mercoledì 4 maggio 2011

PATRICK MCGRATH - Grottesco



DOVE: Crook, austera dimora cinquecentesca nella campagna inglese
QUANDO: Prima metà del 1900


Inquietante, cupo, ansiogeno: questo il mondo in cui ci introduce McGrath attraverso gli occhi del misantropo Sir Hugo Coal, che una grave emorragia cerebrale ha costretto sulla sedia a rotelle, ridotto - almeno così credono i suoi familiari - al bozzolo inerte dell'uomo che era. Trasportato attraverso le silenziose stanze della sua dimora cinquecentesca, spesso lasciato con noncuranza a fissare il nulla di un muro, il vecchio e scorbutico padrone di casa mantiene in realtà una mente perfettamente lucida ed un ultimo, disperato brandello di vita negli occhi avidi. Occhi con cui continua silenziosamente a guardarsi attorno - perlomeno, fino a dove il suo campo visivo anatomicamente glielo consente - cercando di intuire l'oscura trama che sembra legare la moglie Harriet all'ambiguo maggiordono Fledge. E qual'è in tutto ciò il ruolo di sua figlia diciottenne, Cleo? Prigioniero del suo stesso corpo, completamente ignorato dagli abitanti di Crook, pienamente in balia delle sue visionarie interpretazioni, il burbero Sir Hugo si sforza di carpire indizi, per smascherare ciò che viene ordito sotto le silenziose volte di una casa della quale egli stesso pare divenuto poco più di un ingombrante pezzo d'arredamento che qualcuno più o meno pietosamente si preoccupa di spostare da una stanza all'altra.
Fortemente introspettivo eppure scorrevole, questo libro è un viaggio nel viaggio. Da un  lato, una silenziosa e austera dimora sperduta nella campagna inglese, un maggiordomo, stanze dai soffitti alti e dagli arredi sontuosi, e paesaggi che si stendono a perdita d'occhio attraverso le ampie vetrate. I silenzi dei corridoi deserti, le giornate scandite da rigide abitudini al confine con il rito.
Dall'altra, un viaggio claustrofobico e delirante nella mente di un uomo perfettamente lucido ma incapace di comuinicare con il mondo esterno, in balia del flusso incontrollato dei suoi pensieri, a tratti ossessivo, mentre  tra luminosi flashback e cupe interpretazioni dei brandelli di presente che Sir Hugo riesce a carpire dalla sua silenziosa e costante osservazione, cerca di ricostruire la realtà di quanto gli accade intorno.
Una perla, per gli amanti delle atmosfere inquiete e del thriller psicologico.

UN ASSAGGIO:

"Quella sera, come ho detto, eravamo in sette a tavola e la tavolata era piuttosto curiosa. Essendo spenta la caldaia, in casa faceva davvero molto freddo e di conseguenza aveva deciso che insieme all'abito da sera sarebbe stato lecito indossare una maglia. La scena, quindi, presentava un Henry Horn ridicolmente infagottato con un pesante maglione grigio da pescatore sotto lo smoking che, di concerto con la barba, lo faceva sembrare più che mai un lupo di mare. Hilary, Harriet e Cleo avevano tutte un'aria assai goffa, tutte con indosso il cardigan più pesante che erano riuscite a trovare e un fazzoletto in testa, legato sotto il mento. Victor, intrepido, portava soltanto la divisa della scuola e la signora Giblet, evidentemente acclimatatasi, ritenendo senza dubbio inopportuno, a prescindere dalle condizioni climatiche, cenare in una villa di campagna con la pelliccia, se l'era fatta scivolare giù dalle spalle, mettendo a nudo tutto lo splendore e la maestà del suo abito da sera.
Era questo un indumento di raso nero che senzameno, congetturai, aveva risieduto per quarant'anni buoni in qualche armadio di mogano di quella casa tetra nei dintorni del british Museum: un abito lucido, sbracciato, lungo fino a terra, che ricadeva in tante pieghe rigide e che, notai, frusciava ad ogni suo movimento. Non appena la signora Giblet mi si sedette accanto, avvertii subito un netto olezzo di naftalina; ma non era quello l'unico odore che emanava. Al contrario, sopra quella specie di basso continuo si levava una vera e propria sinfonia di aromi, dei quali, per così dire, sostenerva la melodia un profumino pungente acquistato, come mi informò lei stessa (avendoglielo io chiesto) nell'anno 1934 a Strasburgo."

7 commenti:

  1. Per anni McGrath è stato uno dei miei scrittori preferiti, poi però ho smesso di leggere i suoi libri e Grottesco è uno di quelli che non ho letto! Dimmi, hai letto Follia e Martha Peake?? Due veri capolavori!!

    ;-)

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  2. Buonasera! Ho scoperto ora il tuo blog...è molto bello ed il libro che ci consigli mi incuriosisce molto! Di questo autore ho letto Follia.
    Un caro saluto, *Maristella*.

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  3. @Silvia: No, di McGrath ho letto solo questo e devo dire che mi ero ripromessa di leggerne altri ma tra una cosa e l'altra ancora non l'ho fatto! (probabilmente mi ripeto, ma com'è che diceva Troisi? "Io so' uno solo a leggere, loro a scrivere so' tanti..." ^_^)

    @Maristella: Ma benvenuta, allora!

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  4. Ho appena iniziato a leggere "Grottesco" e mi piace particolarmente!
    Non mi resta che ringraziarti del consiglio ^--^
    Ho scoperto da poco il tuo blog e ne sono entusiasta è raro che trovi qualcuno con i miei stessi gusti letterari.

    Alessandra
    ps ti avevo scritto una mail.

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  5. Ma grazie, Alessandra! E anzi, sono curiosa di sapere cosa ne penserai, una volta finito!
    io l'ho trovato un libro molto particolare, l'ho letto tempo fa ma ricordo di averlo letteralmente divorato, ti trascina in questa dimensione parallela così cupa ma così suggestiva... devo assolutamente provare qualcos'altro di McGrath! ^_^

    Benvenuta e scusa per il ritardo nella risposta, come ho scritto nella mail purtroppo dimentico di controllare la casella di posta.. ma ho rimediato!!!

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  6. Ti ringrazio ancora per la mail e non preoccuparti!
    Scrivimi quando vuoi ^__^

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  7. Perbacco, non ho mai letto nulla di questo autore! E visto il post ed commenti, devo colmare la lacuna - mi avete incuriosita!

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