mercoledì 29 maggio 2019

MARY NORTON - Pomi D'Ottone e Manici di Scopa

DOVE: Bedfordshire, Inghilterra.
QUANDO: inizio del secolo scorso.



Ammetto di essere rimasta un po' spiazzata, all'inizio, dalla lettura di questo libro. Attendevo con ansia di immergermi tra le sue pagine, essendo io legata tantissimo - per motivi di età, di magia dell'infanzia, di affinità emotiva con la storia narrata - all'indimenticabile film della Disney, con una giovanissima Angela Landsbury nel ruolo della maldestra apprendista strega. E' stato quindi con una certa sorpresa - e forse con iniziale delusione - che qui, nel libro che ha ispirato quella che era stata una delle storie della mia infanzia, di quest'ultima ho trovato poco o nulla.
C'è il letto volante, certo. C'è una deliziosa, giovane strega. Ci sono tre bambini curiosi. Ma per il resto, lo sviluppo della trama è completamente diverso. Passato quindi l'iniziale disorientamento, forte del fatto che QUESTA, dopotutto, è la storia originale, mentre quella della Disney - seppur deliziosa - nè è una libera interpretazione, mi sono avventurata liberandomi dai pregiudizi in questa lettura ariosa, leggera seppure con una lontana ombreggiatura inquieta, che si srotola partendo nel vedre della campagna inglese, dove tre bambini sono stati spediti per trascorrere un'estate di sole e scorribande al'aria aperta presso una zia e la sua domestica, mentre i genitori sono a Londra per lavoro. Ecco dunque che, immersi nel verde del giardino, tra il ronzare delle api e le lucertole che sonnecchiano pigramente, assieme ai tre bambini incontriamo la giovane Miss Price, che proprio in fondo a quel giardino vive una vita apparentemente ordinaria di donna sola, ordinata e appassionata di giardinaggio.
Figurarsi dunque lo stupore dei tre piccoli curiosoni quando, per puro caso, scoprono che la deliziosa e gentile Miss Price è invece una strega con tanto di scopa volante e che sembra nascondere, sotto la scorza dolce, un qualche nocciolo di inquietudine. Nulla di meglio per scuotere la noia di un'estate pigra. Ecco dunque che, complice un patto segreto con la Price, la quale chiede loro di mantenere il segreto sulla sua identità, che tutto ad un tratto i tre bambini si ritrovano tra le mani un pomo d'ottone incantato, grazie al quale hanno la possibilità di viaggiare nel tempo e nello spazio, semplicemente ruotandolo dopo averlo rimesso al suo posto. Da qui, inevitabilmente, scaturiscono una serie di avventure che nel complesso risultano meno "luminose" e spensierate di quelle proposte dalla fantasia di Disney, frutto probabilmente dell'epoca in cui il libro è stato scritto (ricordiamoci che nelle favole tradizionali c'era sempre una maggior facilità nel descrivere scenari inquietanti o paurosi, senza la patina satinata che tendiamo a dare oggi alle storie destinate ai bambini, temendo di turbarli).
E, tra qualche elemento "naive", anch'esso apparentemente un elemento che stona, ma da contestualizzare nell'epoca in cui il libro è stato scritto ( i "cannibali dell'isola deserta", descritti come dei selvaggi che non esitano a far prigionieri gli stranieri per farne il loro pasto ) e che mi hanno ricordato l'atmosfera che avevo trovato in King Kong di Wallace, la storia prosegue tra i sobbalzi bizzosi del letto, portandoci in mondi e luoghi diversi e riportandoci poi nella quiete del Bedfordshire carichi di emozioni, stanchi, sporchi e sudati.
E' un libro da leggere purchè - ripeto - lo si sappia contestualizzare, considerando quegli elementi che ad un lettore abituato poco ai classici, potrebbero risultare anomali; un libro dallo stile scorrevole, chiaro, semplice come ci si aspetta da una favola, in cui si osserva e ci si stupisce, con gli occhi dei tre bambini.
Forse avrei dovuto premettere che io, da piccola, amavo sempre immaginare che il mio letto prendesse il volo per portarmi lontano, nei luoghi che, di volta in volta, la mia fantasia sapeva creare; va da sè dunque che la storia del pomo d'ottone magico la amo a prescindere, sia nella versione originale che nella reinterpretazione della Disney. Qui forse la spensieratezza è, come ho scritto, leggermente velata da un vago senso di inquietudine, qui c'è la razionalità paradossale di Miss Price che mette in guardia i bambini sul rischio di viaggiare nel tempo, qui si incontrano pericoli che strappano un amaro sorriso, qui si sorride e si prova nostalgia per un tempo di ingenuità perduta, in cui il mondo era ancora sconfinato e per certi versi misterioso, e l'infanzia era ancora lunga e intrisa di ingenua magia.

UN ASSAGGIO:

"Allora Carey fece una cosa che Charles giudicò molto coraggiosa. Si alzò e andò a sedersi accanto a Miss Price sul divano.
'Mi ascolti, Miss Price' disse ' Abbiamo cercato di aiutarla quando si è fatta male alla caviglia. Non c'è bisogno di adoperare la magia cattiva con noi. Se vuole impedirci di parlare, può farlo in maniera gentile'
Miss Price la guardò ' E come potrei farlo in maniera gentile?' chiese. Il tono sembrava più ragionevole.
'Beh' disse Carey ' Potrebbe darci qualcosa - qualcosa di magico - e se noi parliamo di lei con qualcuno perdiamo tutto. Sa, come un gioco. Appena parliamo, la cosa smette di essere magica.'
''Che genere di cosa?' chiese Miss Price, come se l'idea fosse fattibile.
Charles si chinò in avanti.
'Sì' intervenne ' un anello, o qualcosa del genere, che quando facciamo ruotare appare uno schiavo. E se parliamo di lei lo schiavo non appare più. Può farlo?'
'Non posso ammettere uno schiavo' disse dopo un'istante.
'Beh, allora qualcos'altro'.



6 commenti:

  1. Ricordo vagamente il film, un ricordo piacevolissimo. Non è il solo caso in cui una produzione Disney stravolge il contenuto di una storia. Questa cosa mi trova del tutto contraria, lo dico da narratrice da palcoscenico. :)

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    1. Condivido; più che altro, pur amando io i classici Disney alla follia, talmente grande è il loro potere che, nel nostro immaginario, di molti classici la versione ufficiale è diventata QUELLA, finendo per far perdere il giusto merito a chi, invece, l'aveva creata. In questo caso non posso non continuare ad amare la versione con la Landsbury, ce l'ho nel cuore ed ha accompagnato anni ed anni di sogni ad occhi aperti; ma trovo che questa valga la pena leggerla, soprattutto perché, come spero di aver reso nella recensione, qui c'è un gusto un filino più "nero", giusto un'ombra, che però pervade tutto il libro e che nella variante disneyana manca completamente. Più che lo stravolgimento della trama è questo taglio particolare che mi colpisce, perchè è sintomo di come, negli anni (e il film di cui parliamo risale ancora ad un periodo "sano" in questo senso) abbiamo iniziato ad avere il timore di far intuire ai bambini che esista il "male", costringendoli per certi versi a crescere più in fretta, privandoli dell'ingenuità. Discorso complesso, e che apre un mondo....

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  2. Ciao Letizia! Io devo ammettere di non aver mai visto il film, quindi leggendo questo libro potrei apprezzarlo nella sua interezza visto che non sono soggetta a condizionamenti!
    Ad ogni modo condivido il pensiero su Disney... siamo cresciuti con le favole raccontate e riadattate attraverso i suoi cartoni animati e, anche se siamo coscienti del fatto che la storia da cui sono tratti non corrisponde a quella da noi conosciuta, dentro di noi l'originale rimarrà per sempre quella che ci ha voluto raccontare Walt!
    un grande abbraccio

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    1. Esattamente.. fermo restando che i film della Disney restano dei piccoli capolavori, a volte finiscono per farci perdere la capacità di apprezzare l'originale..
      Un abbraccio anche a te, sarei curiosa di sapere un parere opposto, di chi magari riesca a leggere il libro prima di vedere il film ^_^

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