domenica 20 agosto 2017

ORHAN PAMUK - La stranezza che ho nella testa

DOVE: Istanbul, Turchia
QUANDO: tra la fine degli anni 50 e gli anni duemila

Un viaggio impagabile, suggestivo, unico, quello che offre Orhan Pamuk (tra l'altro, premio nobel 2006 per la letteratura) in poco meno di seicento pagine scorrevoli e fluenti: quello attraverso la Istanbul dell'ultimo secolo, a partire dagli anni '50 fin quasi ai nostri giorni, anni di profondo fermento politico e sociale durante i quali la città si trasforma e ribolle sotto la spinta dei suoi abitanti, fino a diventare la metropoli a cavallo tra oriente ed occidente che conosciamo oggi.
E tutto questo, noi lo viviamo sulla pelle di uno dei suoi cittadini più umili, Mevlut, trasferitosi da ragazzo in città assieme al padre, venditore di yogurt e boza, in cerca di fortuna e rimasto impigliato in una vita modesta un po' per un suo testardo, nostalgico attaccamento alle tradizioni, un po' per la sua indole pacata, accomodante, poco ambiziosa.
E mentre suo zio e i suoi cugini, anch'essi venuti ad Istanbul in cerca di ricchezza, riescono tutto sommato, anno dopo anno, ad ampliare la loro baracca, i loro guadagni, la loro famiglia, il romantico Mevlut rifiuta di abbandonare il suo mestiere e continua per la sua strada - letteralmente.
Perchè, anno dopo anno, lui continua a percorrere le vie cittadine con il pesante giogo appoggiato sulle spalle, richiamando col suo grido "bozaaaa" i clienti. Che però, anno dopo anno, man mano che il progresso porta ad Istanbul i frigoriferi e lo yogurt e la boza di produzione industriale, diminuiscono fino a ridursi a sporadici nostalgici perlopiù ubriachi che, di tanto in tanto, spinti dalla curiosità, vengono attratti dal piccolo, anacronistico ambulante.
Intorno a lui la città muta e si trasforma velocemente, i locali aprono e chiudono, le leggi cambiano, lui ed i suoi amici d'infanzia crescono; ma Mevlut, silenzioso, testardamente fedele a sè stesso, incurante degli scontri politici, delle lotte interne alla città, dei cambiamenti internazionali, continua a percorrere ogni sera le strade che conosce a menadito, lanciando il suo richiamo d'altri tempi.
Perchè lui, Mevlut, è un ragazzo - e poi, negli anni, un uomo - semplice, d'altri tempi, felice con poco.
Pienamente soddisfatto, e questo la dice lunga sul suo carattere, del matrimonio con Rayiha, rapita con la complicità di suo cugino Suleyman. Peccato che, si accorge Mevlut quando ormai è troppo tardi,  la ragazza rapita non era quella di cui, tre anni prima, si era innamorato incrociando per caso il suo sguardo ad un matrimonio, ma la sorella maggiore di quest'ultima. Una terribile confusione, uno scambio di nomi, un fraintendimento con il solerte cugino; insomma Mevlut rapisce e sposa la ragazza sbagliata. Eppure, dicevamo, è pienamente soddisfatto del matrimonio con Rayiha, della loro vita coniugale, delle loro splendide figlie.
Mevlut è così: romantico, semplice, poco ambizioso. Uno così , verrebbe da pensare, una metropoli in fermento come Istanbul lo tritura, lo mastica sputandone via solo le ossa; e invece no, Mevlut resiste, insiste, vive la sua vita semplice osservando con occhi ingenui e puri i cambiamenti che avvengono attorno a lui.
Una storia semplice, raccontata a più voci - perchè non è solo Mevlut a parlare, ma i diversi personaggi, ciascuno per propria bocca, hanno tutti voce in capitolo - intrisa di una sottile e polverosa malinconia. Una storia piena di profumi e suoni di un tempo lontano, di un mondo esotico che vediamo sotto ai nostri occhi diventarlo sempre meno, sempre più contaminato da un Occidente che sembra , sguaiato e prepotente non lasciare scampo alle delicate tradizioni di un tempo ed alle silenziose notti d'oriente rotte solo dalla voce del bozaci.
Tante voci, tanta umanità, che finiscono per costringerti ad affezionarti alla vecchia Istanbul ed a provare anche tu, lettore, in fondo al cuore un moto di malinconia quando inesorabilmente i paesaggi familiari mutano sotto la spinta prepotente del progresso. Ed a renderti conto che, qui come in Turchia, tra gli anni 60 ed oggi il progresso ci ha dato tanto, chiedendoci forse in cambio di pagare un prezzo altissimo: la perdita del candore, dell'innocenza, del gusto genuino per le cose semplici. In una parola, di tutto ciò che incarna la piccola anima di carta di Mevlut.

PS: per chi, come me, ignorando cosa sia la boza, volesse conoscere meglio questa bevanda, rimando a questo link.

UN ASSAGGIO:

"Nel punto più alto di Kultepe, dove andavano Mevlut e suo padre, c'erano i resti dell'inceneritore dei rifiuti, e le ceneri che davano il nome a quel posto. Da lì si vedevano le altre colline, che si stavano riempiendo velocemente di baracche (Duttepe, Kustepe, Esentepe, Gultepe, Harmantepe, Seyrantepe, Oktepe ecc.), il cimitero più grande della città (Zincirlikuyu), parecchie aziende grandi e piccole, autorimesse, officine, depositi, fabbriche di medicinali e lampadine e, in lontananza, l'ombra spettrale della città, con i suoi alti edifici e minareti. La città stessa e i quartieri dove con suo padr vendeva yogurt al mattino e boza la sera, e dove andava a scuola, erano come tante chiazze misteriose.
Ancora più lontano c'erano le colline azzurre della parte asiatica della città. Il Bosforo era fra queste colline, e purtroppo non era visibile. Eppure ogni volta che Mevlut saliva in cima, sin dal suo arrivo in città, per un istante credeva di intravedere il mare fra quelle montagne azzurre. Sulle colline che scendevano verso il mare c'erano enormi tralicci, conduttori di una delle principali linee che portavano l'elettricità a Istanbul. A contatto con i cavi, il vento produceva suoni bizzarri, e nei giorni in cui c'era umidità i fili emettevano uno strano ronzio. "

4 commenti:

  1. Pamuk m'ispira moltissimo, eppure non sono ancora riuscita a leggere nulla di suo. Questa tua recensione mi ha coinvolta molto, adoro le storie nostalgiche come sembra essere quella contenuta in questo libro!

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    1. Se ti piacciono le storie nostalgiche, questa la apprezzerai sicuramente! ^_^

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  2. Molto bella la tua recensione. E davvero interessante il romanzo; non lo conoscevo ☺

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    1. Grazie, Gresi ^_^ .. è un romanzo che ha parecchie sfaccettature, io l'ho adorato, davvero. Una storia di altri luoghi e altri tempi.

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