martedì 4 luglio 2017

BANANA YOSHIMOTO - Un viaggio chiamato Vita


DOVE e QUANDO: in giro tra Giappone ed Europa, nel corso degli anni.

 Dunque, da dove inizio nel commentare questo libro? Mi butto a capofitto sull'onda delle emozioni che mi ha suscitato? O inizio in punta di piedi, cercando di parlarne prima in maniera obiettiva?
Bene, rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di andare con ordine. Punto primo: Banana Yoshimoto è uno di quegli autori che o si ama alla follia, o proprio non si digerisce. Non so perchè accada questo, ma gironzolando un po' nella blogosfera letteraria mi rendo conto che - un po' come accade con Baricco - non ci sono vie di mezzo nei post che parlano di lei.Qualcuno l'adora alla follia, qualcuno non riesce proprio a sopportarla.
Io - lo dico subito, ma chi ha sbirciato qua e là nel blog credo lo abbia capito - faccio parte del primo gruppo, di quelli che per lei hanno avuto fin da subito un colpo di fulmine e che, a distanza quasi di vent'anni dal primo incontro col suo stile delicato e poetico, continuano ad amarla.
Ecco, forse la chiave di lettura per "Un viaggio chiamato Vita" è proprio lì. Se non amate lei, il suo stile, i suoi libri, i suoi personaggi, state lontani da questo. Tantopiù che non è neanche un romanzo in senso stretto, ma una raccolta di frammenti sparsi di alcune "istantanee" della sua vita, impressioni, sensazioni, moti dell'animo che potrebbero anche sembrare senza capo nè coda.

Io, manco a dirlo, l'ho amato alla pazzia, e forse anche di più. Non sono neanche andata in giro a leggere altre recensioni per questo titolo, per non restare magari delusa scoprendo che sono la sola ad averlo apprezzato così, ma per me è uno di quei libri da tenere fissi sul comodino, a portata di mano, e da aprire a caso nei momenti cupi, per cercare una boccata di ossigeno.
Si tratta, dunque, di frammenti di vita, impressioni, diapositive fermate dalla sua penna mentre, negli anni, il suo lavoro da scrittrice la portava in giro per il mondo. Tokio, l'Italia, le Piramidi di Giza; luoghi ed istanti "fissati" dal suo occhio di autrice per salvarli dall'oblio, preservandone il ricordo, un po' come una fotografia. Ma, più che in fotografia, lei riesce a fissare nel tempo non solo le immagini, ma le emozioni che l'hanno accompagnata. Che si tratti di appunti di scrittrice in attesa di essere trasferiti nei suoi romanzi e poi sapientemente sfruttati dalla casa editrice per partorire un nuovo titolo - coi relativi incassi - poco importa; io, in queste righe, ho trovato l'essenza di lei, dei suoi personaggi, della sua visione poetica del mondo.
La sua capacità di emozionarsi per una piccola, rachitica piantina di rosmarino nel suo appartamento giapponese, in grado di evocare nella sua mente le fiere, possenti piante di rosmarino che ha visto ergersi contro il vento in Sicilia.
Essere in grado di percepire e fissare su carta il calore umano di un piccolo hotel di Kochi, al tramonto.
I frammenti sparsi della sua maternità, la meraviglia nel veder crescere suo figlio, quel misto di orgoglio e struggente nostalgia nel vederlo rendersi giorno dopo giorno indipendente (sensazione che conosco fin troppo bene, come madre).
La frenesia disumana di Tokio. La magia di una lontana nevicata, quand'era bambina. L'amore tra cani ed esseri umani, ed il vuoto catramoso nel quale ci lasciano, quando se ne vanno.
Decine e decine di appunti, fissati con delicatezza nero su bianco, intrisi di poesia. Piccole lezioni di magia del quotidiano, di empatia nei confronti del mondo, della struggente bellezza dei ricordi.

Sarà che anche io sono una grafomane; da piccola appuntavo puntualmente sul mio diario i momenti che desideravo fermare, confidando nel fatto che, rileggendoli, mi avrebbero riavvolto nel morbido piacere che dà la rievocazione dei ricordi; e tutt'ora nel cassetto del mio comodino, sotto alla Canon ed ai libri in attesa di essere letti, c'è una moleskine alla quale ahimè non riesco mai a dedicare il tempo che vorrei, e che continua a rimanere bianca, ad eccezione di una piccola manciata di fogli, testimoniando la quantità di momenti che ho lasciato scorrere senza essere stata in grado di fissarli.
Sarà anche che - come accade alla Yoshimoto in queste pagine - sono una che vive in balia delle emozioni, a cui bastano piccoli dettagli, piccoli quanto il profumo di una fogliolina di rosmarino, per evocare un mondo di sensazioni.
Sarà un insieme di tutte queste cose, ma questo libro io l'ho amato alla follia. E sono certa che tornerò a leggerlo e a rileggerlo, in futuro. Consapevole, certo, del fatto che il mio potrebbe essere un folle parere isolato, e che là fuori il mondo dei lit-blog sia pieno di prepotenti, sicure stroncature.
Chissà, mi chiedo, se qualcuno di voi che passano ogni tanto di qua lo hanno letto, e hanno voglia di condividere con me le loro impressioni?

UN ASSAGGIO:

"Nelle sere d'inverno, quando l'aria all'improvviso prende il profumo delle foglie secche bruciate, e le le finestre delle case cominciano ad illuminarsi e a fluttuare, quadrate, nella semioscurità azzurrina, in quel momento mi sembra sempre che tutti siano a metà di una strada, di ritorno verso qualcosa. Certo, ognuno di noi è sempre di ritorno verso qualche luogo, indipendentemente dalle stagioni, ma in inverno in particolare mi sembra che sia così."




8 commenti:

  1. Banana Yoshimoto è stata la prima autrice giapponese che ho conosciuto e mi innamorai di lei alla follia leggendo Kitchen e, successivamente, Tsugumi. Poi ho iniziato l'università e, da yamatologa, ho smesso di provare interesse per lei preferendole di gran lunga altri autori. Insomma, facevo parti di quelli che la amavano e ora sono passata nel gruppo di quelli che la odiano. Però trovo che sia questo il bello dei libri: una storia che per una persona può essere totalmente insignificante, a un'altra può riempire il cuore di emozioni. Ed è giusto così, perché siamo tutti diversi. Non è questione di buona o cattiva letteratura, le emozioni non hanno nulla a che fare con questo e se un libro, fosse anche il più banale del mondo, mi emoziona allora per me ha senso di esistere, qualunque cosa ne dicano gli altri. Sono ovviamente d'accordo sul fatto che esista una linea di confine tra l'alta e la scarsa qualità, ma quando leggo lo faccio per emozionarmi e questa è una cosa che riguarda solo me, la qualità lasciamola agli studi. Tutta questa divagazione per dire che non ho letto e forse non leggerò mai questo libro, ma è bellissimo leggere di ciò che ti ha trasmesso e del tuo amore nei suoi confronti, non smettere mai di scrivere di questi libri :)

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    1. Brava Mami, esattamente. I libri sanno essere talmente multisfaccettati che quello che uno bolla come "spazzatura" per un altro può essere un capolavoro prezioso, perchè è riuscito a toccare in lui corde che in altri non ha saputo sfiorare. E spesso mi è accaduto, a distanza di tempo, di rileggere con occhi nuovi un libro già letto, riscoprendo nuove emozioni. Questo è anche il motivo per cui - qualcuno tempo fa me lo chiese, in un commento, e io risposi ma in effetti non ho mai ribadito apertamente la cosa in un post - per mia scelta io tratto nel blog solo libri che mi sono piaciuti. Commenti negativi, zero. Se un libro non l'ho amato, semplicemente non gli dedico spazio qui.
      Punto primo, per una sorta di pudore reverenziale verso il lavoro altrui. Mi prudono le mani quando leggo certe stroncature da pulpiti di dubbio "spessore".
      Punto secondo, appunto perchè potrebbe essere che sono stata io ad essermi accostata al libro in una fase sbagliata della mia vita, quando non eravamo in sintonia.
      Mi sono un tantino dilungata, e non sono neanche certa di essere stata chiarissima, ma spero mi perdonerai, il caldo non aiuta la concentrazione ^_^.
      Leggere, come dici tu, è "emozionarmi", e io mi tengo ben stretta tutti quei libri che mi hanno saputo regalare emmozioni....

      Un abbraccio!

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  2. Mi sa che invece io appartengo al secondo di gruppo, e cioè di quelle che non la digeriscono :D Ho letto un libro della Yoshimoto, Il coperchio del mare, ma proprio non mi ha preso.
    Visto che tu la ami, se dovessi riprovarci con lei, quale libro mi consiglieresti??

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    1. Cara Lisa, siete tante, tantissime a non digerirla proprio ^_^ .. Il Coperchio del Mare non l'ho ancora letto, percui non saprei dirti... a me come ho scritto diverse volte sono piaciuti particolarmente Moshi Moshi e Kitchen, di entrambi ho già parlato nel blog.. per me, entrambi stupendi ^_^
      Ma probabilmente è un problema di stile di scrittura, non tanto di trama... per me con lei è stato amore a prima "lettura", perciò non so proprio spiegarmi come questo accada...

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  3. Ciao di nuovo. Ancora un commento per dirti che ti ho assegnato un Liebster award, se ti interessa lo trovi qui: http://mamitrailibri.blogspot.com/2017/07/liebster-award-2017.html

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    1. Vado a vedere di cosa si tratta!! Intanto, grazie mille!!

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  4. Ciao Leti, quello che penso di Banana già lo sai, te l'ho scritto varie volte. Pensare a lei mi fa pensare inevitabilmente alla me stessa di vent'anni fa, quando all'università ne adoravo le atmosfere e il linguaggio così "diverso". Leggerla adesso... non ho ancora deciso di riprovarci, ma alla fine credo che lo farò. In autunno però, all'estate associo altri tipi di lettura!
    Come Mami qui sopra, ti ho nominata anch'io qui:
    http://evapalumbo.blogspot.it/2017/07/liebster-award-2017.html
    Se hai voglia, io sarei davvero curiosa di leggere le tue risposte alle mie domande.
    Un abbraccio da Eva

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    1. Eva, buongiorno... capisco perfettamente quello che dici, anche io ho autrici e autori rimasti accantonati alle spalle, agli anni universitari.. ed è sempre interessante, però, rileggerli a distanza di tempo, più che altro perchè ci consente di scoprire, in una sorta di specchio, quanto siamo cambiate negli anni ^_^.
      Per me con lei però non è accaduto, evidentemente viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda..^_^

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