giovedì 30 luglio 2015

JAMES MATTEW BARRIE - Peter Pan

DOVE: Tra Londra e l'Isola Che non c'è
QUANDO: Inizio '900

Dopo l'Isola del Tesoro, di nuovo un superclassico delle letture destinate ai più giovani, e di nuovo pirati. Stavolta sulla trama c'è ben poco da dire... chi di noi non conosce, fosse solo per la memorabile trasposizione cinematografica della Disney, la storia del bambino che non voleva crescere, della sua capricciosa amica fatata Trilly e di tutta l'allegra brigata di Bambini Smarriti? Quel che accade lo sappiamo già: Peter che smarrisce la sua ombra nella cameretta di Wendy e dei suoi due fratelli, i tre bambini che lo sorprendono mentre cerca di riattaccarsela col sapone, e partono con lui in un'avventura meravigliosa nell'Isola Che Non C'è, tra indiani, pirati, sirene, fatine luccicanti e coccodrilli che hanno inghiottito una provvidenziale sveglia, la quale ( "tic toc tic toc tic toc") avverte i malcapitati del suo lento avvicinarsi.
Quel che va detto però è che l'atmosfera del libro, pur non raggiungendo l'intensità dark del mondo creato da John Connolly (qui la recensione del suo "Il Libro delle Cose Perdute"), lascia comunque l'amaro in bocca. Tanto per cominciare, qui si combatte, e sul serio. Peter poi, per quanto affascinante, si mostra ben presto nella sua vera essenza di creatura volubile ed egoista (prevedibile, dopotutto, considerando che si tratta di un eterno bambino), che, mollata la paziente Wendy a far da mamma ai suoi scombussolati compagni, riprende ben presto le sue scorrerie avventurose attraverso l'isola, dimenticandosi quasi di lei e dei suoi due fratelli.
I tre piccoli Darling, dal canto loro, subito avvolti nel turbinio adrenalinico di mille avventure, dimenticano ben presto i loro amati genitori, lasciandosi dolcemente cullare da quella sorta di malsano oblio che l'Isola sembra portare,come effetto collaterale, per chi la visita.
E che ne sarà di loro, quando cadranno tutti prigionieri del temibile Capitano Uncino e della sua ciurma sanguinaria?
E Peter? Riuscirà a sfuggire alla sleale trappola tesagli da Uncino, ed a salvare sè stesso e i suoi compagni?
L'inevitabile lieto fine (è pur sempre un racconto per ragazzi, dopotutto!) richiederà ai tre piccoli londinesi ed ai loro nuovi amici di sfoderare tutto il coraggio dei loro cuori di bambini.
Intanto, nella lontanissima Londra, i due genitori e l'affezionatissima cagnolona-bambinaia Nana, si struggono di dolore per la misteriosa scomparsa dei tre piccoli....
Stile semplice, deliziosamente ironico, poetico a tratti, per trattare l'annoso contrasto tra l'arido e sterile mondo degli adulti e quello, passionale e a tratti crudele dell'infanzia.

PS: Il finale - badate bene, un finale diverso rispetto a quello proposto da Disney ^_^ - è semplicemente delizioso.....


UN ASSAGGIO:
"Alla signora Darling piaceva fare le cose per bene e il signor Darling non voleva essere da meno dei vicini, perciò non c'è da stupirsi se assunsero una bambinaia. Siccome però essi erano poveri, e tenendo conto della grande quantità di latte consumata dai bambini, questa bambinaia fu una grossa cagna di Terranova che non era appartenuta in particolare a nessuno finchè i Darling non l'avevano presa in casa. Nana aveva sempre tenuto in grande considerazione i bambini. I Darling, infatti, avevano fatto la sua conoscenza ai giardini di Kensington, dove essa passava la maggior paere del suo tempo libero ficcando il naso nelle carrozzelle dei bambini. Era perciò molto odiata dalle bambinaie sbadate che essa seguiva fino alle loro case e accusava di negligenza presso le padrone.
Nana si dimostrò subito un tesoro di bambinaia. Era un piacere vederla quando faceva il bagno ai bambini, e si poteva essere certi che balzava in piedi a ogni momento della notte se li udiva piangere o agitarsi nei loro lettucci.
Naturalmente il suo canile era nella stanza da letto dei piccoli Darling.
Nana aveva un intuito particolare per capire se la tosse era una cosa da niente, o se occorreva avvolgere il collo in una sciarpa di lana. Fino all'ultimo giorno della sua vita ebbe fiducia nei medicamenti antichi, come le foglie di rabarbaro, e manifestò con sordi brontolii il suo disprezzo per tutte le sciocche fandonie sui bacilli e cose del genere."

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