venerdì 1 aprile 2011

ARTHUR GOLDEN - Memorie di una Geisha


DOVE: Giappone
QUANDO: a cavallo della Seconda Guerra Mondiale

Ecco un libro che da' l'occasione per immergersi in un mondo decisamente inusuale per noi occidentali: quello delle geishe giapponesi. Silenziose, misteriose, troppo semplicisticamente assimilate, nell'immaginario più superficiale, a delle prostitute d'elite - o, nel migliore dei casi, ritenute un impolverato monumento ad una servilità femminile d'altri tempi - esse sono in realtà molto di più. Cresciute ed educate affinchè intrattengano - con la danza, la musica e la conversazione brillante - ricchi uomini d'affari, queste figure avviluppate in laboriosi giri di kimono, con il loro trucco e le complicate acconciature che le costringono a dormire appoggiando il collo ad un supporto di legno affinchè la testa resti sollevata e queste non si sciupino, sono donne che si ritrovano a condurre le redini di un destino che qualcun altro ha scelto per loro. Ed è attraverso la vita di una di loro - quella piccola Chiyo figlia di pescatori, poi divenuta la raffinata e ricercatissima Sayuri - che scopriamo, pagina dopo pagina, ciò che celano dietro quei loro volti finemente disegnati, nei cuori stretti tra le spire di seta dell' obi. Ci ritroviamo in un Giappone ormai lontano, ancora ingenuamente ignaro della tragedia di Hiroshima che di lì a qualche anno l'avrebbe fiaccato, nel quale lungo le strade di Kyoto si sentivano riecheggiare gli zori laccati di queste creature fasciate di seta, mentre si spostano da una sala da tè all'altra, simili a enormi farfalle. Le serate chiassose, il sakè che scorre a fiumi, i regali di lusso dei protettori, la musica degli shamisen, le finissime sete ricamate con complicate immagini che richiamano alberi, paesaggi, fiumi. Ma anche, nell'intimo dell'okiya, la solitudine, la competizione che rende impossibile il fiorire di una vera amicizia, le dure ore di studio, il rigore della disciplina, le estenuanti sedute di trucco e parrucchiere, la superstizione, lo scoraggiamento. Tutto questo e molto di più, attraverso la viva voce di una di esse che, divenuta anziana, ripercorre a ritroso il filo della sua vita, ricordando l'infanzia serena, la malattia della mamma, la dolorosa separazione dalla sorella e il brusco impatto con la rigida Gion, il quartiere delle geishe; il delicato racconto di una donna che apre le porte di un mondo scomparso e proprio per questo terribilmente affascinante.

UN ASSAGGIO:

"Ai tempi si usava truccare solo il labbro inferiore, per farlo sembrare più turgido. Il fondotinta bianco produce una serie di strane illusioni; se una geisha si dipingesse l'intera superficie delle labbra, la sua bocca finirebbe per assomigliare a due grosse fette di tonno, perciò preferisce darle una forma imbronciata, più simile a un bocciolo di violetta. A meno che non abbia già di natura labbra così fatte (ed è un caso piuttosto raro), quasi sempre si dipinge in modo da simulare una bocca più tonda di quanto sia in realtà. Ma, come ho già detto, a quei tempi si usava mettere il rossetto soltanto sul labbro inferiore, e così fece Hatsumomo.
Poi prese il legnetto si paulonia che mi aveva mostrato poco prima e lo accese con un fiammifero. Lo lasciò bruciare per pochi secondi, poi lo spense soffiandovi sopra, lo raffreddò stringendolo tra i polpastrelli, quindi tornò allo specchio per disegnarsi le sopracciglia con l'estremità carbonizzata, che lasciò un segno di un gradevole grigio chiaro. Infine Hatsumomo si avvicinò a un armadio e scelse alcuni ornamenti per capelli, fra cui un fermaglio di tartaruga. Dopo esserseli infilati nell'acconciatura, si applicò alcune gocce di profumo sulla pelle nuda della nuca, riponendo quindi nell'obi il flaconcino, che era di legno e piatto, casomai ne avesse avuto ancora bisogno. Sempre nell'obi mise un ventaglio pieghevole e nella manica destra un fazzoletto. Poi si girò a guardarmi. Sul volto c'era lo stesso sorriso appena accennato di prima e, di fronte a tanta bellezza, anche Zietta si lasciò sfuggire un sospiro."

4 commenti:

  1. è sicuramente un libro stupendo!!!
    ^______________^

    buon weekend

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  2. Fantastico! L'ho letto anche io e lo consiglio caldamente a tutti!

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  3. bellissimo il libro... il film, per quanto bello nella fotografia, devo dire che cade in un sacco di contraddizioni. innanzitutto, le attrici sono cinesi e non giapponesi... -.- poi quando viene annunciata la morte della madre di Chiyo si parla del paradiso (idea cristiana associata ad un paese a maggioranza buddista?!). infine il kiseru 煙管, che è una pipa, viene usato come porta sigaretta dalla proprietaria dell'okiya 置き屋.
    tra l'altro, viene posto un pò troppo l'accento sulla sessualità delle geisha, confondendole con le prostitute. ma come, all'inizio mi dici che le geisha sono semplicemente intrattenitrici che danzano, suonano lo shamisen e sono esperte di calligrafiae poi Sayuri svende la sua verginità al miglior offerente? O.o Per una geisha questo è il maggior disonore... la geisha non è obbligata a intrattenere relazioni amorose con il cliente. per quello ci sono le Tayuu 太夫, ovvero le cortigiane d'alto borgo...
    comunque sia, il libro è piacevole e anche il film... però visto da un punto di vista della cultura è evidente che è un libro molto distante da quella che è la realtà delle cose.

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  4. Grazie a tutte!

    E Sayuri, in special modo a te, per questo commento così tecnico.. sapevo che da parte tua potevo contare su tutte le puntualizzazioni necessarie; in effetti le geishe sono figure viste piuttosto ambiguamente, nell'immaginario occidentale, difficile percepire perfettamente tutte le sfumature di questi personaggi così pieni di sfaccettature.... solo conoscendo profondamente la cultura del Ciappone è possibile comprenderle, immagino..
    Perciò grazie a te e al tuo blog ^_^

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