venerdì 17 settembre 2010

PAOLO MAURENSIG - Canone inverso


DOVE: Vienna (Austria)
QUANDO: primi decenni del '900

Ecco un libro "piccolo" (solo 170 pagine o poco più), ma davvero intenso, uno di quelli che inizi a leggere annoiato dall'attesa dei mezzi pubblici e dal quale alzi la testa, ore dopo, intontito e rendendoti conto di aver perso la cognizione del tempo. Perchè "Canone Inverso" è un racconto che cattura e rapisce, avvolgendoti senza scampo. Ti cattura con il suo stile narrativo, che inizia in stile "matrioskeggiante", con una storia che racchiude un'altra storia che a sua volta ne racchiude in sè una terza. Un uomo acquista, nella Londra moderna, un prezioso violino del Seicento da Christie's; ancora immerso nel compiacimento per l'acquisto, viene interrotto da uno sconosciuto che, bussando alla porta della sua camera d'albergo, chiede di poter vedere lo strimento e ne racconta, con evidente emozione, la storia. Sì, perchè l'uomo sostiene di aver conosciuto, anni prima, il proprietario di tale meraviglia, incontrato per puro caso a Vienna, durante i festeggiamenti per i trecento anni di Bach; un violinista di bravura straordinaria, celato dietro le vesti umili di un suonatore di strada. Il quale, a sua volta, ha raccontato all'uomo la sua storia, fatta di sudore e capovolgimenti del destino, una storia iniziata presso un austero conservatorio viennese, in cui tra il rigore e la disciplina agli scolari viene instillata la fredda tecnica esecutiva - a discapito, talvolta, di estro e talento. Qui nasce l'amicizia tra Jeno Varga e Juno Blau, e da qui prende l'avvio una storia avvincente fatta di amicizia, d'amore, di studio e fatica; una storia che finisce per intrecciarsi - fino a rischiare di venirne soffocata - dalla Storia dell'Europa che nel frattempo avanza, al ritmo delle parate militari sotto l'egida delle croci uncinate. Pagina dopo pagina la storia scivola via scorrevole, fino ad un finale sorprendente; e sopra a tutto, sopra alle piccole vite dei singoli che si spengono di fronte alla grandezza della Storia, sopra ogni cosa aleggia la musica, quella eterna della Ciaccona di Bach, che a dispetto di tutto, resiste.


UN ASSAGGIO:

"Per i più grandi, invece, le cose andavano diversamente: sul loro capo, dopo una mancanza, pendeva per tutto il resto dell'anno la grande minaccia. Solo alla fine della sessione estiva il 'colpevole' avrebbe conosciuto il proprio destino. E la condanna veniva pronunciata in pubblico, quando eravamo presenti nell'aula magna alla cerimonia del diplomi. Dopo i vari discorsi degli insegnanti e quello, interminabile, del direttore, si dava il via alla ripartizione dei premi e delle pene, che erano sempre l'espulsione. L'allievo veniva chiamato ad alta voce e invitato ad avvicinarsi alla cattedra. Una volta ascoltata la sentenza, doveva togliere la giacca verde dell'uniforme, lasciarla cadere a terra e uscire dall'aula sotto gli occhi di tutti. Una condanna a morte e la condotta al patibolo non potevano apparire più terribili."

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