martedì 1 febbraio 2011

TRACY CHEVALIER - La Dama e l'unicorno


DOVE: tra Parigi e Bruxelles
QUANDO: alla fine del 1400

Adoro i romanzi che propongono mete di viaggio insolite, come questo in cui al fianco di Tracy Chevalier ci immergiamo nell'affascinante mondo dei tessitori di arazzi in un colorato Belgio alla fine del Quindicesimo Secolo. Per intenderci, all'alba del viaggio di Cristoforo Colombo in America, in un tempo in cui un ricco parigino poteva ancora ingaggiare un celebre artista affinchè realizzasse un arazzo per la decorazione di una delle proprie lussuosissime stanze. E' qui che prende l'avvio una vicenda ricca di sensualità, colore e atmosfera che s'incentra sulla figura di Nicolas Des Innocents, parigino e piuttosto incline a subire il fascino della Bellezza femminile, al quale il ricco Jean Le Viste decide di commissionare un'opera raffigurante la Battaglia di Nancy. Il progetto di La Viste è alquanto ptetenzioso; arredare la sua Grande Sala con una serie di arazzi che celebrassero la sua elezione a priore della Cour des Aides con soggetti che rimandassero al trionfo ed alla grandezza. Ma la bella e sensuale Genevieve, moglie del ricco commissionante, stanca di sangue, battaglie e violenza, esige invece che il soggetto sia di tutt'altro sapore; l'amore, la sensualità, la poesia, la passione. E gli chiede di rappresentare la seduzione di un unicorno da parte di una dama. Secondo un'antica leggenda Medievale, infatti solo una Vergine poteva attirare a sè e domare la più indomabile e sfuggente delle creature.
Tra Francia e Belgio, seguendo il filo sottile delle stoffe più preziose, s'intrecciano quindi le esistenze dei personaggi, tra la passione bruciante che incendia Nicolas per Claude, la giovane figlia del ricco parigino e le vicende cui fa da sfondo la bottega laboriosa di George de la Chapelle, tessitore di Bruxelles, allo stesso ritmo con cui le sapienti dita degli artigiani guidano l'intreccio di lana e seta per mesi, prima di poter osservare con soddisfazione il lavoro compiuto.


UN ASSAGGIO:
"Prima del taglio ci siamo inginocchiati per dire una preghiera a san Maurizio, patrono dei tessitori. Finalmente Georges Le Jeune mi ha passato un paio di forbici. Ho preso una manciata di fili dell'ordito e, tenendoli ben tesi, ho incominciato a reciderli di netto. Al primo taglio Christine si è lasciata sfuggire un sospiro, ma nessuno ha più fiatato mentre procedevo con il resto dei fili.
Quando ho finito, Georges Le Jeune e Luc hanno srotolato l'arazzo dal sabbio attorno a cui era avvolto. Hanno avuto l'onore di tagliare l'altra estremità dell'ordito, prima di appoggiarlo per terra. A un mio cenno, hanno steso il tessuto con il diritto finalmente rivolto verso l'alto. Siamo rimasti a fissare l'arazzo il silenzio, tutti tranne Alienor che è andata in casa a prendere la birra per brindare."

2 commenti:

  1. Questo tuo blog mi ha catturata! Ti ringrazio per essere passata a prendere un Tè con Jane Austen non solo perché una nuova visita è sempre gradita ma anche perché mi ha permesso di ricambiarla - e, di conseguenza, di scoprire i tuoi viaggi d'inchiostro.
    (Il filo conduttore di tutto il blog è molto affascinante, riflette appieno il senso di perdersi nelle pagine di un libro, brava!)

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  2. Ma grazie Sylvia! E benvenuta! E' splendido scoprire che nel web non siamo poi in poche mosche bianche, ad amare la lettura ^_^ ..
    Passa pure a trovarmi quando vuoi, io sicuramente tornerò per una bella tazza di tè!

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