venerdì 13 maggio 2011

DAVID HERBERT LAWRENCE - L'amante di Lady Chatterley



DOVE: Wragby, Inghilterra
QUANDO: inizi del Ventesimo secolo

Che sorpresa per me avventurarmi nella lettura de L'Amante di Lady Chatterley! Mi ci ero accostata con i piedi di piombo, profondamente scettica e convinta di dovermi aspettare niente più che la descrizione brutale di una torbida storia di sesso tra una Lady annoiata ed il suo aitante servitore. Ed invece - complice anche la mia mania di andarmi a "spulciare" le note biografiche degli autori - mi sono trovata davanti ad una storia di amore vero, puro, carnale (questo è indubbio ) eppure dolcemente preziosa. Specialmente se si pensa che la storia ha un consistente spunto autobiografico e che - sorpresa dele sorprese - D.H. Lawrence non ha vestito i panni del focoso amante bensì quelli del marito invalido e "cornuto". Sorprendente pensare come, di fronte al dolore che deve aver provato a suo tempo, scoprendo il tradimento della moglie dopo che la sua infermità l'aveva già privato dell'attività di insegnante presso l'Università di Nottigham, abbia saputo trovare tanta comprensione e delicatezza nel raccontare la storia attraverso il punto di vista della moglie infelice e perciò infedele.
Sì, perchè lei, la giovane e bella Lady Chatterley, si trova suo malgrado improgionata in una vita che capricciosamente le ha voluto voltare le spalle, togliendole, a solo un mese dal matrimonio, il marito Clifford e restituendoglielo a due anni di distanza, rattoppato alla bell'e meglio da medici volenterosi ma paralizzato dalla cintola in giù. Tutto ad un tratto, di fronte all'orizzonte della giovane sposa, si profila un futuro ben lontano da quello che aveva sognato: sola nella cadente dimora dei Chatterley accanto ad un marito dipendente da lei in tutto e per tutto, immerso nella solitaria stesura di racconti e senza alcuna possibilità di darle un figlio. Un esistenza che certo non ha scelto e che l'avrebbe stretta fino a soffocarla se non avesse fatto la sua comparsa Mellors, il guardiacaccia dagli occhi penetranti e dalla vita solitaria, nel suo cottage immerso nel silenzio del bosco di Wragby. Tanto Lord Clifford è formale e prevedibile quanto Mellors è impenetrabile e misterioso.
La colta e passionale Constance, dapprima prevedibilmente combattuta, finisce poi per lasciarsi andare ad una passione finalmente autentica, scrollandosi di dosso l'austero grigiore della malconcia magione dei Chatterley e dei formali tète-a-tète con il legittimo consorte per cercare, nella quiete profonda del bosco e nell'abbraccio appassionato del suo amante, i brandelli della tanto anelata felicità.
Sono onesta, è un libro che mi ha piacevolmente sorpresa nella capacità di evocare con tanta intensità i sentimenti di una donna colpevole perchè infelice, nella semplicità con cui descrive i delicati moti dell'animo femminile, nell'appassionato messaggio di amore che porta con sè, a dispetto dei lunghi anni in cui il romanzo è stato messo al bando. Difficilmente ho trovato nella penna di un uomo altrettanta capacità di penetrare nella psiche femminile, portandomi a dire all'eroina di turno "ti capisco perfettamente". E ancor più sorprende se pensiamo che tanta delicatezza venga dalla penna di chi è stato colpito, ferito, tradito da quella donna.

UN ASSAGGIO:

"La lettura fnì. Connie sobbalzò. Gli lanciò un'occhiata e fu sconvolta dal notare che Clifford la osservava con uno sguardo sinistro, come di odio.
'Grazie! Leggi Racine in modo splendido!" Disse gentilmente.
'Quasi come tu l'ascolti!' Ribattè lui con crudeltà. Poi, osservò: ' che stai facendo?'
'Cucio un vestitino per la bimba dei Flint.'
Lui distolse lo sguardo. Un bambino! Sempre e solo un bambino! Una vera ossessione per Connie!
'Dopo tutto' disse declamando ' in Racine si trova tutto quello che si desidera. Le emozioni che hanno ordine e forma sono più forti di quelle disordinate.'
Connie lo guardò con i suoi occhi grandi, vaghi e velati.
'E' vero' rispose.
'Il mondo moderno ha solo banalizzato le emozioni, liberandole. Ciò di cui abbiamo bisogno è il controllo formale.'
'Sì!' replicò lei attentamente, pensando a come ascoltava con volto rapito le emozionanti idiozie della radio. 'La gente finge di avere emozioni, ma in realtà non prova nulla. Credo sia questo il romanticismo.'
'Esatto!' commentò lui.
Ma era stanco. La serata lo aveva affaticato. Forse avrebbe preferito stare con i suoi libri di chimica o di tecnica mineraria, oppure ascoltare la radio.
La signora Bolton entrò con due bicchieri di latte al malto, uno per Clifford, per invogliarlo al sonno, e uno per Connie, per farle riprendere un po' di peso. Era una consuetudine serale introdotta da lei a Wragby.
Dopo aver bevuto il suo latte, Connie fu lieta di ritirarsi e grata che Clifford non avesse bisogno di lei per coricarsi. Mise il bicchiere di lui sul vassoio e lo portò fuori con sè mentre usciva.
'Buonanotte, Clifford! Dormi bene! I versi di Racine ti avvolgano come un sogno. Buonanotte!'
Si era spinta fino alla porta. Se ne andava senza dargli il bacio della buonanotte. La guardò con occhi gelidi, taglienti. Era così, dunque! Nemmeno più il bacio della buonanotte, dopo che lui aveva passato la serata a leggerle Racine. Che insensibilità pazzesca! Anche se il bacio era solo una formalità, purtuttavia l'esistenza civile dipendeva anche da quel tipo di formalità."

5 commenti:

  1. Quanti luoghi comuni su questo povero libro! Per fortuna c'è chi, come te, lo legge davvero, apprezzandone il valore. L'ho letto molto (troppo!) tempo fa e ricordo la sensazione di amarezza per queste due persone intrappolate in una situazione che nessuno dei due aveva cercato ma che è loro piombata addosso come una maledizione.

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  2. sai questo libro l'ho letto quando ero ragazzina...ricordo che andavo sempre nella libreria vicino casa a cercare le edizioni economiche dei libri, così potevo leggerne di più, quel giorno a 1.000 lire trovai "I sotterranei del Vaticano" e questo libro...

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  3. @Sylvia-66: sono felice di sapere che il mio pensiero sia condiviso... è vero, tanti, troppi luoghi comuni per una storia splendida e come dici tu amara... Assolutamente da rivalutare e rileggere nell'ottica giusta.

    @Chiara: anche tu una nostalgica dei classici newton a mille lire? Ne parlavamo in un commento sul blog di Sylvia-66, qualche tempo fa.. peccato l'abbiano aboliti, era un modo per avvicinarsi ai classici ( e spesso anche ai classici più "inconsueti", tipo Parigi nel XX secolo di Jules Verne ) avendo a disposizione anche solo una paghetta da adolescente ^_^

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  4. Non l'ho mai letto, e devo essere sincera in buona parte perché me l'hanno sempre descritto come una lettura da donna adulta, e non da ragazzina con la mente malleabile. Forse tutti i torti non avevano. Credo che sia un bel libro, ma se letto nell'età consona, altrimenti gli effetti negativi supererebbero quelli positivi di una lettura profonda e introspettiva.

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  5. D'accordo con te, Irene.. al di là del fatto che le descrizioni dei suoi "incontri" con Mellors sono piuttosto espliciti, ci vuole comunque una certa maturità per leggere il libro nella sua interezza e nell'afferrare, al di là della mera sessualità, tutto il dolore - come ha ben descritto Sylvia - di due persone intrappolate in una situazione lacerante. D'accordissimo che non sia una lettura adolescenziale!!

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