mercoledì 6 marzo 2013

GASTON LEROUX - Il Fantasma dell'Opera

DOVE: Parigi
QUANDO: agli inizi del 1900

Niente di meglio di una giornata di pioggia e vento come questa per concedersi un viaggetto assolutamente insolito, sia per l'ambientazione - perchè gran parte della storia si svolge negli intricatissimi corridoi dell'Opera di Parigi, che snodandosi dietro le quinte discendono fino al sottosuolo - sia per la storia in sè. Una tazza di tè bollente, un bel plaid caldo, ed eccoci pronti per immergerci in un mondo scintillante e leggero, quello in cui le giovanissime allieve della scuola di danza svolazzano chiassose, le più belle Voci della lirica si lasciano coccolare dai propri ammiratori dentro sontuosi e fioritissimi camerini e una miriade di invisibili, operosi aiutanti muove gli innumerevoli ingranaggi di quella straordinaria macchina che è il Teatro dell'Opera di Parigi. Siamo agli inizi del Ventesimo secolo ed è proprio lì, che sboccia - o sarebbe meglio dire, rinasce - l'amore tra il giovane Conte di Chagny e la bellissima Christine Daaè, astro nascente del bel canto parigino. Tutto potrebbe filare liscio come l'olio, se non fosse che la cantante porta nel cuore un terribile segreto, che teme di confidare perfino al suo fedele spasimante. Chi è il misterioso Angelo della Musica che ogni sera le dà lezioni private nel suo camerino? E il temibile Fantasma dell'Opera, che estorce denaro ai direttori del teatro tenendoli sotto scacco con la minaccia di sanguinose sventure, e che molti giurano di aver visto aggirarsi dietro le quinte, esiste veramente? E chi è il misterioso Persiano, che si aggira anch'egli come un'ombra nei corridoi del teatro, e che pare conoscere più a fondo di chiunque altro la storia del Fantasma?
Quando poi, in circostanze misteriose, la Daaè viene rapita - rapimento che non è che il culmine di una serie di piccole sparizioni ed altrettanti incidenti che tempo prima avevano cominciato a turbare con la loro aura sovrannaturale la quiete del Teatro - mentre la polizia brancola letteralmente nel buio il Conte decide di agire...
Un classico dell'orrore e delle storie d'amore disperato, in grado di trasmettere ancora qualche sano brivido d'inquietudine - a patto che ci scrolliamo di dosso un po' del nostro distaccato scetticismo da Ventunesimo Secolo ed accettiamo di lasciarci guidare dal potere delle parole. Perchè, diciamolo, anche abituati come siamo a saturarci di immagini  e suoni che poco spazio lasciano alla nostra fantasia, è bello ancora cedere di tanto in tanto alla bellezza del racconto scritto, che mentre fuori il vento fischia minaccioso ci consente, nel silenzio della nostra casa, di percepire quegli stessi scricchiolii che tanto fanno sussultare il Conte di Chaigny mentre discende nei sotterranei dell'Opera, in cerca della sua amata.

UN ASSAGGIO:
"Quella sera - proprio quella sera in cui i signori Debienne e Poligny, direttori dimissionari dell'Opera, davano la loro ultima serata di gala in occasione del loro commiato - il camerino della Sorelli, una delle stelle della danza, fu improvvisamente invaso da una mezza dozzina di quelle signorine del corpo di ballo che risalivano dalla scena dopo aver danzato Polyeucte. Vi si riversarono facendo una gran confusione, alcune scoppiando in risate eccessive e poco naturali, altre in grida di terrore.
La Sorelli, che desiderava restare sola per un istante per "ripassare" il discorso di saluto che doveva pronunciare poco dopo nel foyer della danza dinanzi a Debienne e Poligny, aveva assistito seccata a tutta quella folla sventata che si era precipitata da lei. Si girò verso le compagne e si adirò per quell'agitazione così tumultuosa. Fu la piccola Jammes - un naso caro a Grevin, occhi di mysotis, guance di rosa, un seno di giglio - a spiegarne la causa in tre parole, con una voce tremante, soffocata dall'angoscia:
'E' il Fantasma!'e chiuse la porta a chiave. Il camerino della Sorelli era di un'eleganza ufficiale e comune. Una psiche, un divano, una toeletta e qualche armadio ne costituivano l'essenziale arredo. Poche incisioni dulle pareti, ricordi della madre, che aveva conosciuto i bei giorni del vecchio Teatro dell'Opera di rue Le Peletier. Ritratti di Vestris, di Gardel, di Dupont, di Bigottini. Quel camerino sembrava un palazzo alle ragazzine del corpo di ballo, che erano sistemate in stanzette comuni dove trascorrevano il tempo cantando, litigando, picchiando i parrucchieri e le vestiariste, pagandosi bicchierini di cassis, di birra o magari di rhum, fino all'ultimo scampanellio di avvertimento."


9 commenti:

  1. intrigante! Ho sempre sentito parlare di questo libro per le sue trasposizioni cinematografiche o musicali, ma in effetti non ho mai pensato di leggerlo...Me lo segno su anobii ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche a me aveva incuriosito per lo stesso motivo.. e come ben si intuisce dalla foto, ho sfruttato a suo tempo le fantastiche - e, ahimè, ormai compiante- edizioni supereconomiche della Newton Compton. Con una piccola spesa, potevi toglierti lo sfizio sapendo che, mal che vada, avevi buttato via mille o duemila lire.. bei tempi! ^_^

      Elimina
  2. L'ho letto l'anno scorso e mi è piaciuto moltissimo! :)

    Valentina
    www.peekabook.it

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' bello sapere che siamo ancora in tanti ad amare i classici! Grazie e benvenuta nel blog!

      Elimina
  3. ciao Letizia! bella, bella recensione!
    io ho letto questo libro qualche anno fa, ma purtroppo non mi ha lasciato molto, mi ha un pò delusa...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Buongiorno, cara!
      Guarda, personalmente non è certo uno di quei libri che leggerei una volta a settimana - vedi alla voce Jane Eyre! ^_^, ma nel mio spirito di leggere per "viaggiare" con la mente, devo dire che trascorrere del tempo in un mondo così claustrofobico, tra le mura dell'Opera di Parigi e poi fin dentro ai sotterranei, è stata parecchio intrigante!
      Senza contare che ho un debole, lo ammetto, per i classici dell'horror e del gotico..mi piace leggerli nel modo più "nature" possibile, in un giorno piovosoo, in solitudine.. resisto per un pelo alla tentazione di leggere a lume di candela! ^_^

      Elimina
    2. assoultamente si... anche io avevo apprezzato molto lo scenario dell'Opera di Parigi, descritto tutto meravigliosamente bene!
      Purtroppo è la storia d'amore... diaciamo così... che mi ha lasciata insoddisfatta.
      Non l'ho sentita! Non so se sono riuscita a spiegarmi ^^

      Elimina
  4. Questa è una di quelle storie che mi ha sempre incuriosita ma non mi sono mai decisa ad acquistarlo, dovrò provvedere presto a colmare queste lacune perché dopo la tua recensione sono ancora più curiosa! Un abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Guarda, come scrivevo sopra a Clody, pur non essendo uno di quei libri che leggerei e rileggerei, trovo valga comunque la pena di leggerlo.. Anche solo per tutte le trasposizioni cinematografiche che ha ispirato!
      Anche se, il rischio è quello, quando si prende in mano un classico trasposto e ritrasposto al punto tale da perdere di vista l'opera originaria, di rimanerne poi un po' delusi, tutto dipende da cosa ci si aspetta!
      Secondo me, vale sempre comunque la penadi avventurarsi nella lettura di un classico; male che vada, avrai trascorso del tempo "virtuale" in un luogo inconsueto!
      Un abbraccio!

      Elimina