetito e la salute dietro lunghissimi appostamenti nella folla della Messa di Natale e sotto le folte chiome dei mandorli lungo la strada che Fermina percorre due volte al giorno scortata dalla zia Escolastica per recarsi a scuola. E con costanza incrollabile Florentino continua a covare per anni nel profondo del suo cuore l'amore per la sua bella Fermina, malgrado lei sia diventata nel frattempo la splendente sposa del dottor Juvenal Urbino, filantropo e punto di riferimento per la comunità.
E quando poi a distanza di anni l'anziano dottore muore per un bizzarro incidente lasciando vedova la ancor bella Fermina ecco che Florentino, ormai avanti negli anni, col cuore in subbuglio si ripropone alla sua antica fiamma.
Poesia allo stato puro, sullo sfondo di una città coloniale disordinatamente affascinante anche nei suoi scorci più decadenti, sotto un sole implacabile o sferzata dagli uragani; e mentre il mondo si evolve, tra l'entusiasmo quasi infantile con cui il paese accoglie le prime stampe fotografiche ed i viaggi in battello lungo il fiume, l'amore di Florentino brilla con la fissità cocciuta di una stella, mentre Fermina, bella e ricca ma originaria di una famiglia dal passato oscuro, affronta a testa alta le difficoltà di un matrimonio con il dicendente di un'antica e rispettatissima classe del luogo.
Personalmente, il viaggio che preferisco nel mondo caraibico di Gabriel Garcia Marquez.

UN ASSAGGIO:

"Finì per non sopportare nulla e nessuno all'infuori di lui nella casa della sua sventura. La deprimevano la solitudine, il giardino da cimitero, l'incuria del tempo nelle enormi stanze senza finestre. Si sentiva impazzire nelle notti dilatate dagli urli delle pazze nel manicomio vicino. Si vergognava  dell'abitudine di preparare tutti i giorni la tavola per i banchetti, con tovaglie ricamate, servizi d'argento e candelabri da funerale, affinchè cinque fantasmi cenassero con una tazza di caffelatte e frittelle. Detestava il rosario all'imbrunire, le smancerie a tavola, le critiche costanti al suo modo di prendere le posate, di camminare con quei passi mistici da donna di strada, di vestirsi come al circo, e persino dei suoi metodi contadini di trattare il marito e di allattare il figlio senza coprirsi il seno con lo scialle. Quando fece i primi inviti per prendere il tè alle cinque di pomeriggio, con biscottini al burro e confetture di fiori, secondo una recente moda inglese, donna Blanca si oppose al fatto che in casa sua si bevessero medicine per sudare la febbre invece del cioccolato con formaggio fuso e fette di pane di manioca. "

6 commenti:

  1. Risposte
    1. Grazie mille :-) devo dire che mi è molto mancato il mio blog in tutto questo tempo...e non solo il mio! Nel corso dei mesi mi ero creata il mio angolino virtuale di serenità curiosando e commentando i blog altrui :-) i libri in questi mesi complicati mi hanno tenuto tanta compagnia, ma voglio cercare di riprendere in mano anche il blog!
      Grazie per il tuo commento e una buona giornata!

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  2. bentornata!! :)
    anche io, come te, ho adorato questo libro e penso che tu abbia descritto con le giuste parole ciò che è capace di fare Marquez: "trasportarti lontano"..
    a presto!

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    1. Grazie Lisa ^_^ .. lui è straordinario... alzi gli occhi dal libro e quasi ti senti stordita trovandosi magari in autobus e non in una delle stanze vuote della casa del dr. Urbino.. io lo adoro!
      Un abbraccio :-)

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  3. È bello rileggerti :)
    Non ho letto questo titolo in particolare, ma mi ritrovo molto in quel "ritrovarsi invischiati" di cui parli... Mi è successo con "Dell'amore e di altri demoni"!

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  4. grazie!! Purtroppo sto avendo anche qualche difficoltò con il computer che è proprio vecchiotto :-( e arranca nella connessione... ma spero di riuscire a tornare al più presto a curare il blog con regolarità!! Un abbraccio!

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