giovedì 17 febbraio 2011

MICHAIL BULGAKOV - Il Maestro e Margherita


DOVE: Mosca, Unione Sovietica
QUANDO: inizio '900

Nella Mosca dei primi del '900, in una città florida e variegata dal punto di vista intellettuale, può accadere di tutto: perfino di assistere, in un teatro di varietà, allo spettacolo dell'oscuro Woland, esperto di magia nera e forse - perlomeno agli occhi del poeta Ivan, casualmente sfortunato spettatore della vera natura dei suoi poteri - qualche cosa di più. E quando il giovane poeta viene internato in manicomio proprio a causa delle deliranti accuse da lui rivolte all'artista, i suoi sospetti trovano infine una dolorosa conferma; è infatti il Maestro, un anziano professore anch'egli internato a causa di un grave esaurimento nervoso ed autore di un voluminoso testo su Ponzio Pilato, a rivelargli la vera identità del misterioso prestigiatore. Si tratterebbe addirittura del demonio, giunto a Mosca con il suo bizzarro manipolo di seguaci (il gatto nero Behemot ed il minaccioso demone Azazello, ad esempio) perseguendo un suo fine oscuro. Da questo prende l'avvio una vicenda intricata, che oscillando tra la fredda Mosca degli albori del Ventesimo secolo e la polverosa Gerusalemme dei tempi di Gesù, svela infine la delicata storia d'amore tra il Maestro e la bellissima ed infelice Margherita.
Difficile tratteggiarne più dettagliatamente la trama; suggerisco invece di lasciarsi andare ed immergersi in un mondo unico nel suo genere, continuamente sospeso tra ciò che è reale - perlomeno, ciò che lo è per i protagonisti del romanzo - e ciò che invece è frutto della penna del Maestro, in un'atmosfera carica di suggestioni cupe come di tenerezza di sentimenti. Tra la soffocante sensazione di angoscia che pervade ogni qualvolta Bulgakov ci conduce nel quartier generale dell'oscuro Woland, all'emozione di assistere, attraverso gli occhi di Ponzio Pilato, al supplizio di Gesù. Un romanzo unico nel suo genere, che ho riletto due volte, a distanza di tempo, scoprendolo sì con occhi diversi, ma con identico piacere.

UN ASSAGGIO:

"Veniva da me quotidianamente, di giorno, e ad aspettarla io cominciavo sin dal mattino. Questa attesa si manifestava col fatto che spostavo gli oggetti sul tavolo. Dieci minuti prima mi sedevo vicino alla finestra e mi mettevo in ascolto, aspettando che il vecchio cancello sbattesse. E' strano: prima che l'incontrassi, poca gente veniva nel nostro cortiletto, anzi, non veniva mai nessuno, mentre adesso mi sembrava che tutta la città vi si precipitasse. Sbatteva il cancello, sbatteva il mio cuore, e si figuri, dietro il finestrino, al livello del mio viso, appariva immancabilmente un paio di stivali sporchi. L'arrotino. Ma chi aveva bisogno di un arrotino nella nostra casa? Arrotare che cosa? Quali coltelli?
Lei entrava una sola volta dal cancello, ma io avevo provato il batticuore almeno dieci volte, non dico una bugia. Poi, quando giungeva la sua ora e le lancette indicavano mezzogiorno, il batticuore continuava senza ticchettio, quasi silenziose, davanti alla finestra non mi passavano le scarpe con un nodo di camoscio nero, stretto da una fibbia d'acciaio."

4 commenti:

  1. Ciao! Ricambio con piacere la visita, hai un blog molto interessante, che non mancherò di seguire! Molto bella e ben scritta la tua recensione su 'Il maestro e Margherita', un libro che racchiude in sè una moltitudine impressionante di grandi tematiche...Che genio Bulgakov!

    RispondiElimina
  2. Grazie, Francesca! Per me è una scoperta, questo mondo dei blog di lettura.. una scoperta MOOOLTO PIACEVOLE!

    RispondiElimina
  3. Un classico che con le sue sfaccettature si colloca nella letteratura di sempre...
    Fantastico!
    Che bello il tuo nuovo spazio... ho agganciato i feeds e non mancherò di farti visita :)

    RispondiElimina
  4. grazie, cara! mi farebbe molto piacere vederti passare di qui, magari con un vassoio di dolcetti ^_^

    RispondiElimina