domenica 3 aprile 2011

MURAKAMI HARUKI - Tokio Blues Norwegian Wood


DOVE: Tokyo, Giappone
QUANDO: fine degli anni'60

Il mio primo incontro con Haruki Murakami è questo: un Boeing 747 che atterra nella piovosa Amburgo, con in sottofondo una "annacquata versione orchestrale" di Norwegian Wood dei Beatles diffusa a basso volume dagli altoparlanti. E' così che si apre questo libro, con un lunghissimo flashback che, innescato dalle note orientaleggianti di questa canzone, risucchia il protagonista Watanabe Toru in un doloroso vortice di ricordi rimasti impigliati da qualche parte, alla fine degli anni'60. Immaginiamo, dunque, il colorato tramonto dei Sixties, con le proteste universitarie, il fiorire dei gruppi musicali, la psichedelia; immaginiamo la chiassosa Tokyo, un anomalo collegio il cui cerimoniale includeva alzabandiera ed abbassabandiera - rispettivamente, mattina e sera - il Giappone che ha ormai rialzato la testa dopo le ferite di Hiroshima, il mondo intero che pare ribollire di un fermento di impeto giovanile che valica le frontiere.
E in tutto questo fermento, in tutto questo colore, in mezzo al proliferare di idee e proponimenti e voglia di fare e di cambiare, chiusi nel loro bozzolo di dolore ci sono loro, Watanabe Toru e la bella Naoko, la cui ingenuità giovanile è stata infranta da una terribile sciagura: il suicidio di Kizuki. Migliore amico di lui, fidanzato di lei, quest'ultimo si è tolto la vita solo qualche anno prima, a diciassette anni, stravolgendo le vite di chi gli era vicino, sospendendole in una sorta di limbo. Senza lasciare un biglietto, Kizuki se n'è andato portando con sè il segreto della sua angoscia, lasciando i suoi amici in balia dei silenzi, delle lacrime, dei sensi di colpa; e, nel delicato passaggio dall'adolescenza all'età adulta, quel vuoto lasciato da Kizuki finisce per risucchiare in parte le vite di Watanabe e Naoko, rendendoli in un certo senso estranei a tutto quello che accade intorno a loro, finendo per avvilupparli in un fragile, sottile sentimento reciproco.
E' la delicata storia di due giovani che, in un mondo inquieto, sono preda di un'inquietudine ben più grande e contro di essa combattono, ciascuno a modo loro, sforzandosi di lasciarla alle spalle assieme alla loro adolescenza; una storia che parla del dolore, dello sbandamento che questo talvolta provoca e del diverso modo di reagire - quello di chi lotta e quello di chi, semplicemente, si lascia andare agli eventi.


UN ASSAGGIO:

"Di domenica mattina sul tram c'era solo un gruppo di tre vecchiette. Quando salii guardarono la mia faccia, poi guardarono il mazzo di narcisi. Una di loro mi sorrise. Io le sorrisi a mia volta, poi andai a sedermi nel posto più in fondo e mi misi a guardare le vecchie case che cominciarono a sfilare dietro al finestrino, quasi sfiorate dal tram. Su una veranda, accanto a una decina di piante di pomodoro in fila nei vasi, un grosso gatto nero dormiva. In un giardino un bambino faceva bolle di sapone. Da qualche parte suonava una canzone di Ishida Ayumi. Arrivava perfino l'odore del curry. Il tram scivolava rapido ai bordi di quelle stradine dall'atmosfera domestica come un ago lungo l'orlo di un tessuto. In una fermata intermedia salirono diversi passeggeri, ma le tre vecchiette continuarono a chiacchierare infervorate, le teste accostate, senza neanche accorgersene. Vicino alla stazione di Otsuka scesi dal tram e, seguendo la mappa, imboccai una grande via un po' decaduta. Dei negozi che si susseguivano ai lati della strada nessuno aveva un'aria molto prospera. Erano piuttosto bui e tutti in edifici vecchiotti. C'erano anche molte insegne dalle scritte quasi cancellate. A giudicare dall'età e dallo stile delle costruzioni, questa doveva essere una zona scampata ai bombardamenti durante la guerra. E probabilmente per questo molti edifici erano rimasti allo stato originale. Naturalmente alcuni erano stati anche rimessi a posto con restauri o aggiunte, ma erano ancora più brutti di quelli rimasti intatti."

2 commenti:

  1. Ciao! Grazie per il commento che mi hai lasciato... mi rendono sempre felice quelle paroline ^_^ Ho visto che ti piace molto la letteratura giapponese, anche io ho una grande passione per Murakami! davvero complimenti per il blog... ti seguo!

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  2. In effetti adoro la letteratura giapponese, Murakami e la Yoshimoto in primis ^_^ (anche se, di quest'ultima, non ho inserito ancora recensioni per il semplice fatto che i libri me li aveva prestati mia sorella, e mi mancano le foto!).. Quella giapponese è una cultura che mi affascina da morire, perciò ben vengano i blog come il tuo, che aiutano ad avvicinarsi e a comprenderla!

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