sabato 30 giugno 2018

ANTONIO TABUCCHI - Sostiene Pereira

DOVE: Lisbona, Portogallo
QUANDO: estate del 1938

Eccomi qui, dopo una pausa di alcune settimane; ahimè, giugno è stato frenetico, la scuola è terminata, la gravidanza progredisce (meno di una settimana allo scadere del tempo) lasciandomi sempre più appesantita e stanca ed emozionata, e per un insieme di cose non ho più trovato il tempo di aprire il computer e dedicarmi al mio angolo letterario.
Inoltre, essendo uscita molto di meno e trovandomi al contempo a dover fronteggiare tutta una serie di spese, per il momento ho accantonato le spese "libresche" riversandomi sulla mia meravigliosa, piccola libreria personale e recuperando vecchie letture.
Il mio primo ripescaggio, dunque, è stato questo: un libro che mi aveva tanto emozionato allora e non ha mancato di farlo neanche oggi, a distanza di tanti anni.
Un piccolo capolavoro di storia che prende spunto - ci dice l'autore in una breve postfazione - dalla storia vera di un giornalista trovatosi, suo malgrado, a camminare su quel sottile confine che c'è tra l'accettazione rassegnata del fatto che la Storia è più grande di noi, e stritola nei suoi ingranaggi coloro che tentano di opporvisi, e il disperato tentativo di fare comunque qualcosa, qualunque cosa. Una storia che parla del coraggio inaspettato che infiamma talvolta proprio quelli che sembravano meno eroici, meno inclini ai colpi di testa, più docili, ecco.
Come, appunto, il dottor Pereira, placido vedovo di mezza età e direttore della pagina culturale del Lisboa, cardiopatico, abitudinario, che in una Lisbona rovente sotto il sole d'agosto srotola quotidianamente i piccoli rituali della sua vita senza pretese. La colazione al Cafè Orquidea, e le poche chiacchiere col cameriere Manuel. Le silenziose conversazioni quotidiane col ritratto della moglie defunta, alla quale continua a rivolgersi con un amore che sfiora la devozione. Il viaggio andata e ritorno da casa alla sua solitaria redazione. Le letture.
Una vita, insomma, assolutamente tranquilla, imperturbabile. Eppure siamo nell'agosto del 1938, e sotto il rovente sole di Lisbona c'è qualcosa che sembra ribollire. I giornali ufficiali non ne parlano, ma si vocifera che cose strane stiano accadendo, che le forze dell'ordine si siano fatte improvvisamente violente, che la censura inizi a pressare in modo soffocante i mezzi d'informazione, che sulla scia di quanto sta accadendo nella vicina Spagna ed in Italia, anche nel tranquillo Portogallo la democrazia inizi a vacillare.
Ma di tutto questo, al dottor Pereira, importa poco. Lui, attento a non uscire dal rassicurante tracciato della sua vita, a parte le poche informazioni scambiate con Manuel mentre sorseggia la sua limonata ghiacciata, evita accuratamente di occuparsi di politica. D'altronde, si dice, il mio compito è dirigere la pagina culturale settimanale di un giornale indipendente, cosa ha a che fare con me ciò che sta accadendo nel mondo? E, preoccupandosi piuttosto di arginare il sudore che impregna la sua camicia, si occupa maniacalmente di gestire la sua piccola redazione, della quale peraltro egli è l'unico e solo componente, pianificando di affiancare alla rubrica dedicata alle Ricorrenze un'attività di preparazione e stesura di necrologi dedicati ai grandi autori contemporanei, da tenere pronti in archivio per esser certi di uscire in tempo, al momento del bisogno.
Ed è qui, ahimè, che il diavolo rimescola le carte costringendo il placido Pereira a guardare negli occhi la storia. Perchè a chi decide di affidare la rubrica, il piccolo, umile direttore? Al giovane e pallido Francesco Monteiro Rossi, filosofo autore di un brillante saggio sulla morte che Pereira legge per puro caso e che decide di contattare affinchè lo affianchi come apprendista.
Peccato che, ben presto, Monteiro Rossi si riveli tutt'altro che l'affidabile giornalista che Pereira sognava per la sua redazione. Perchè il giovanotto - che chiede una paga anticipata, trovandosi in difficoltà - scrive articoli inutilizzabili, sparisce più volte nel nulla per settimane, riappare con la splendida fidanzata Marta chiedendo di nuovo soldi, sempre più pallido, sempre più agitato.
Ed è a questo punto che il calmo, metodico, quieto Pereira comincia a dubitare, riflettere su ciò che sta accadendo, trovandosi ben presto ad un bivio.
Un racconto straordinariamente vivo, tanto che sembra di essere lì, sotto un cielo sgombro di nubi, ad arrancare  in tram assieme a Pereira per le strade ardenti di Lisbona, zuppi di sudore, col conforto di una limonata non zuccherata e di quiete conversazioni con un ritratto muto, in una vita solitaria, pacata, volutamente discosta da tutto ciò che richieda impegno politico, scelte impegnative, colpi di testa.
Una storia stupenda di come la Storia, quella con la S maiuscola che poi finisce stampata sui libri di scuola, si insinui con la forza dirompente di un liquido negli spiragli che trova aperti, travolgendo le vite dei singoli, costringendoli a guardarla negli occhi e a guardare negli occhi loro stessi, decidendo il loro destino.
Uno dei viaggi più straordinari che la letteratura mi ha regalato in questi anni da lettrice vorace. La penna di Tabucchi sa trasferirci nella Lisbona degli anni '30 con la potenza di una rappresentazione olografica.
Accanto a tanti libri che - giustamente - vengono raccomandati agli studenti per la comprensione degli anni forse più bui della nostra storia moderna, ritengo sarebbe opportuno dare spazio anche a questo, che più di tutti si pone l'immenso, dilaniante quesito: e noi, cosa avremmo fatto?

UN ASSAGGIO:

"Disse così, sostiene, perchè non voleva invitare una persona sconosciuta in quella squallida stanzetta di Rua Rodrigo da Fonseca, dove ronzava un ventilatore asmatico e dove c'era sempre puzzo di fritto a causa della portiera, una megera che guardava tutti con aria sospettosa e non faceva altro che friggere. E poi non voleva che lo sconosciuto si accorgesse che la redazione culturale del Lisboa era solo lui, Pereira, un uomo che sudava dal caldo e dal disagio in quel bugigattolo, e insomma, sostiene Pereira, gli chiese se potevano incontrarsi in città,e  lui, Monteiro Rossi, gli disse: Stasera, in Praca da Alegria, c'è un ballo popolare con canzoni e schitarrate, io sono stato invitato a cantare una romanza napoletana, sa io sono mezzo italiano ma il napoletano non lo conosco, comunque il proprietario del locale mi ha riservato un tavolino all'aperto, sul mio tavolino c'è un cartellino con scritto 'Monteiro Rossi', che ne dice se ci vediamo là? E Pereira disse di sì, sostiene, riattaccò la cornetta, si asciugò il sudore, e poi gli venne una magnifica idea, di fare una breve rubrica intitolata 'Ricorrenze', e pensò di pubblicarla subito per il prossimo sabato, e così, quasi macchinalmente, forse perchè pensava all'Italia, scrisse il titolo: Due Anni fa Scompariva Luigi Pirandello."

3 commenti:

  1. Mi piace molto Tabucchi! Me ne sono innamorata con requiem e poi con Sì sta facendo sempre più tardi. Questo non l'ho ancora letto, sebbene ce l'ho nell'edizione cartacea ☺ ma provvederò ☺

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    1. Ciao! Scusa il ritardo nella risposta, ma come ho scritto nell'ultimo post la bambina è nata il 13 luglio e ho avuto tre mesi pieni di cose da fare... ricomincio a respirare solo ora che il fratello è a scuola, e la mattina se lei si concede un sonnellino ho un po' di tempo libero!
      Sai che io invece ho iniziato a conoscere Tabucchi proprio da questo libro? Mi sono innamorata, come te, del suo stile e lessi poi altri titoli.
      Questo libro merita davvero, io lo reputo un capolavoro. L'atmosfera, la delicatezza con cui viene trattato l'animo del protagonista, la drammaticità della storia che fa da sfondo alla sua vita.. se ti piace Tabucchi, leggilo!

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  2. Hi Mina, thanks for following me! Sorry for the delay but just three days after your comment my baby was born and I've been very busy... I'll visit back your blog now!!

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