lunedì 4 luglio 2011

MILAN KUNDERA - L'immortalità


DOVE: Parigi
QUANDO: Ventesimo secolo

E' senz'altro inusuale che uno scrittore ci conduca per mano attraverso la genesi di una sua opera, insegnandoci come, talvolta, i personaggi nascano da un nonnulla. Da un gesto, ad esempio.
Così, mentre attende pigramente al bordo di una piscina parigina il suo amico Avenarius, l'occhio dell'autore viene catturato da un semplice sorriso ed un cenno della mano, un saluto come tanti eppure straordinariamente affascinante perchè lanciato da una sessantenne certo non più piacente che però, in quel breve istante, ritrova la genuina civetteria della ventenne. Così, da un nonnulla, dalla nostalgia che quel gesto riesce a instillare nel cuore di uno scrittore, nasce Agnes, creatura bizzarra, infelice, distaccata - quasi nauseata - dal mondo che la circonda, chiassoso, appariscente, superficiale. Incapace, a detta di lei stessa, di essere solidale con l'umanità. E piena di dubbi sulla sua stessa vita, sul suo matrimonio, sul suo corpo. Dall'altra parte, sua sorella minore Laura, affascinante, molto consapevole di sè e del proprio aspetto fisico, sensuale, decisa. Una donna, per intenderci, in grado di dire alla sorella maggiore: " Chiedersi che cosa sia l'amore non ha alcun senso, cara sorella. L'amore o l'hai vissuto o non l'hai vissuto. L'amore è l'amore, non c'è nient'altro da dire. Sono le ali che mi battono in petto e mi spingono ad azioni che a te sembrano irragionevoli. Ed è proprio questo che a te non è mai successo". Tra le sue sorelle, quei brandelli di vita condivisa - la morte e la malattia dei genitori - che talvolta costringono ad avvicinarsi ed a rendersi improvvisamente conto che la vita ti porta lontano, che si può condividere lo stesso sangue ma non lo stesso spirito, che ti costringono ad aprire gli occhi sulla vita che scorre veloce come sabbia in una clessidra, lasciando in bocca il sapore amaro dei rimorsi e dei rimpianti.
Un romanzo particolare, in cui la storia della protagonista lascia spazio ad altre storie - Rimbaud, Goethe, perfino Hemingway si affacciano tra le pagine del libro, richiamati in punta di penna dall'abile giocoleria di Kundera; è lui stesso, ben lungi dal rimanere un burattinaio esterno alla vicenda, con una sorta d'incantesimo entra ed esce dalla storia, rendendo difficile la percezione di ciò che è reale e di ciò che non lo è, confondendo continuamente le acque tra la fantasia letteraria e la concreta, schietta realtà.


UN ASSAGGIO:

"Il marciapiede era così affollato che si camminava a fatica. Davanti a lei due figure di pallidi nordici con i capelli gialli si facevano largo nella calca: un uomo e una donna, che superavano di almeno due teste la moltitudine di francesi e di arabi. Ciascuno portava appeso alla schiena uno zaino rosa e sulla pancia un neonato sorretto da una specie di imbracatura. Dopo un istante scomparvero dalla sua vista: davanti a sè vedeva ora una donna vestita con larghi pantaloni che arrivavano appena sopra le ginocchia, come andava di moda quell'anno. Con quell'abbigliamento, il suo sedere sembrava ancora più grasso e più vicino a terra e i pallidi polpacci somigliavano a un'anfora campagnola ornata da un rilievo di vene varicose, di un azzurro violaceo, aggrovigliate come un gomitolo di piccoli serpenti. Agnes si disse: questa donna poteva trovare altri vestiti che avrebbero reso il suo sedere meno mostruoso e avrebbero coperto le vene azzurre. Perchè non lo fa? Ormai la gente non solo non cerca di essere più bella quando va in mezzo all'altra gente, ma non cerca neanche di non essere brutta!
Si disse: quando un giorno l'assalto della bruttezza fosse diventato del tutto insostenibile, si sarebbe comprata dal fioraio una violetta, una sola violetta, quello stelo delicato col suo minuscolo fiorellino, sarebbe uscita in strada e tenendolo davanti al viso l'avrebbe fissato spasmodicamente, per vedere solo quello..."

2 commenti:

  1. Carissima Letizia, che bello ritrovarti con questo libro! - che, lo confesso a malincuore, non ho letto.
    Mentre ricordo di aver divorato L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere poco dopo la sua uscita... non so perché, ma dopo quel libro non ho più voluto leggere Kundera, temevo di trovare qualcosa che mi facesse sminuire il piacere di aver letto quel romanzo.
    Timore infondato! (e un po' insensato: non è forse bellissimo scoprire le diverse facce di un autore?)
    A presto mia cara!

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  2. Sylvia.. grazie per essere passata, quando io da parte mia sto ricambiando pochissimo le visite al mio blog.. Ma ahimè, il tempo libero è davvero pochissimo, e questo mi dispiace perchè questo angolino del web dedicato alla lettura lo adoro! Speriamo che presto riuscirò ad organizzarmi meglio, e tornare a visitare tutte le vostre splendide pagine! ^_^

    Su questo romanzo non so che dirti, personalmente è quello che preferisco in assoluto di Kundera, ma ho letto commenti non sempre positivi, anzi, secondo la maggior parte dei suoi fan non è assolutamente all'altezza degli altri. Personalmente concordo con te: ogni autore - in quanto uomo - ha diverse facce ed è anche bello conoscerle tutte! Ma a questo punto, sono curiosa di un tuo parere, quando lo leggerai!
    Un abbraccio ! ^_^

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